Guardare in alto, verso il cielo, e affascinati chiedersi come sia possibile che un aereo viaggi sulle nostre teste. Il settore aerospaziale porta con sé un ampio seguito di domande. Le più frequenti, così come quelle più tecniche, da addetti ai lavori, potranno trovare una risposta dalla voce diretta di chi,
giorno dopo giorno, lavora affinché un mezzo di trasporto possa vincere la sua sfida con l’aria. Concede il bis, dopo l’esordio dell’anno scorso, Boeing Open Day. L’azienda statunitense costruttrice di aeromobili e i suoi partner sul territorio campano si sono dati appuntamento a Piazzale Tecchio lunedì 15 maggio, alle ore 10, nell’Aula Magna Massimilla della Scuola Politecnica e delle Scienze di base della Federico II, per offrire un focus sulle potenzialità del comparto aerospaziale in Campania. L’evento, organizzato da Ateneapoli, porta le firme anche dei Dipartimenti di Ingegneria Industriale dell’Università Federico II e Vanvitelli, della Scuola Politecnica delle Scienze di base federiciana e del Centro Softel. Si riparte dai buoni risultati raggiunti nel recente passato: “i feedback delle aziende che hanno partecipato l’anno scorso sono stati positivi. Le grandi imprese sono tipicamente oggetto di interesse da parte di studenti. Quelle piccole e medie, invece, possono trarre valore da iniziative come questa, mostrando le proprie potenzialità a laureandi e laureati brillanti”. Allo stesso modo, “gli studenti hanno accolto con favore l’iniziativa. In un clima di generale depressione, fa piacere conoscere realtà che tengono alto il valore tecnologico dell’indotto aerospaziale”. A tracciare un bilancio della precedente edizione è l’ing. Rosario Esposito, Vice-President Supplier Management di Boeing, che siederà al tavolo dei relatori con il Rettore della Federico II Gaetano Manfredi, il Console Generale USA Mary Ellen Countryman, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e con i responsabili delle altre aziende partecipanti: “per il 90% ci saranno le imprese dell’anno scorso”. Il programma riporta i nomi di ALA, Leonardo, Tesi, OMPM, Simav, Omi e Tecnologie Avanzate. New entry: “Db Schenker, che da quest’anno collabora con Boeing, occupandosi della logistica globale, e TTA – Adler Group”. Un incontro tra domanda e offerta: “Boeing in Italia spende circa un miliardo e mezzo l’anno e alimenta un lavoro di quindicimila unità attraverso i fornitori. L’anno scorso, dopo aver svolto dei colloqui, abbiamo
assunto Silverio Miscino, ma anche altre aziende hanno preso stagisti tra le proprie fila”. Cosa chiede il comparto aerospaziale ai laureati? “Una laurea nei tempi e con voti alti è un buon biglietto da visita che consente di superare un primo screening. Oltre al titolo, però, serve apertura mentale. Boeing è una multinazionale. Magari si entra in Italia, ma si può finire a lavorare in Cina o negli Stati Uniti. Ciò non deve essere visto come fuga di cervelli all’estero. Da un laureato mi aspetto la volontà di intraprendere una carriera internazionale”. Altre parole chiave sono “il coraggio di entrare in un gruppo internazionale, l’umiltà di saper riconoscere i propri errori, la passione per la tecnologia e per l’industria aerospaziale. Da questo punto di vista siamo fortunati: chiunque,
quando passa un aereo, alza la testa. Il nostro è un business che ha un certo appeal, non è come fare succhi di frutta o pannolini”. Lo sa
l’ingegnere Esposito, il cui cammino professionale è stato caratterizzato da molteplici esperienze: “mi sono laureato alla Federico II nel ’95. Arrivo a Boeing dopo un percorso con la multinazionale Procter&Gamble, dove facevo pannolini e ho imparato tante cose sull’efficienza dei sistemi produttivi. Da lì sono stato alla Pirelli ad occuparmi di cavi. A seguire, in Tetrapak, dove mi sono interessato di miglioramento continuo, e, per tredici anni, General Electric, una società che mi ha dato un imprinting molto profondo. Approdo in Boeing con un bagaglio professionale vario.Mi è piaciuta la sfida professionale e
l’ambiente di Boeing. Ho fatto una scelta di cui ancora oggi sono convinto”. Il 15 maggio sarà ospitato dall’Università che lo ha formato: “ci ritorno sempre molto volentieri. Trovo un Ateneo che cerca di mettersi al passo con i tempi e stringe contatti con le aziende. Mi aspetto che prosegui lungo questa direzione e collabori con le realtà produttive del territorio, affinando i percorsi di studio e corroborando la didattica con tirocini in azienda, aspetto fondamentale”. Agli studenti che parteciperanno all’Open Day consiglia di vivere la giornata “senza l’ansia di trovare lavoro a tutti i costi. Per i partecipanti l’evento deve essere visto come una vetrina sul mondo aerospaziale, utile per capire cosa fanno le aziende ed eventualmente per indirizzare il proprio interesse verso una specifica realtà. È chiaro che le grosse aziende sono più attraenti, però esistono realtà piccole e medie che sono delle nicchie di eccellenza che abbiamo sul territorio”.
Ciro Baldini
giorno dopo giorno, lavora affinché un mezzo di trasporto possa vincere la sua sfida con l’aria. Concede il bis, dopo l’esordio dell’anno scorso, Boeing Open Day. L’azienda statunitense costruttrice di aeromobili e i suoi partner sul territorio campano si sono dati appuntamento a Piazzale Tecchio lunedì 15 maggio, alle ore 10, nell’Aula Magna Massimilla della Scuola Politecnica e delle Scienze di base della Federico II, per offrire un focus sulle potenzialità del comparto aerospaziale in Campania. L’evento, organizzato da Ateneapoli, porta le firme anche dei Dipartimenti di Ingegneria Industriale dell’Università Federico II e Vanvitelli, della Scuola Politecnica delle Scienze di base federiciana e del Centro Softel. Si riparte dai buoni risultati raggiunti nel recente passato: “i feedback delle aziende che hanno partecipato l’anno scorso sono stati positivi. Le grandi imprese sono tipicamente oggetto di interesse da parte di studenti. Quelle piccole e medie, invece, possono trarre valore da iniziative come questa, mostrando le proprie potenzialità a laureandi e laureati brillanti”. Allo stesso modo, “gli studenti hanno accolto con favore l’iniziativa. In un clima di generale depressione, fa piacere conoscere realtà che tengono alto il valore tecnologico dell’indotto aerospaziale”. A tracciare un bilancio della precedente edizione è l’ing. Rosario Esposito, Vice-President Supplier Management di Boeing, che siederà al tavolo dei relatori con il Rettore della Federico II Gaetano Manfredi, il Console Generale USA Mary Ellen Countryman, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e con i responsabili delle altre aziende partecipanti: “per il 90% ci saranno le imprese dell’anno scorso”. Il programma riporta i nomi di ALA, Leonardo, Tesi, OMPM, Simav, Omi e Tecnologie Avanzate. New entry: “Db Schenker, che da quest’anno collabora con Boeing, occupandosi della logistica globale, e TTA – Adler Group”. Un incontro tra domanda e offerta: “Boeing in Italia spende circa un miliardo e mezzo l’anno e alimenta un lavoro di quindicimila unità attraverso i fornitori. L’anno scorso, dopo aver svolto dei colloqui, abbiamo
assunto Silverio Miscino, ma anche altre aziende hanno preso stagisti tra le proprie fila”. Cosa chiede il comparto aerospaziale ai laureati? “Una laurea nei tempi e con voti alti è un buon biglietto da visita che consente di superare un primo screening. Oltre al titolo, però, serve apertura mentale. Boeing è una multinazionale. Magari si entra in Italia, ma si può finire a lavorare in Cina o negli Stati Uniti. Ciò non deve essere visto come fuga di cervelli all’estero. Da un laureato mi aspetto la volontà di intraprendere una carriera internazionale”. Altre parole chiave sono “il coraggio di entrare in un gruppo internazionale, l’umiltà di saper riconoscere i propri errori, la passione per la tecnologia e per l’industria aerospaziale. Da questo punto di vista siamo fortunati: chiunque,
quando passa un aereo, alza la testa. Il nostro è un business che ha un certo appeal, non è come fare succhi di frutta o pannolini”. Lo sa
l’ingegnere Esposito, il cui cammino professionale è stato caratterizzato da molteplici esperienze: “mi sono laureato alla Federico II nel ’95. Arrivo a Boeing dopo un percorso con la multinazionale Procter&Gamble, dove facevo pannolini e ho imparato tante cose sull’efficienza dei sistemi produttivi. Da lì sono stato alla Pirelli ad occuparmi di cavi. A seguire, in Tetrapak, dove mi sono interessato di miglioramento continuo, e, per tredici anni, General Electric, una società che mi ha dato un imprinting molto profondo. Approdo in Boeing con un bagaglio professionale vario.Mi è piaciuta la sfida professionale e
l’ambiente di Boeing. Ho fatto una scelta di cui ancora oggi sono convinto”. Il 15 maggio sarà ospitato dall’Università che lo ha formato: “ci ritorno sempre molto volentieri. Trovo un Ateneo che cerca di mettersi al passo con i tempi e stringe contatti con le aziende. Mi aspetto che prosegui lungo questa direzione e collabori con le realtà produttive del territorio, affinando i percorsi di studio e corroborando la didattica con tirocini in azienda, aspetto fondamentale”. Agli studenti che parteciperanno all’Open Day consiglia di vivere la giornata “senza l’ansia di trovare lavoro a tutti i costi. Per i partecipanti l’evento deve essere visto come una vetrina sul mondo aerospaziale, utile per capire cosa fanno le aziende ed eventualmente per indirizzare il proprio interesse verso una specifica realtà. È chiaro che le grosse aziende sono più attraenti, però esistono realtà piccole e medie che sono delle nicchie di eccellenza che abbiamo sul territorio”.
Ciro Baldini