Qualcuno ha scoperto l’agopuntura in Cina. Qualcuno, tra un bagno in Brasile e una visita a Madrid, in Spagna, ha lasciato la strada oncologica per votarsi alla pediatria. Qualcuno, ancora, ha salutato il caldo napoletano per abbracciare il buio e il freddo della Finlandia. Sono queste alcune delle esperienze di
chi, nel recente passato, ha risposto presente a Clerkship&Research exchanges, il progetto fondato dalla IFMSA, International Federation of Medical Students Associations, e gestito in Italia dal SISM, Segretariato Italiano Studenti in Medicina, che permette agli aspiranti medici di vivere un’esperienza all’estero, presso un reparto o un laboratorio. Per 250 euro sono garantiti ai partecipanti supporto burocratico, alloggio e un pasto al giorno per l’intera durata del soggiorno, quattro settimane. Quindici le destinazioni previste per l’edizione 2017/2018, distribuite tra Europa, Sudamerica e Africa. Andrà in Russia Giorgio Bertana, studente del quinto anno di Medicina. Si trasferirà in Kazàn, capitale del Tatarstan: “era tra le mie scelte per questo progetto. Ho letto qualcosa in merito alle esperienze di altri ragazzi che si sono trovati bene all’ospedale universitario della città”. Partenza il 3 agosto, ritorno il 30: “è
un mese libero da esami, quindi potrò godermi pienamente l’esperienza. Ovviamente proverò a pianificare al meglio il lavoro che mi aspetta tra la sessione estiva di esami e gli appelli di settembre e ottobre”. Dalle quattro settimane all’estero si aspetta “di fare qualcosa di pratico che possa tornarmi utile per la professione e di conoscere persone di altre nazioni e culture”. Non teme difficoltà con la lingua: “ho parlato con ragazzi che sono stati in quella città. L’inglese è fondamentale. Mi hanno consigliato di imparare qualche nozione base di cirillico, almeno per comprendere indicazioni e insegne”. È un veterano del progetto Paolo Tarantino, laureatosi con lode a luglio in Medicina con una tesi in oncologia. Il suo curriculum parla di ben due viaggi con il SISM. Il primo risale a ottobre 2015. Destinazione: Rio de Janeiro. “Ho alloggiato presso una famiglia brasiliana non particolarmente abbiente in un quartiere di Maracanà, vicino allo stadio”. Ha seguito all’Hospital Universitário Gaffrée e Guinle: “come condizioni strutturali non era eccellente, ma come livello di insegnamento di Medicina era ottimo. Io ero all’inizio del sesto anno. Miei colleghi brasiliani, iscritti al quarto anno, lavoravano già col paziente. Quando si discuteva dei casi clinici ero in grado di dire la mia, ma quando si trattava di confrontarsi col malato mi sentivo incompetente”. L’anno dopo, ad
agosto, a pochi giorni dalla laurea, la seconda esperienza all’Hospital Universitario Rey Juan Carlos di Madrid: “è pazzesco. Ha un livello di Medicina futuristico”. I due viaggi “potrebbero avermi cambiato la vita”. Perché? “Prima di partire, chiesi di frequentare il reparto di oncologia, ma entrambe le volte sono stato mandato a Pediatria. Alla fine la metterò come prima scelta per la Specializzazione. Qualcuno lassù voleva facessi Pediatria e me lo ha
detto attraverso il SISM”. Un consiglio ai futuri partenti: “avere basi linguistiche ed essere autonomi e versatili, provando a frequentare diversi reparti in ospedale”. Ha frequentato il reparto di Neurochirurgia all’ospedale universitario di Helsinki Giuseppe Ferrillo, laureatosi a luglio con lode in Medicina Interna. È stato in Finlandia dal 30 novembre al 23 dicembre del 2016: “ho visto una realtà completamente diversa, soprattutto climatica, passando dal
nostro caldo al freddo e buio finlandese”. Da aspirante medico: “mi ha colpito l’avanzamento tecnologico. C’è un modo di concepire gli interventi completamente diverso”. Da studente, invece, “è stato bello avere la sensazione di poter partecipare a qualsiasi cosa. Era consentito anche l’accesso in sala operatoria. Sono cresciuto molto. Ho capito cosa significa lavorare in un sistema avanzato”. Comunicava in inglese in una città che “non mi ha fatto innamorare. Ci tornerei per lavoro, ma non mi trasferirei definitivamente”. Del posto gli è piaciuta particolarmente “la cultura della sauna. Fuori fa freddo e spesso ci si incontra lì”. Si è di certo confrontato con una cultura diversa Luigi Espasiano neolaureato con lode in Neurochirurgia. Il suo volo, partito da Napoli nell’aprile del 2015, è atterrato a Pechino: “è stato un viaggio intenso. Sono un po’ deluso per non aver trovato la cultura che cercavo. Pechino è una megalopoli caotica. Se tornassi in Cina, cosa che farò, mi sposterei dal centro per conoscere veramente la cultura orientale”. Al Peching Union Medical College ha studiato “agopuntura. Ne ero molto incuriosito È uno degli strumenti del medico tradizionale cinese. Non si ragiona in termini di organo malato isolato, ma si ha una visione d’insieme”. A sorprenderlo è che “anche i professionisti che hanno un approccio occidentale alla Medicina si recavano al reparto di agopuntura per ernie o insonnie. Vuol dire che credevano nell’efficacia di questa tecnica”. Tecnica che potrebbe approfondire in futuro: “la sto valutando come specializzazione”. La lingua uno dei problemi del suo soggiorno: “lì in pochi parlavano in inglese. Io mi sono arrangiato con bigliettini
portati da casa e con i gesti. Per fortuna ho incontrato un’amica italiana che studia cinese e che mi ha dato delle dritte”. Episodio fortunato che non gli fa cambiare idea sul suggerimento da dispensare a chi farà il suo stesso percorso: “a chi parte, consiglio il più possibile di cercare il rapporto con le persone del posto. Meglio non partire con amici di Napoli, altrimenti si rischia di ridurre tutto a una semplice gita”.
chi, nel recente passato, ha risposto presente a Clerkship&Research exchanges, il progetto fondato dalla IFMSA, International Federation of Medical Students Associations, e gestito in Italia dal SISM, Segretariato Italiano Studenti in Medicina, che permette agli aspiranti medici di vivere un’esperienza all’estero, presso un reparto o un laboratorio. Per 250 euro sono garantiti ai partecipanti supporto burocratico, alloggio e un pasto al giorno per l’intera durata del soggiorno, quattro settimane. Quindici le destinazioni previste per l’edizione 2017/2018, distribuite tra Europa, Sudamerica e Africa. Andrà in Russia Giorgio Bertana, studente del quinto anno di Medicina. Si trasferirà in Kazàn, capitale del Tatarstan: “era tra le mie scelte per questo progetto. Ho letto qualcosa in merito alle esperienze di altri ragazzi che si sono trovati bene all’ospedale universitario della città”. Partenza il 3 agosto, ritorno il 30: “è
un mese libero da esami, quindi potrò godermi pienamente l’esperienza. Ovviamente proverò a pianificare al meglio il lavoro che mi aspetta tra la sessione estiva di esami e gli appelli di settembre e ottobre”. Dalle quattro settimane all’estero si aspetta “di fare qualcosa di pratico che possa tornarmi utile per la professione e di conoscere persone di altre nazioni e culture”. Non teme difficoltà con la lingua: “ho parlato con ragazzi che sono stati in quella città. L’inglese è fondamentale. Mi hanno consigliato di imparare qualche nozione base di cirillico, almeno per comprendere indicazioni e insegne”. È un veterano del progetto Paolo Tarantino, laureatosi con lode a luglio in Medicina con una tesi in oncologia. Il suo curriculum parla di ben due viaggi con il SISM. Il primo risale a ottobre 2015. Destinazione: Rio de Janeiro. “Ho alloggiato presso una famiglia brasiliana non particolarmente abbiente in un quartiere di Maracanà, vicino allo stadio”. Ha seguito all’Hospital Universitário Gaffrée e Guinle: “come condizioni strutturali non era eccellente, ma come livello di insegnamento di Medicina era ottimo. Io ero all’inizio del sesto anno. Miei colleghi brasiliani, iscritti al quarto anno, lavoravano già col paziente. Quando si discuteva dei casi clinici ero in grado di dire la mia, ma quando si trattava di confrontarsi col malato mi sentivo incompetente”. L’anno dopo, ad
agosto, a pochi giorni dalla laurea, la seconda esperienza all’Hospital Universitario Rey Juan Carlos di Madrid: “è pazzesco. Ha un livello di Medicina futuristico”. I due viaggi “potrebbero avermi cambiato la vita”. Perché? “Prima di partire, chiesi di frequentare il reparto di oncologia, ma entrambe le volte sono stato mandato a Pediatria. Alla fine la metterò come prima scelta per la Specializzazione. Qualcuno lassù voleva facessi Pediatria e me lo ha
detto attraverso il SISM”. Un consiglio ai futuri partenti: “avere basi linguistiche ed essere autonomi e versatili, provando a frequentare diversi reparti in ospedale”. Ha frequentato il reparto di Neurochirurgia all’ospedale universitario di Helsinki Giuseppe Ferrillo, laureatosi a luglio con lode in Medicina Interna. È stato in Finlandia dal 30 novembre al 23 dicembre del 2016: “ho visto una realtà completamente diversa, soprattutto climatica, passando dal
nostro caldo al freddo e buio finlandese”. Da aspirante medico: “mi ha colpito l’avanzamento tecnologico. C’è un modo di concepire gli interventi completamente diverso”. Da studente, invece, “è stato bello avere la sensazione di poter partecipare a qualsiasi cosa. Era consentito anche l’accesso in sala operatoria. Sono cresciuto molto. Ho capito cosa significa lavorare in un sistema avanzato”. Comunicava in inglese in una città che “non mi ha fatto innamorare. Ci tornerei per lavoro, ma non mi trasferirei definitivamente”. Del posto gli è piaciuta particolarmente “la cultura della sauna. Fuori fa freddo e spesso ci si incontra lì”. Si è di certo confrontato con una cultura diversa Luigi Espasiano neolaureato con lode in Neurochirurgia. Il suo volo, partito da Napoli nell’aprile del 2015, è atterrato a Pechino: “è stato un viaggio intenso. Sono un po’ deluso per non aver trovato la cultura che cercavo. Pechino è una megalopoli caotica. Se tornassi in Cina, cosa che farò, mi sposterei dal centro per conoscere veramente la cultura orientale”. Al Peching Union Medical College ha studiato “agopuntura. Ne ero molto incuriosito È uno degli strumenti del medico tradizionale cinese. Non si ragiona in termini di organo malato isolato, ma si ha una visione d’insieme”. A sorprenderlo è che “anche i professionisti che hanno un approccio occidentale alla Medicina si recavano al reparto di agopuntura per ernie o insonnie. Vuol dire che credevano nell’efficacia di questa tecnica”. Tecnica che potrebbe approfondire in futuro: “la sto valutando come specializzazione”. La lingua uno dei problemi del suo soggiorno: “lì in pochi parlavano in inglese. Io mi sono arrangiato con bigliettini
portati da casa e con i gesti. Per fortuna ho incontrato un’amica italiana che studia cinese e che mi ha dato delle dritte”. Episodio fortunato che non gli fa cambiare idea sul suggerimento da dispensare a chi farà il suo stesso percorso: “a chi parte, consiglio il più possibile di cercare il rapporto con le persone del posto. Meglio non partire con amici di Napoli, altrimenti si rischia di ridurre tutto a una semplice gita”.