Brillanti ed “etici”, neolaureati in Medicina premiati dal Comitato Etico

Neolaureati brillanti che hanno fatto delle proprie tesi sperimentali un luogo di incontro tra rigore scientifico e contenuti bioetici. Una scelta studiata e premiata dal Comitato Etico della Federico II, che ha destinato a ognuno dei nove dottori un riconoscimento del valore di duemila euro. Il 24 maggio la cerimonia. A dare il via alla giornata, il prof. Luigi Califano che, in qualità di Presidente, ha portato i saluti della Scuola di Medicina: “faccio i complimenti ai ragazzi che hanno dimostrato di aver svolto tesi di grande qualità. Ringrazio il Comitato Etico che l’anno scorso ha voluto indire il premio”. Il Vice Presidente della Scuola, il prof. Nicola Caporaso, ha aggiunto: “l’esperienza odierna ci insegna che già da studenti si impara a portare avanti progetti di ricerca valutandone l’eticità, acquisendo una precisa impostazione metodologica”. Un’iniziativa importante sotto molteplici punti di vista, come sottolinea il prof. Sabino De Placido: “in qualità di Presidente del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia è un orgoglio vedere nostri laureati ricevere premi. I giovani portano nuova linfa all’università. È importante ricordare che la ricerca ha un rigore scientifico che non deve mai travalicare i valori etici”. Tra i giovani premiati mancavano aspiranti odontoiatri, che magari potranno riscattarsi in futuro. Rivolgendosi ai presenti, il prof. Sandro Rengo, Presidente del Corso di Laurea in Odontoiatria: “contate sul nostro supporto anche per il prossimo anno”. Quando il premio verrà riproposto con alcune modifiche sulle quali si è soffermato il prof. Claudio Buccelli, Presidente del Comitato Etico: “abbiamo deciso di rinnovare la nostra disponibilità. Ai dieci premi – otto destinati a Medicina e due a Odontoiatria – probabilmente ne aggiungeremo due anche per gli specializzandi della Scuola di Medicina”. Conclusi i saluti, i riflettori sono stati tutti per i giovani premiati saliti sul palco uno per uno, mentre il pubblico numeroso che ha affollato l’Aula Grande Nord del Policlinico ascoltava le motivazioni che hanno portato al prestigioso riconoscimento. Durante i suoi studi si è soffermata sulla laser terapia Valentina Cossiga, che spiega: “è una metodica innovativa che riduce i tempi di ospedalizzazione e gli effetti collaterali del trattamento dell’epatocarcinoma”. Indimenticabile il momento in cui ha appreso di essere tra i premiati: “mi hanno chiamato mentre facevo il giuramento di Ippocrate. È stata una giornata per me molto fortunata”. Si è concentrata sulla gonadectomia, invece, Rosanna Esposito: “l’argomento è stato raramente affrontato. Togliere le ovaie a una bambina è una scelta delicata”. Ha optato per la tesi sperimentale “perché offre più strumenti per fare ricerca vera e propria”. Ha svolto parte del lavoro di tesi in Spagna Davide Luglietto per “uno studio anatomico condotto
direttamente sul cadavere”. Un’esperienza che lo ha indotto a studiare le differenze normative rispetto all’Italia in merito alla donazione volontaria del corpo per scopi scientifici: “la pratica sul corpo è fondamentale, purché avvenga nel rispetto del cadavere”, un rispetto che si cura “con l’educazione. Ad esempio, nel lavorare a una testa
per un intervento endonasale, vengono coperti occhi e bocca. I resti, poi, sono restituiti alla famiglia. Se manca, si fa una procedura di cremazione. All’università di Barcellona c’è il ‘giardino della memoria’ per seppellire le ceneri”. Si è soffermato sulla cura dei rapporti interpersonali Emilio Avallone, aspirante specializzando in Otorinolaringoiatria, che nel lavoro di tesi ha trattato “l’apparato uditivo, che ha un grande impatto sulla socialità del paziente. Credo che sia stato valutato questo dal Comitato”. Il consenso informato, invece, ha trovato spazio, con
sfumature diverse, in molti degli altri lavori. Un tema che per Elena De Angelis: “poteva essere banale, ma in realtà è il sine qua non per poter effettuare qualunque trattamento medico. Ho dedicato un capitolo della mia tesi alla Bioetica. Ringrazio il prof. Giovanni Esposito che mi ha guidato e che è stato più felice di me quando ha saputo che avevo vinto il premio”. Ha parlato di consenso pure Flavia Di Maro, che spiega: “la mia tesi trattava del morbo di Parkinson. Mi sono fatta delle domande sulla validità del consenso chiesto a chi è affetto da una patologia
che in molti pazienti porta a una forma di demenza”. Sullo stesso tema, Marta Bellofatto: “mi sono concentrata sul risarcimento in caso di danni. L’esperienza di oggi mi ha fatto capire che non bisogna mai smettere di credere nelle proprie capacità e che se si è perseveranti prima o poi i risultati arrivano”. E con essi i riconoscimenti desiderati.
Su questo, Gaia Spadarella, che ha condotto uno studio sugli effetti delle alterazioni metaboliche sulla storia naturale dell’epatocarcinoma: “sono stata felice del premio. Non avendo un reddito mio, ero molto interessata
all’aspetto economico”. Si concentra su altro Valentina Angelini: “il riconoscimento economico ha di certo un peso, ma ciò che mi resta è soprattutto la voglia di tenere sempre alta l’attenzione sulle tematiche etiche oltre che su quelle cliniche”.
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