Buone opportunità professionali per i laureati in Ottica e Optometria

Le opportunità di lavoro offerte agli studenti del neonato Corso di Laurea in Ottica e Optometria. Se ne è parlato martedì 27 ottobre nell’aula F2 di Monte Sant’Angelo alla presenza di oltre una sessantina di matricole. Durata triennale, taglio professionale e forte spinta tecnologica caratterizzano la formazione di questo percorso di studi promosso dalla Federottica. Dopo le attivazioni di Milano Bicocca, Roma Tor Vergata, Lecce, Padova, Torino, Firenze e Isernia, il corso si inaugura quest’anno anche a Napoli. “La nascita del Corso di Laurea è stata lunga e laboriosa, non è stata dettata da nostre esigenze ma da precise richieste provenienti dal territorio”, sottolinea in apertura il Preside della Facoltà di Scienze Roberto Pettorino. Il Presidente del Corso Antonio Sasso traccia un breve excursus sulle tecnologie relative alla luce e le sue applicazioni nei settori più disparati: nella medicina, nello studio dei materiali, in campo artistico per l’analisi ed il restauro di quadri antichi. “La Società Americana di Ottica – OSA – ha lanciato un programma per diffondere l’ottica tra i giovani e a Napoli è attivo un gruppo dell’associazione. Spero che sia la luce ad illuminare la vostra carriera all’università”, conclude il docente. “Vedrete quanto sia importante trovarsi in certe regioni piuttosto che in altre”, dice il prof. Salvatore Solimeno che racconta l’evoluzione delle conoscenze sulla luce cominciate fra il ’700 e l’800. Avanguardia dell’epoca in cui Napoli era protagonista indiscussa in Italia grazie all’opera di Macedonio Melloni, grande scienziato del tempo, venuto da Parma su invito di re Ferdinando II con quello che oggi chiameremmo un ‘programma aperto’. Melloni fondò l’Osservatorio Vesuviano e ideò il primo ‘banco ottico’ per lo studio della radiazione partendo dalle conoscenze della luce – ancora conservato al Museo di Fisica dell’Ateneo –, in pratica la prima tecnologia ad infrarossi della storia. “Napoli nel ’700 era la città d’Italia più ricettiva all’illuminismo perché il Regno di Napoli era l’unico ad essere fuori dalla giurisdizione dell’Inquisizione”. Giulio Velati, Presidente nazionale di Federottica, organizzazione di categoria impegnata a ridefinire il profilo professionale dell’ottico optometrista – a metà tra l’oculistica e l’ottico – dal punto di vista giuridico, parla soprattutto dei criteri d’accesso alla professione. “Perché il titolo conseguito presso una scuola professionale in Ottica vale in termini di crediti per l’accesso alla professione quanto la laurea triennale, ci è stato chiesto un grande impegno in termini di laboratori e apporto tecnologico”, sottolinea il prof. Fulvio Peruggi, Presidente del Corso di Laurea in Fisica. Allo stato attuale sono in ballo diverse proposte di legge sulla professione dell’ottico e bisognerà aspettare la conclusione dell’iter parlamentare. Il Corso di Laurea è tecnologico ma vede anche l’apporto della Facoltà di Medicina per tutto quello che concerne le conoscenze di ambito sanitario. Gli studi sono impegnativi, ‘percorso triennale’ e ‘taglio professionale’ non implicano alcuna agevolazione rispetto ad un ordinario Corso universitario. Gli sbocchi sono però immediati. “Tutti i laureati sono già occupati. A Roma un laureato ha ideato un puntatore laser per alcune patologie, realizzando apparecchiatura e programma”, dice Luigi De Luca, Presidente regionale di Federottica che descrive le opportunità in Italia per i laureati nel settore industriale, in quello commerciale, nella libera professione e nella ricerca. “Nel campo della contattologia sono in corso importanti ricerche – prosegue De Luca – anche a Napoli in collaborazione con alcune grandi industrie, soprattutto nel settore delle nuove lenti”. Quando verrà isolata la funzione clinica da quella strumentale – oggi i medici svolgono spesso compiti di competenza degli ottici – e si sarà dato corso all’espansione del mercato del lavoro, con l’inserimento dei centri ottici nelle ASL, nella sola Campania i posti disponibili saranno all’incirca un migliaio.
Le domande
“Molte applicazioni potrebbero essere di pura ottica, per le quali occorrono persone addette alla manutenzione, ma anche esperti tecnologici. E’ un grosso campo che potrebbe essere di interesse”.
“Durante il percorso è previsto un corso di Strumentazione Ottica Avanzata in cui si studiano microscopi molto avanzati” (Sasso).
“In che termini c’è una collaborazione con la Facoltà di Medicina?”.
“Per il corso di Patologia oculare, svolto da un docente di Medicina” (Sasso)
“La figura dell’optometrista è già definita, o dopo la laurea dovremo aspettare l’attivazione dell’albo?”.
“L’istituzione di una professione sanitaria non medica può essere fatta seguendo un iter che comincia con la valutazione di una Commissione. In questo momento è in discussione al Ministero della Salute la proposta sull’optometria europea, l’equiparazione della professione all’interno dell’Unione” (Velati).
“Di fronte ad una patologia come si comporta l’oftalmologo? Prescriveremo dei farmaci come in Inghilterra o avremo dei limiti?”. 
“Il discorso è deontologico, dovrebbe essere l’oculista a valutare la situazione. Purtroppo non c’è alcuna legge in questo senso” (Paolo Carrelli – ottico).
“Ai diplomati dell’Istituto professionale verranno riconosciuti gli anni di studio?”. 
“Forse in futuro verranno riconosciti loro dei crediti” (De Luca).
“L’optometrista negli enti pubblici potrà misurare la vista come l’oftalmologo?”.
“La cattiva definizione fra i ruoli si andrà definendo meglio nel tempo. La tecnologia nel settore è così avanzata che è possibile realizzare lenti asferiche. In futuro il controllo della vista non si limiterà ad individuare solo un numero di diottrie. Si potrà dare al paziente una vera e propria mappa dell’occhio che l’oculista passerà all’ottico, affinché realizzi una lente compatibile con le linee della cornea. Le due professioni divaricheranno naturalmente” (Solimeno).
Simona Pasquale
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