C’è più spazio ma comunque si sta stretti

Veronica Autiero, 21 anni, si gode il sole di una bella mattinata di aprile, a pochi passi dal Palazzo del Mediterraneo, in via Marina, la sede acquisita dall’Orientale circa un anno fa. Frequenta il terzo anno della facoltà di Lettere, corso di laurea in Lingue, culture e istituzioni dei paesi del Mediterraneo. E’ in compagnia di colleghi e di colleghe del corso. ”Ero venuta a seguire una lezione- racconta- ma il professore non si è presentato e nessuno ci ha avvisati. Accade per la verità un po’ troppo spesso, in questa università. Una cosa assurda”. Le fa eco Roberto Ciardulli, un coetaneo: “Io abito a Posillipo e tutto sommato per me è un fastidio sopportabile arrivare sin qui e non trovare il docente. Mettiamoci però nei panni delle ragazze e dei ragazzi che vivono in provincia, si fanno un’ora di viaggio per seguire un corso e, una volta arrivati in aula, scoprono che il docente non c’è. Mi domando a che cosa serva il sito internet dell’ateneo, se almeno non ci mettono queste indicazioni utili per gli studenti”. La parola di nuovo a Veronica: “Il problema di questa università si chiama disorganizzazione. Un altro esempio: a febbraio non abbiamo potuto sostenere l’esame di letteratura inglese, dopo quattro mesi di corso, perché i libri non si trovavano. Dovevano arrivare appositamente da Bologna, ha detto il professore. Poi li abbiamo avuti, questi benedetti testi, ma era già fine gennaio!”. Federica Belli solleva una questione tutt’altro che nuova, ma evidentemente ancora non del tutto risolta, quella relativa agli spazi dove si svolgono le lezioni: “Ricordo il mio primo anno come un incubo, da questo punto di vista. Il palazzo del Mediterraneo, in via Marina, non era stato ancora ristrutturato e quindi noi seguivamo tutti i corsi tra palazzo Giusso, palazzo Corigliano e l’edificio in Duomo. Due aule in particolare – quella delle Mura Greche e delle Antiche Scuderie – nella sede storica di piazza San Domenico Maggiore, erano veramente infrequentabili. Ci si accalcava in più di 200, molti si adattavano a prendere appunti seduti per terra. Col caldo diventava una sauna. Dopo aver pagato 490 euro di tasse universitarie non mi sembra che fosse il meglio che potessi aspettarmi, da una università come l’Orientale”. Carolina Sorbillo racconta invece delle sue difficoltà con i corsi di lingua. Dovute, sottolinea, anche a inadeguatezze e inefficienze dell’ateneo. “Il corso di inglese – racconta la studentessa- è durato un paio di settimane, poi il professore Krol è andato via. Siamo rimasti senza docente per oltre due mesi, fino a poche settimane fa, quando finalmente è arrivato il professore Coppola. Stiamo parlando di un corso di inglese in una università come l’Orientale, dove le lingue e le relative letterature costituiscono uno dei punti qualificanti del corso di studi. Un altro problema è quello relativo ai collaboratori linguistici, i lettori o comunque li si voglia definire. Nei laboratori di lingua svolgono una funzione importante, ma alcune materie ne sono ancora sprovvisti, per quest’anno”. Promossa a pieni voti, o quasi, la nuova sede della segreteria studenti. “E’ spaziosa e gli uffici sono disposti in maniera razionale”, commentano gli studenti intervistati. Il caso mensa, invece, suscita perplessità. “E’ stata una chiusura in qualche modo annunciata”, polemizza Raffaele Verde, iscritto al IV anno della facoltà di Lingue e letterature straniere. “Se ne parlava da quando io ero al primo anno. Dicono che il servizio è garantito dai ristoranti convenzionati e io non lo metto in dubbio, anche se non ho avuto ancora occasione di provare. Ricordo però di avere mangiato qualche volta alla mensa dell’ateneo e devo riconoscere che non erano affatto male la qualità e l’accoglienza”. Roberto Pirozzi, 21 anni, è iscritto invece al I anno della Facoltà di Lettere. Tra un corso e l’altro, s’intrattiene con gli amici in piazza san Domenico, fuori la sede di palazzo Corigliano. Racconta la sua esperienza: “sono contento per la qualità dei professori e perché studio materie che mi piacciono. Sono perplesso perché questa università è molto disorganizzata. Non è possibile che l’orario delle lezioni preveda, allo stesso giorno, nella stessa ora, un corso di italiano ed uno di giapponese. Sono due materie molto importanti e io devo scegliere cosa seguire e cosa tralasciare. Ovviamente frequento il corso di lingua, ma per uno che studia Lettere non mi pare che un corso di italiano sia da trascurare”. Diego che preferisce non dire il cognome aggiunge: “Chi vuole capire come funzioni l’Orientale deve farsi una passeggiata a palazzo Corigliano quando si svolgono le lezioni di italiano oppure di cinese o magari di inglese. Le aule diventano una bolgia, si sta seduti in terra, si capisce ben poco. Oppure, qualcuno venga a vedere a palazzo Giusso le condizioni nelle quali dobbiamo seguire il corso di Filosofia del Linguaggio: 80 persone, se va bene, in un’aula che potrebbe contenerne un terzo”.  
Fabrizio Geremicca
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