Carmine Settembre, uno scienziato formato a Farmacia

Non era uno studente modello, ma oggi è un giovane e brillante scienziato. Si è formato nella Facoltà di Farmacia federiciana – è laureato in Chimica Farmaceutica – per poi approdare negli Stati Uniti e rientrare a Napoli grazie ai fondi Telethon. È degli ultimi giorni la notizia di un nuovo riconoscimento: l’attribuzione del Premio Giovani Biologi, prima edizione.
Parliamo di Carmine Settembre, 35enne napoletano, ricercatore presso il Tigem (Istituto Telethon di genetica e medicina), selezionato per i suoi studi dall’Istituto di Genetica Biofisica (IGB) del Cnr e dal gruppo partenopeo del Rotary Club, promotori del Premio che gli è stato consegnato il primo marzo dal Direttore dell’IGB, prof. Antonio Baldini, e dal Past Coordinator del gruppo rotariano, prof. Roberto Vona. “Hanno valutato il mio lavoro nel corso di questi ultimi dieci anni. I primi cinque ho svolto un dottorato in Genetica umana presso il Tigem, con l’ottimo gruppo del prof. Andrea Ballabio, che mi ha fornito un bagaglio culturale idoneo ad affrontare l’esperienza degli ultimi cinque anni passati negli Stati Uniti”, spiega Settembre che è impegnato in questo periodo a studiare i meccanismi patogenetici delle malattie lisosomiali. “In parole povere ho proposto un nuovo modello per spiegare perché i pazienti sviluppano questo tipo di malattie, ed il mio è diventato uno dei più accreditati nel mondo”. 
Ma ripercorriamo la sua avvincente storia. Il nutrito curriculum parte da una laurea in Chimica Farmaceutica. Racconta: “Non sono mai stato uno studente modello, anche se non ho avuto particolari difficoltà nel percorso universitario. Mi hanno sempre spinto la voglia di scoprire e la curiosità, che mi portarono a chiedere la tesi alla prof.ssa di Biochimica Concetta Pietropaolo e a prepararla al Tigem”. Ricorda con piacere il corso di Chimica Organica “con il prof. Ernesto Fattorusso, ottimo docente che è venuto a mancare recentemente. Il suo esame era basato sul ragionamento, voleva davvero farti capire a fondo la materia, senza impararla a memoria”.
Dopo il dottorato all’Istituto, ha preso il volo per gli Stati Uniti, trascorrendo due anni e mezzo al Dipartimento di Genetica umana e Sviluppo della Columbia University ed altri due anni e mezzo al Baylor College of Medicine di Huston. “La grande passione per ciò che faccio mi ha sempre aiutato, permettendomi dedizione e sacrificio. Negli USA mi sono dedicato totalmente al lavoro. Non esisteva vita sociale, abitavo in laboratorio. Niente week-end o vacanze, non perché mi costringessero a fare questo tipo di scelta, ma per mia volontà”. Carmine era spinto dalla necessità di imparare il più possibile. “Lì ho scoperto i meccanismi di degradazione cellulare accoppiati a quelli di degradazione dei lipidi. Senza questo bagaglio non avrei potuto proseguire la mia ricerca a Napoli”. Ha fatto una scelta difficile e inusuale: quella di tornare. “La maggior parte dei ricercatori che vanno all’estero ci restano, soprattutto in America, dove la retribuzione è ottima. Io, invece, ho deciso di tornare in Italia per spendervi le conoscenze acquisite. Grazie all’opportunità che mi ha dato Telethon, con un finanziamento per le mie attività di ricerca di 500mila euro per cinque anni, posso farlo”. Al Tigem si sta bene, ma nel resto dell’Italia la ricerca incontra grosse difficoltà. “Qui a Napoli sono nelle migliori condizioni possibili per quello che consente la ricerca nella nostra nazione, che purtroppo ha delle eccellenze riconosciute a livello internazionale, che non vengono valorizzate. Non è competitiva soprattutto dal punto di vista della retribuzione. La gratificazione che puoi avere è unicamente personale”. L’amore per la sua città lo ha spinto a tornare: “Amo il mare, il sole, la mia famiglia, i miei amici . Chi nasce a Napoli ha una marcia in più. Te ne accorgi quando stai all’estero e ti rendi conto di avere una capacità di adattamento non comune”. Settembre dà indicazioni precise a chi vuole intraprendere la sua strada: “Suggerisco di prepararsi ad una vita di studio e sacrifici, senza trascurare gli hobby e le piccole passioni che ci animano, ma facendole convivere con l’impegno profuso nel lavoro”. Le sue sono: “la cucina, la pesca ed il surf, che pratico anche a Napoli, precisamente a Capo Miseno. La prima passione è legata alla seconda, infatti mi piace molto cucinare il pesce e sono bravissimo a fare la zuppa”. Ma la sua vera aspirazione futura è “produrre vino. Un mio amico ha una cantina a Nola e lì lo produciamo. Il Taurasi è il nostro preferito. So già che verso i cinquant’anni abbandonerò la ricerca per dedicarmi a quest’attività”. 
Allegra Taglialatela
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