Gli studenti del Laboratorio di Composizione Architettonica e Urbana del Corso di Studi in Architettura Magistrale, affidato ai professori Giovanni Multari e Vito Cappiello, hanno dedicato il proprio lavoro, quest’anno, ad un progetto
che riguarda il centro storico di Napoli e, in particolare, la zona del Policlinico Vecchio. Si sono, infatti, cimentati nell’ipotizzare e poi nel disegnare una struttura per il coworking ed il cohousing, all’interno della quale si possa vivere e lavorare insieme, che potrebbe sorgere nello spazio attualmente occupato dal parcheggio dell’ospedale.
Quell’area dove, fino al terremoto del 1980, sorgeva un altro padiglione del nosocomio universitario, poi demolito. I progetti sono stati discussi il 19 gennaio da una giuria composta dai professori Francesco Collotti, Ferruccio Izzo, Luca Lanini e Federica Visconti. “I voti alla fine li abbiamo messi noi docenti titolari del corso – precisa il professore Multari – ma la discussione dei vari progetti da parte di un gruppo così qualificato di persone ha rappresentato una novità che, credo, sia stata notevolmente apprezzata dagli allievi”. Prosegue: “Quello che si è concluso è stato un bel lavoro sulla città storica, nell’ambito del quale abbiamo provato a ragionare su una nuova destinazione di uno spazio del perimetro del Policlinico. Il laboratorio è iniziato nei primi giorni di ottobre ed ha coinvolto circa sessanta studenti”.
che riguarda il centro storico di Napoli e, in particolare, la zona del Policlinico Vecchio. Si sono, infatti, cimentati nell’ipotizzare e poi nel disegnare una struttura per il coworking ed il cohousing, all’interno della quale si possa vivere e lavorare insieme, che potrebbe sorgere nello spazio attualmente occupato dal parcheggio dell’ospedale.
Quell’area dove, fino al terremoto del 1980, sorgeva un altro padiglione del nosocomio universitario, poi demolito. I progetti sono stati discussi il 19 gennaio da una giuria composta dai professori Francesco Collotti, Ferruccio Izzo, Luca Lanini e Federica Visconti. “I voti alla fine li abbiamo messi noi docenti titolari del corso – precisa il professore Multari – ma la discussione dei vari progetti da parte di un gruppo così qualificato di persone ha rappresentato una novità che, credo, sia stata notevolmente apprezzata dagli allievi”. Prosegue: “Quello che si è concluso è stato un bel lavoro sulla città storica, nell’ambito del quale abbiamo provato a ragionare su una nuova destinazione di uno spazio del perimetro del Policlinico. Il laboratorio è iniziato nei primi giorni di ottobre ed ha coinvolto circa sessanta studenti”.
“Camminate a testa alta, vedrete quanto è bella la città”
Tra essi la ventunenne Angela Ruggiero, che racconta la sua esperienza didattica: “È stata diversa da come me l’aspettavo. Sicuramente molto più impegnativa di quanto avessi previsto. Nel corso dei tre mesi abbiamo svolto un
sopralluogo iniziale all’interno del Policlinico – tutt’altro che semplice, perché abbiamo dovuto chiedere permessi ed autorizzazioni che non avrei mai pensato fossero necessari – e poi abbiamo realizzato varie uscite nella zona del centro storico di Napoli adiacente a quella del progetto”. I plastici, prosegue, “sono stati costruiti utilizzando cartoncino pressato di uno o di due millimetri. I modelli sono in scala a 200 oppure in scala a 500”. Nel corso dei tre mesi di durata del progetto, sottolinea la studentessa, “ho ulteriormente affinato l’abitudine a fare squadra. Abbiamo lavorato in gruppi di due o tre persone ed ho sperimentato quanto sia importante, nell’ambito di un’attività di progettazione, la collaborazione tra coloro i quali fanno parte della medesima squadra”. Interviene Felicia
Grillante, 21 anni: “Sicuramente è stato un laboratorio molto interessante e mi ha aiutato ad approfondire aspetti di Napoli che non conoscevo. La lezione più importante che ho tratto da questi tre mesi di attività, al di là degli aspetti tecnici, è l’abitudine ad osservare, a cogliere i particolari, a guardare strade e palazzi con occhi diversi, non offuscati dall’abitudine. Camminate a testa alta – ci aveva detto all’inizio del laboratorio il professore Multari – e vedrete quanto è bella la città. Aveva ragione”. Durante la mattina del 19, prima che la giuria si addentrasse nella discussione dei singoli progetti elaborati dagli studenti, la professoressa Valeria Pezza ha tenuto una breve
introduzione. “I laboratori – ha detto alle ragazze ed ai ragazzi presenti in aula – sono certamente l’ossatura del vostro percorso formativo. Sono la rappresentazione stessa di quello che è il mestiere dell’architetto: ragionare facendo sui principi, sui luoghi, sui grandi temi e problemi”. Nel corso della giornata è stato distribuito un opuscolo che sintetizza l’interpretazione che gli studenti hanno inteso dare al tema del progetto. La prima pagina riporta una
citazione di Alvaro Siza dedicata, appunto, agli architetti che lavorano sui centri storici: “La cosa più importante è quella di mantenere l’integrità, il carattere, l’atmosfera del luogo e l’autenticità delle cose, che può essere raggiunta solo da un ampio, equilibrato apprezzamento di tutta la gamma di rapporti che consentono alle architetture di una città di coesistere”.
Tra essi la ventunenne Angela Ruggiero, che racconta la sua esperienza didattica: “È stata diversa da come me l’aspettavo. Sicuramente molto più impegnativa di quanto avessi previsto. Nel corso dei tre mesi abbiamo svolto un
sopralluogo iniziale all’interno del Policlinico – tutt’altro che semplice, perché abbiamo dovuto chiedere permessi ed autorizzazioni che non avrei mai pensato fossero necessari – e poi abbiamo realizzato varie uscite nella zona del centro storico di Napoli adiacente a quella del progetto”. I plastici, prosegue, “sono stati costruiti utilizzando cartoncino pressato di uno o di due millimetri. I modelli sono in scala a 200 oppure in scala a 500”. Nel corso dei tre mesi di durata del progetto, sottolinea la studentessa, “ho ulteriormente affinato l’abitudine a fare squadra. Abbiamo lavorato in gruppi di due o tre persone ed ho sperimentato quanto sia importante, nell’ambito di un’attività di progettazione, la collaborazione tra coloro i quali fanno parte della medesima squadra”. Interviene Felicia
Grillante, 21 anni: “Sicuramente è stato un laboratorio molto interessante e mi ha aiutato ad approfondire aspetti di Napoli che non conoscevo. La lezione più importante che ho tratto da questi tre mesi di attività, al di là degli aspetti tecnici, è l’abitudine ad osservare, a cogliere i particolari, a guardare strade e palazzi con occhi diversi, non offuscati dall’abitudine. Camminate a testa alta – ci aveva detto all’inizio del laboratorio il professore Multari – e vedrete quanto è bella la città. Aveva ragione”. Durante la mattina del 19, prima che la giuria si addentrasse nella discussione dei singoli progetti elaborati dagli studenti, la professoressa Valeria Pezza ha tenuto una breve
introduzione. “I laboratori – ha detto alle ragazze ed ai ragazzi presenti in aula – sono certamente l’ossatura del vostro percorso formativo. Sono la rappresentazione stessa di quello che è il mestiere dell’architetto: ragionare facendo sui principi, sui luoghi, sui grandi temi e problemi”. Nel corso della giornata è stato distribuito un opuscolo che sintetizza l’interpretazione che gli studenti hanno inteso dare al tema del progetto. La prima pagina riporta una
citazione di Alvaro Siza dedicata, appunto, agli architetti che lavorano sui centri storici: “La cosa più importante è quella di mantenere l’integrità, il carattere, l’atmosfera del luogo e l’autenticità delle cose, che può essere raggiunta solo da un ampio, equilibrato apprezzamento di tutta la gamma di rapporti che consentono alle architetture di una città di coesistere”.
Fabrizio Geremicca