È uno dei papà del GPS e dopo tanti anni di permanenza negli USA con il suo ritorno a Napoli porta lavoro e progetti innovativi. Si tratta di Renato Giordano, Presidente e CTO (Chief Technology Officer) di ASIT (Advanced Systems & Integrated Technologies) Engineering Corporation, compagnia leader in innovazione tecnologica per applicazioni biomedicali con sede in Costa Mesa, e ideatore del progetto EasyDial, nella città partenopea il 24 gennaio per la firma di un accordo quadro con la Federico II. Nato a Trento nel 1951, Renato Giordano si è laureato in Ingegneria Elettronica nel 1976 proprio in questo Ateneo, all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, dove ha lavorato fino al 1986 nel settore applicativo aerospaziale e comunicazioni, collaborando anche all’ammodernamento degli F104 e dei Tornado. “Sono stato un allievo dell’Accademia di Pozzuoli, per la precisione
– sottolinea Giordano, da militare in pensione – del corso ‘Leone III’ nel 1970. Ho avuto come docenti i professori Giorgio Franceschetti e Giuseppe Vaccaro, che mi hanno anche seguito nella relazione della mia tesi di laurea. Si è trattato di un percorso che ha rappresentato un’esperienza fondamentale per me. Se dovessi tornare indietro, non cambierei nulla. Quello che era lo spirito dell’Accademia, la formazione che mi ha dato, l’interazione con i colleghi, in classe eravamo una trentina perchè non c’erano i numeri di oggi, sono stati straordinari”. Dopo l’Italia, la nomina a membro permanente del progetto NAVSTAR GPS della NATO lo ha poi portato al U.S. Air Space Division’s Joint Program Office e al trasferimento negli Stati Uniti, dove, da militare in pensione, ha dato vita ad EasyDial. “La mia prima apertura verso gli States è avvenuta come responsabile NATO – racconta – La EasyDial è
nata dieci anni fa circa, quando sono andato in pensione. Da dializzato ho avuto modo di sperimentare quanto
business ci sia intorno ai pazienti e quanta poca cura. Negli anni ho perso ben 65 amici, ormai sfiniti. La dialisi è un affare che porta 83 bilioni di euro di utile in Europa alle aziende del settore, e negli Usa siamo sulle stesse cifre. EasyDial nasce dall’esigenza di porre il malato al centro, di cambiare un metodo di cura che per anni è rimasto immutato. Rappresenta una sfida, anche perché combattiamo contro colossi”. Il progetto principale di EasyDial è,
infatti, Dharma, una piccola apparecchiatura che offre ai pazienti la possibilità di effettuare la dialisi comodamente in casa. L’azienda di cui Giordano è fondatore conta oggi ben 5 sedi in America, mentre la sesta sta per aprire
in Italia, in Trentino Alto Adige, ed è proprio sull’asse Napoli-Trento che l’ingegnere fonda la sua sfida. Il primo contatto con la Federico II è avvenuto grazie a Valentina, una giovane ricercatrice napoletana: “Dopo la nascita della società negli States, ho pensato di finanziare delle borse di ricerca tramite la Fondazione ISSNAF -Italian Scientists and Scholars in North America Foundation. Tra le vincitrici c’era Valentina, laureata alla Federico II. Il fatto che dalla mia Università arrivassero progetti così innovativi, da vincere questa borsa, è stato per me un segnale di grande qualità e vitalità culturale”. Giordano ha già sottoscritto un accordo di collaborazione scientifica
con il Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione industriale dell’Università Federico II, diretto dal prof. Pier Luca Maffettone. “Sono voluto poi arrivare ad un accordo quadro con la Federico II, che sarà la base nodale dei nostri progetti. Sono tornato qui dopo 47 anni – spiega – e ho trovato lo stesso entusiasmo, lo stesso spirito competitivo, lo stesso livello di studio e di ricerca di quando me ne sono andato. Devo dire che dopo tanti anni negli Usa, se dovessi scegliere tra un ingegnere americano e uno italiano, sceglierei senza dubbio un giovane italiano”. Infatti sono già 4 i giovani laureati che sono entrati nel progetto con un contratto a tempo indeterminato, mentre nei prossimi cinque anni si dovrà arrivare a 40: “Lo stabilimento sarà in Trentino, mia terra
di origine, dove partirà la produzione di macchinari. Abbiamo aperto la fabbrica in quella zona montana perché lì c’è bisogno di una forte presenza imprenditoriale che vada oltre le istituzioni. II centro di ricerca, invece, sarà a Napoli. Gli scambi tra le due regioni saranno continui naturalmente. Qui ho trovato una gioventù che non mi aspettavo, una gioventù piena di iniziativa e attiva, mentre, purtroppo, negli States ero abituato a giovani spesso incompetenti e instupiditi”.
– sottolinea Giordano, da militare in pensione – del corso ‘Leone III’ nel 1970. Ho avuto come docenti i professori Giorgio Franceschetti e Giuseppe Vaccaro, che mi hanno anche seguito nella relazione della mia tesi di laurea. Si è trattato di un percorso che ha rappresentato un’esperienza fondamentale per me. Se dovessi tornare indietro, non cambierei nulla. Quello che era lo spirito dell’Accademia, la formazione che mi ha dato, l’interazione con i colleghi, in classe eravamo una trentina perchè non c’erano i numeri di oggi, sono stati straordinari”. Dopo l’Italia, la nomina a membro permanente del progetto NAVSTAR GPS della NATO lo ha poi portato al U.S. Air Space Division’s Joint Program Office e al trasferimento negli Stati Uniti, dove, da militare in pensione, ha dato vita ad EasyDial. “La mia prima apertura verso gli States è avvenuta come responsabile NATO – racconta – La EasyDial è
nata dieci anni fa circa, quando sono andato in pensione. Da dializzato ho avuto modo di sperimentare quanto
business ci sia intorno ai pazienti e quanta poca cura. Negli anni ho perso ben 65 amici, ormai sfiniti. La dialisi è un affare che porta 83 bilioni di euro di utile in Europa alle aziende del settore, e negli Usa siamo sulle stesse cifre. EasyDial nasce dall’esigenza di porre il malato al centro, di cambiare un metodo di cura che per anni è rimasto immutato. Rappresenta una sfida, anche perché combattiamo contro colossi”. Il progetto principale di EasyDial è,
infatti, Dharma, una piccola apparecchiatura che offre ai pazienti la possibilità di effettuare la dialisi comodamente in casa. L’azienda di cui Giordano è fondatore conta oggi ben 5 sedi in America, mentre la sesta sta per aprire
in Italia, in Trentino Alto Adige, ed è proprio sull’asse Napoli-Trento che l’ingegnere fonda la sua sfida. Il primo contatto con la Federico II è avvenuto grazie a Valentina, una giovane ricercatrice napoletana: “Dopo la nascita della società negli States, ho pensato di finanziare delle borse di ricerca tramite la Fondazione ISSNAF -Italian Scientists and Scholars in North America Foundation. Tra le vincitrici c’era Valentina, laureata alla Federico II. Il fatto che dalla mia Università arrivassero progetti così innovativi, da vincere questa borsa, è stato per me un segnale di grande qualità e vitalità culturale”. Giordano ha già sottoscritto un accordo di collaborazione scientifica
con il Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione industriale dell’Università Federico II, diretto dal prof. Pier Luca Maffettone. “Sono voluto poi arrivare ad un accordo quadro con la Federico II, che sarà la base nodale dei nostri progetti. Sono tornato qui dopo 47 anni – spiega – e ho trovato lo stesso entusiasmo, lo stesso spirito competitivo, lo stesso livello di studio e di ricerca di quando me ne sono andato. Devo dire che dopo tanti anni negli Usa, se dovessi scegliere tra un ingegnere americano e uno italiano, sceglierei senza dubbio un giovane italiano”. Infatti sono già 4 i giovani laureati che sono entrati nel progetto con un contratto a tempo indeterminato, mentre nei prossimi cinque anni si dovrà arrivare a 40: “Lo stabilimento sarà in Trentino, mia terra
di origine, dove partirà la produzione di macchinari. Abbiamo aperto la fabbrica in quella zona montana perché lì c’è bisogno di una forte presenza imprenditoriale che vada oltre le istituzioni. II centro di ricerca, invece, sarà a Napoli. Gli scambi tra le due regioni saranno continui naturalmente. Qui ho trovato una gioventù che non mi aspettavo, una gioventù piena di iniziativa e attiva, mentre, purtroppo, negli States ero abituato a giovani spesso incompetenti e instupiditi”.
Valentina Orellana