Progetti innovativi, fondi del Miur al Dottorato Mind Gender and Language

Il Ministero dell’Università (Miur) ha finanziato due borse di studio per dottorandi, nell’ambito dei fondi del Pon che premiano i progetti innovativi. Le risorse sono state assegnate al Dottorato Mind Gender and Language, promosso dal Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II. I progetti che hanno ottenuto le risorse ministeriali sono quelli presentati dalla prof.ssa Francesca Marone, ricercatore di Pedagogia generale e sociale, e dal prof. Orazio Miglino, che insegna Psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione. “Il mio – dice Marone – riguarda l’individuazione di dispositivi ed applicazioni tipici delle smart cities che possano facilitare la vita quotidiana delle
donne e possano favorire la conciliazione tra i tempi del lavoro e della famiglia”. Prosegue: “È innovativo perché prevede il coinvolgimento di un’azienda, la NTT, che opera nel settore dell’informatica. Il vincitore della borsa di dottorato spenderà parte dei suoi tre anni di formazione in questa società e lavorerà in collaborazione con esperti dell’informatica e dell’elettronica, per individuare i dispositivi che saranno poi concretamente realizzati dalla NTT. Si tratta, insomma, di un progetto che nasce in ambito umanistico, ma con una forte impronta industriale. Al quale, aggiungo, collabora anche l’Ateneo di Siviglia, presso il quale il dottorando soggiornerà per arricchire il suo percorso formativo”. Il secondo progetto, quello del prof. Miglino, riguarda la costruzione di un test di riabilitazione per pazienti afflitti da un disturbo che si chiama Negligenza spaziale unilaterale, più spesso definito con la sigla Neglect. “Si tratta – spiega Miglino – di un problema della elaborazione visiva generato da una lesione cerebrale”. Rispetto a questa situazione, ci sono protocolli riabilitativi consolidati. “La domanda che ci siamo posti ed alla quale speriamo di offrire soluzioni concrete con il progetto che sarà portato avanti nel corso del dottorato – dice il docente
– è se sia possibile creare software con sistemi di interfaccia per automatizzare la riabilitazione. Sarebbe importante, perché consentirebbe ai pazienti di effettuare da soli a casa la terapia, come se fosse un gioco. Significherebbe abbattere i costi, azzerare la necessità degli spostamenti e, di conseguenza, migliorare notevolmente la qualità di vita di chi è affetto da questo problema”. Il progetto coinvolge, oltre al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Ateneo federiciano, l’equivalente francese del nostro Istituto Superiore di Sanità e Walden Technology, un’azienda nata un paio di anni fa con l’obiettivo di svolgere ricerca. Il dottorando che lavorerà nei prossimi tre anni alla ricerca si chiama Antonio Cerrato. Trascorrerà il primo anno qui a Napoli, alla Federico II. Il biennio successivo lo vedrà impegnato in parte a Parigi ed in parte in azienda. Conclude: “Il lavoro si inserisce in una collaborazione ultradecennale in corso con la Francia e può essere considerato il prosieguo e lo sviluppo di vari progetti europei già consolidati”.
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