Laurea honoris causa al Nobel Takaata Kajita, scienziato “eccezionale”

Giornata storica per il Dipartimento di Fisica Ettore Pancini e per l’Università Federico II: lunedì 30 gennaio, nell’ambito delle Antonio Barone Lecture è stata attribuita, nell’Aula Magna Carlo Ciliberto del complesso di Monte Sant’Angelo, la Laurea Honoris Causa a Takaata Kajita, premio Nobel per la Fisica 2015 per la scoperta delle oscillazioni del neutrino che dimostrano come questo abbia massa. “Oggi invitiamo un’eccellenza della ricerca a far parte della nostra comunità per proporre ai nostri studenti un modello di riferimento per le loro aspirazioni”, commenta il Prorettore Arturo De Vivo, intervenuto in rappresentanza del Rettore Gaetano Manfredi trattenuto fuori Napoli, che legge anche un messaggio di saluto del Sindaco Luigi De Magistris, nel quale il primo cittadino auspica un “proficuo lavoro che contribuisca alla crescita e al bene dell’umanità”. Con lui, al tavolo d’onore, anche i Presidenti delle Scuole delle Scienze Umane e Sociali, di Medicina, Politecnica e delle Scienze di Base, i professori Aurelio Cernigliaro, Luigi Califano, Piero Salatino (il quale saluta l’ospite con parole affettuose: “il nostro Universo è regolato da modelli di disarmante semplicità, ma che richiedono grande intuizione. È un onore avere il prof. Kajita nella nostra famiglia”), i Direttori dei Dipartimenti di Agraria e Fisica Matteo Lorito e Leonardo Merola. “Il
nostro Dipartimento ha rapporti antichi con il Giappone, che si rinnoveranno e diventeranno ancora più forti nei prossimi anni”, commenta il prof. Merola, il quale ricorda la figura umana e scientifica del prof. Antonio Barone, fisico napoletano scomparso nel 2011. Nato nel 1959 in Giappone, a Higashimatsuyama, città della prefettura
di Saitama, Takaaki Kajita ha conseguito il dottorato nel 1986 all’Università di Tokyo entrando a far parte, due anni dopo, dell’Istituto per la Ricerca sulla Radiazione Cosmica della stessa accademia del quale ha quasi subito assunto la Direzione, a cui si è aggiunta, nel 2015, quella del Centro per i Neutrini Cosmici. Ritenuti ‘messaggeri
dell’Universo’, la storia dei neutrini è breve, affascinante e ancora in gran parte da scrivere. Sono particelle subatomiche elementari senza carica elettrica che interagiscono molto debolmente (raramente) con la materia e, fino alle rivelazioni di Kajita, si riteneva non avessero massa. Il primo a immaginarne l’esistenza è stato il fisico austriaco Wolfgang Pauli nel 1930. Pochi anni dopo, Edoardo Amaldi ed Enrico Fermi la battezzano neutrino.
Nei decenni successivi, lo studio delle oscillazioni del neutrino, prodotte dai raggi cosmici e da quelli solari, diventa un argomento cruciale. Oggi sappiamo che i neutrini sono tre. Nel 1998 il suo gruppo di ricerca, impegnato nell’esperimento Super-Kamiokande – che si svolge presso il Kamioka Observatory, in una miniera situata sotto l’omonimo Monte, nella città di Hida – diretto dal prof. Kajita, ha dimostrato che i neutrini prodotti dall’impatto dei raggi cosmici con le particelle dell’atmosfera terrestre cambiavano la propria natura prima di essere rivelati dai fotomoltiplicatori predisposti dall’apparato sperimentale. La prima incontrovertibile conferma dell’ipotesi dell’oscillazione dei neutrini, avanzata dal fisico italiano Bruno Pontecorvo, è la prova che i neutrini possiedono massa, sebbene molto piccola. Una scoperta che ha contribuito ad aprire una finestra nuova sul Modello Standard
delle particelle elementari. Un risultato che gli è valso il Nobel per la Fisica insieme con il collega canadese Arthur McDonald che, utilizzando un diverso esperimento, ha ottenuto indipendentemente lo stesso risultato. Nel 2016 il prof. Kajita è stato anche insignito del Premio Breakthrough per la Fisica Fondamentale condiviso con i fisici napoletani, Gianfranca De Rosa e Biagio Rossi, Giuliana Fiorillo, Alan Ruggeri e Vittorio Palladino, docente di Fisica Sperimentale, a cui è affidata la Laudatio Accademica. “Takaaki Kajita è uno scienziato eccezionale, che ha portato un team multi-disciplinare moderno alla prima interpretazione convincente dell’oscillazione dei neutrini – affema il professore, che ricorda la rivelazione avvenuta durante la Conferenza Internazionale sul Neutrino del giugno 1998 in Giappone, seguita da un minuto di applausi – È stato un punto di svolta nella nostra comprensione di alcuni meccanismi fondamentali della natura. Questa scoperta ci ha detto che i neutrini non sono privi di massa, ma, inspiegabilmente, molto più leggeri di qualsiasi altra particella”. “Ricordo che, quando il prof. Kajita presentò i risultati, rimasi molto impressionato. Stringemmo allora un’amicizia che dura ancora. La sua storia dimostra come un ricercatore con iniziativa può arrivare al Nobel”, commenta emozionato il prof. Paolo Strolin – ideatore con Antonio Ereditato e Kimio Niwa del progetto OPERA e Presidente dell’Associazione Scienza e Scuola che contribuisce allo scambio fra le scuole di Napoli e del Giappone – pioniere degli studi sui neutrini e grande amico anche del Maestro del prof. Kajita, il prof. Masatoshi Koshiba, premiato dall’Accademia di Svezia nel 2002, che ha in seguito ricevuto una medaglia dall’Ateneo Fridericiano. Una collaborazione iniziata negli anni ’80 e che prosegue ancora con i programmi sperimentali in corso al CERN di Ginevra e al Gran Sasso in cui sono coinvolti diversi gruppi napoletani e con il progetto TK2, avviato nel 2004, che nei prossimi decenni protrebbe fornire importanti
rivelazioni sull’Universo e i suoi segreti. Commosso per l’omaggio di quella che alla stampa definisce la ‘very distinguished University of Napoli’, il prof. Kajita ha raccontato con trasporto alla platea di ricercatori, studenti universitari e medi la storia della sua vita di scienziato. “Nel 1987 il prof. Koshiba, il mio mentore, ha osservato il primo scoppio di neutrini celesti, in coincidenza con il rilevamento di una supernova tra le nuvole Magellano ed ha vinto il Nobel, con altri due pionieri della Fisica Astroparticellare. Sento di essere stato molto fortunato ad essere coinvolto in queste emozionanti scoperte fin dall’inizio. Ci devono essere altri, più profondi, meccanismi di generazione della massa e, probabilmente, anche altri tipi di neutrini che non siamo ancora riusciti a identificare. Dobbiamo ancora lavorare molto”, dice il premio Nobel prima di ricevere la pergamena e il sigillo della Federico II. Agli studenti raccomanda: “di guardare sempre con grande attenzione i dati, senza pregiudizi, per cogliere l’occasione di fare qualcosa di nuovo”.
Simona Pasquale
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