Dopo essersi concentrati sulla Fisica e la Biologia, gli studenti del primo anno di Farmacia hanno iniziato le lezioni di una delle materie fondanti dell’intero Corso di Laurea: Chimica generale ed inorganica. E’ un esame impegnativo, da 10 crediti, che fornirà le basi per la maggior parte delle materie degli anni successivi. Le matricole pari e dispari seguiranno due corsi paralleli e dovranno studiare il medesimo programma. Nonostante un futuro farmacista dovrebbe trovarsi a suo agio tra le formule chimiche, la maggior parte degli studenti teme questa disciplina. “Diciamo la verità, la chimica non piace quasi a nessuno – afferma la prof.ssa Valeria Costantino che insegna alle matricole dispari – Anche io, da studentessa, non ci andavo matta. Per farla apprezzare, bisogna spiegarla con chiarezza. Se si forniscono gli strumenti per affrontarla, diventa una materia alla portata di tutti”. “C’è una paura ancestrale verso la chimica – sostiene la prof.ssa Michela Varra che per il primo anno ha per allievi le matricole pari – Gli studenti hanno l’idea che sia più complicata di come effettivamente è. Appena prendono confidenza, vi si appassionano. Molti partono con la convinzione che non capiranno granché: alcuni si ricrederanno, altri rimarranno fermi su questa posizione”. Il trucco per non lasciarsi spaventare dall’errata fama di questa disciplina è seguire il corso passo dopo passo e studiare senza tralasciare nulla. “E’ un percorso che si costruisce volta per volta con esercitazioni, prove in itinere, test in classe anche senza valutazione, materiali da scaricare, colloqui con i docenti”, sostiene la Costantino, titolare della cattedra da sei anni. Chi segue il corso dà l’esame tra giugno e luglio senza alcun problema. Di solito si tratta del 60% dei potenziali frequentanti che prende voti dal 25 in su. Poi da settembre la media comincia a scendere. La difficoltà principale consiste nel metabolizzare in tre mesi una grossa quantità di argomenti. Inoltre, spesso gli iscritti a Farmacia si applicano più volentieri agli aspetti medici piuttosto che a quelli chimici: “Solo nel corso degli studi si rendono conto di quanto la chimica sia fondamentale. Alcuni vi prendono gusto e chiedono di fare la tesi sperimentale, che per loro non è obbligatoria”, dice la prof.ssa Varra.
La storia della prof.ssa Costantino fornisce un esempio di come ci si possa appassionare alla chimica col passare degli anni: “E’ accaduto dopo la laurea. Ero assistente del prof. Fattorusso e mi occupavo delle esercitazioni di Chimica generale. Preparandole assieme a lui ho capito quanto possa essere emozionante trasmettere questa materia”. Il bello della chimica, per chi la insegna, è che ne ritrova i principi nella vita di tutti i giorni: “Nell’acqua che bolle per la pasta, nelle pile dei telefonini, nel nostro corpo, la chimica è ovunque”. La Costantino si rammarica di non poter far vedere ai suoi studenti le applicazioni pratiche di ciò che spiega: “Ho insegnato due volte negli Stati Uniti e lì potevo mostrare le reazioni in laboratorio in modo che rimanessero più impresse. Quel che posso fare oggi è cercare di agganciare la teoria alla realtà ricorrendo continuamente ad esempi. Far capire a cosa serve ciò che studiano è anche un modo per coinvolgere i ragazzi”. Di tutt’altro parere sull’utilità delle esercitazioni di laboratorio è la Varra: “Il diretto contatto con la realtà non forma le menti. E’ necessario uno studio teorico approfondito prima di passare alla pratica. Gli studenti devono capire la grande evoluzione che ha subito la chimica, piuttosto che fare la reazioncina acido-basico”.
(Ma. Pi.)
La storia della prof.ssa Costantino fornisce un esempio di come ci si possa appassionare alla chimica col passare degli anni: “E’ accaduto dopo la laurea. Ero assistente del prof. Fattorusso e mi occupavo delle esercitazioni di Chimica generale. Preparandole assieme a lui ho capito quanto possa essere emozionante trasmettere questa materia”. Il bello della chimica, per chi la insegna, è che ne ritrova i principi nella vita di tutti i giorni: “Nell’acqua che bolle per la pasta, nelle pile dei telefonini, nel nostro corpo, la chimica è ovunque”. La Costantino si rammarica di non poter far vedere ai suoi studenti le applicazioni pratiche di ciò che spiega: “Ho insegnato due volte negli Stati Uniti e lì potevo mostrare le reazioni in laboratorio in modo che rimanessero più impresse. Quel che posso fare oggi è cercare di agganciare la teoria alla realtà ricorrendo continuamente ad esempi. Far capire a cosa serve ciò che studiano è anche un modo per coinvolgere i ragazzi”. Di tutt’altro parere sull’utilità delle esercitazioni di laboratorio è la Varra: “Il diretto contatto con la realtà non forma le menti. E’ necessario uno studio teorico approfondito prima di passare alla pratica. Gli studenti devono capire la grande evoluzione che ha subito la chimica, piuttosto che fare la reazioncina acido-basico”.
(Ma. Pi.)