Come e cosa si studia ad Ingegneria: lo raccontano i protagonisti

“Se volete divertirvi o conservare i capelli non venite qua”, dicono scherzando Pasquale Curci, Marco Perrina e Vincenzo Saturnino, studenti iscritti alla Laurea Magistrale in Ingegneria Informatica, che in testa di capelli – e consigli – ne hanno ancora tanti.
Il titolo in Ingegneria è fra quelli che offre il maggior ventaglio di possibilità occupazionali e, ogni anno, oltre tremila ragazzi si rivolgono al solo Ateneo fridericiano, il quale, dopo duecentodue anni vissuti come la più antica Facoltà d’Ingegneria d’Italia, formerà, a partire da quest’anno, in collaborazione con Scienze e Architettura, la Scuola Politecnica delle Scienze di Base.
Per il forte interesse, i numeri del settore sono impressionanti, diciassettemila iscritti, diciassette Corsi di Laurea, cinque grandi Dipartimenti – Ingegneria Industriale, Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale, Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura e Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie e dell’Informazione – e quattro settori di riferimento, sviluppatisi seguendo l’evoluzione della società, in ambito Civile, Edile, Industriale e dell’Informazione. Quest’ultimo, figlio della rivoluzione informatica, racchiude i Corsi di Laurea Triennali e Magistrali in Ingegneria Informatica, Ingegneria Elettronica, Ingegneria delle Telecomunicazioni, Ingegneria Biomedica e Ingegneria dell’Automazione. 
“Nessun nostro amico laureato è senza lavoro ma lo stipendio fa schifo”, prosegue Pasquale che racconta dell’importanza della scelta: “Se è quella giusta o meno, lo sai verso la fine. Aver avuto buoni voti a scuola nelle materie scientifiche non basta. Diciamo che, con un buon liceo scientifico, Analisi I e Fisica I non sono gratis ma si hanno concetti utili che aiutano a capire le lezioni e ad andare veloci. Poi basta. Arriva il corso di Algebra Lineare e Geometria, il primo che obbliga a ragionare in maniera astratta e ti picchia”. Esami fondamentali del campo dell’Informazione sono Metodi Matematici per l’Informatica e Teoria dei Segnali: “rappresentano una sfida da superare mettendo in campo molte conoscenze. Non ci si butta a provarli e soprattutto, se non si è fatto bene il primo anno, è la volta buona che ci si mette a studiare bene le basi”, dice Marco. “Se volete programmare, andate ad Informatica perché qui si affrontano soprattutto progettazione di sistemi, hardware e modellizzazione. Nel mondo del lavoro danno per scontato che sappiamo programmare anche in linguaggi mai sentiti, ma la formazione che riceviamo ci consente di imparare a fare molte cose da soli”, aggiunge Vincenzo.
Il settore Industriale, del quale fanno parte i Corsi di Laurea in Ingegneria Aerospaziale, Ingegneria Elettrica, Ingegneria Meccanica, Ingegneria Navale, Ingegneria Chimica, Ingegneria dei Materiali e Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione, si è venuto a formare in seguito alle trasformazioni dell’Ottocento. Tutti i trienni proseguono con un Corso Magistrale omonimo, eccezion fatta per quello Meccanico, il quale presenta due percorsi Biennali distinti in Ingegneria Meccanica per la Progettazione e la Produzione e Ingegneria Meccanica per l’Energetica e l’Ambiente.
“La mia passione era principalmente rivolta all’ambito scientifico e ho deciso di indirizzarla verso un percorso dalle molte applicazioni”, racconta Gianluca Padula, studente alla Laurea Triennale in Ingegneria Aerospaziale. Poi suggerisce alle matricole di non sottovalutare il primo anno: “Soprattutto chi viene dal liceo scientifico tende a considerare alcuni argomenti come già acquisiti. Il punto è che, fin dall’inizio, si deve cambiare radicalmente il proprio metodo di studio”. Per superare gli esami e gestire ‘fatiche extra’: “appena arrivato mi colpì l’entusiasmo che vedevo in tanti docenti, alcuni dei quali sono anche caratterizzati da una certa vena di follia e può capitare che ti chiedano di firmare la camicia anche prima di iniziare l’orale, non certo il massimo della tranquillità”. Esame cruciale del settore, Scienza delle Costruzioni ma non è l’unico. Ci sono anche Termodinamica, Aerodinamica e, per il ramo industriale nel suo complesso, Meccanica Applicata alle Macchine e Costruzione di Macchine. “Dipendono strettamente dalla formazione di base, in particolare dalla Fisica, da cui deriva tutta la formulazione”, conclude Gianluca.
Settori originari dell’Ingegneria sono quello Civile – la cui offerta formativa presenta Corsi di Laurea in Ingegneria Civile, Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio e Ingegneria Gestionale per i Progetti e le Infrastrutture (percorso solo Triennale che apre alla possibilità di un successivo biennio in ambito sia civile che industriale) – e quello Edile con i Corsi in Ingegneria Edile (titolo riconosciuto solo in Italia) e Ingegneria Edile-Architettura, laurea quinquennale a ciclo unico e numero chiuso, afferente ad un ordinamento europeo. La formazione prosegue con le relative Lauree Magistrali in Ingegneria Strutturale e Geotecnica (STReGA), Ingegneria dei Sistemi Idraulici e di Trasporto (ISIT), Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio e Ingegneria Edile. “Si comincia con Analisi e Fisica e si prosegue con le stesse materie, solo che hanno altri nomi – spiegano Filomena D’Alessandro e Patrizia, studentesse della Laurea Triennale in Ingegneria Edile. Il metodo di studio: “Può essere utile scrivere i concetti ed i passaggi anche mentre si ripete l’orale, per esempio la dimostrazione di un teorema. È meglio spendere mezz’ora di tempo in più per capire un passaggio, che imparare a memoria”. Discipline fondamentali di questo campo: Materiali, Scienza delle Costruzioni, Tecnica delle Costruzioni e, per chi lo inserisce nel piano di studi, Organizzazione del Cantiere. “Al primo anno, può essere utile rivolgersi ai colleghi più grandi i quali, oltre ad avere più esperienza, hanno anche tanto materiale di cui vogliono disfarsi, appunti, eserciziari, prove svolte, una vera miniera”.
Infine, bisogna ricordare che il cammino può essere faticoso e pieno di delusioni. “Appena superata Fisica I, mi sono avvilita molto. Tanto studio e alla fine solo un 18. Ho imparato, però, che non bisogna fermarsi ad un brutto voto ma accettarlo imparando a riconoscere se è giusto”, consiglia Alessandra Scarano, al primo anno di Ingegneria Biomedica. Altre preziose raccomandazioni da ‘fratelli maggiori’, comuni un po’ a tutti, affrontano l’atteggiamento migliore da assumere per riuscire: “andare sempre a ricevimento, essere attivi in aula e non isolarsi ma cercare di formare un gruppo valido con cui studiare perché si comprende se la scelta fatta è giusta anche se ci si trova bene con gli altri. Studiare ma godersi anche la vita e, se possibile, per i corsi divisi in canali, a parità di programma, seguire con un professore bravo”.
Ingegneria è a cura di
Simona Pasquale
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