Comunicazione e salute: il giornalista Franco Di Mare ospite della Scuola di Medicina

“Chiunque operi nella sanità deve avere a mente il principio che la persona viene prima di tutto. Il progresso della medicina ha inesorabilmente tecnicizzato l’operato del medico, e anche la formazione degli studenti è orientata alla conoscenza delle nozioni biologiche e tecniche, tralasciando spesso l’aspetto umano della professione”, ha detto il prof. Luigi Califano, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia, nell’aprire l’incontro dal titolo “Comunicazione e salute: tra rischi e opportunità” che si è svolto il 2 marzo, presso l’Aula Magna “Gaetano Salvatore” del Policlinico dell’Università Federico II. L’evento, nell’ambito del ciclo di seminari #NONSOLOMEDICINA, promosso dalla Scuola di Medicina dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, che ha l’obiettivo di coniugare varie realtà dell’informazione e della cultura, insieme al mondo della medicina. Sul tema è intervenuto il noto cronista del Tg1 Franco Di Mare, accolto  dal Direttore Generale dell’Azienda Vincenzo Viggiani, dai membri del Comitato Etico d’Ateneo, tra cui il prof. Claudio Buccelli, e dal prof. Nicola Caporaso, Vicepresidente della Scuola di Medicina. “L’incontro con Di Mare sarà un momento di confronto tra operatori del settore e studenti, per riflettere sul così attuale tema dell’umanizzazione delle cure. Ci fornirà il giusto codice di comunicazione nello specifico della realtà sanitaria. Con l’avvento dei social media e la maggiore accessibilità alle informazioni sulla salute, l’efficacia della comunicazione istituzionale è stata fortemente messa in discussione con una importante ricaduta sulle dinamiche relazionali caratterizzanti il rapporto tra professionista della salute e paziente”, ha affermato Viggiani. Grazie al contributo di Di Mare, ha aggiunto, “cercheremo di fare chiarezza sulle modalità più appropriate attraverso cui comunicare la salute e la malattia, temi che vedono già da tempo coinvolti i nostri professionisti, che attraverso gruppi di lavoro e progettualità multidisciplinari lavorano al miglioramento continuo della comunicazione, in tutte le fasi dell’accoglienza e dell’assistenza”.
Al giornalista, conduttore del programma “UnoMattina” e autore di alcuni testi tra i quali “Non chiedermi perché”, da cui è stata tratta la fiction “L’Angelo di Sarajevo”, in cui racconta come è avvenuto il suo incontro con la piccola “Stella”, bambina slava, adottata appena dopo la Guerra nei Balcani e oggi venticinquenne, subito una domanda dal prof. Caporaso: “Com’è possibile che ci sia ancora poca empatia nel rapporto medico/paziente e quali sono le giuste abilità comunicative da mettere in pratica per favorire un adeguato comportamento verso il malato?”. Di Mare, avvalendosi anche della proiezione in diretta di alcune puntate del programma Rai ‘Check Up’, fa rilevare: “In questi video potete notare sicuramente la poca chiarezza dei medici, intervistati dalla conduttrice Livia Azzariti”. Un esempio: “relativamente alla prevenzione di ictus e infarto, i dottori parlano in modo freddo, sintetico e a bassa voce, non evidenziano i pericoli di queste malattie fulminanti. Non c’è una corretta informazione ai fini di una vera campagna di prevenzione delle patologie in questione. Anche la conduttrice appare spaesata, in certi frangenti. Nonostante ‘Check up’ sia comunque un ottimo programma televisivo, sono i medici a dover impostare le loro interviste in maniera diversa”. Oggi c’è poca empatia verso i pazienti, sottolinea Di Mare, “perché gli staff ospedalieri sono ancora poco preparati a comprendere le emozioni del malato e gli stati d’animo dei suoi familiari. Apprezzo, tuttavia, l’operato di molti primari che lavorano qui al Policlinico Federico II e non mi permetterei mai di criticare o accusare qualcuno, ma credo che fare informazione e cercare di prevenire malattie mortali, tra cui anche tumori, sia una missione importante”. Il giornalista afferma: “sto svolgendo dei veri e propri ‘corsi’ privati per quei medici interessati a svolgere mansioni di questo tipo. Sono importanti i congressi e tutti i seminari di prevenzione, utili a spiegare le modalità di prevenzione di molte patologie”. In tal senso, anche i giornalisti hanno un ruolo importante. “Devono essere ‘mediatori’ della Comunità Scientifica. È fondamentale riuscire a coniugare informazione e medicina”. Un aneddoto: “Ricordo con affetto una mia zia che per evitare il diabete, la domenica, sceglieva di mangiare un cannolo piuttosto che due o tre. La cosa mi fa sempre sorridere. Le ho detto di informarsi bene su come prevenire il diabete”. Il web non basta, sottolinea. “Sarebbe opportuno fare prevenzione negli ospedali, negli ambulatori medici e nelle Asl. Nei casi di malattie terminali, è necessario dire al paziente di continuare a sperare, oltre ad offrirgli tutti gli strumenti necessari per poterlo curare dal punto di vista medico e ospedaliero”. Altro tema: il rispetto verso le donne. “I problemi di salute femminili che avvengono dopo il parto, legati ad esempio al possibile prolasso della vescica, spesso si ripercuotono sulla persona e sulla loro intimità e rappresentano un tema delicato. Tante donne ricevono le proprie diagnosi in modo imbarazzante, con linguaggi non sempre adeguati. È quello che purtroppo è avvenuto nel programma ‘Check up’, dove per spiegare il problema si è parlato di ‘abitabilità degli organi riproduttivi femminili’, un termine completamente sbagliato”. I pazienti sono esseri umani: “Non possiamo mettere al centro il paziente nel percorso terapeutico se poi gli voltiamo le spalle. Siamo abituati ad inviare dati e diagnosi con il computer,  attraverso mezzi digitali, evitando qualsiasi forma di dialogo”. Di Mare chiude con il racconto di una esperienza personale: “Sono fiero dei casi di buona sanità in Italia. Ero a Ramallah, in Israele, fui ferito durante un conflitto. Finsi di stare benissimo pur di tornare in Italia ad operarmi”. Assodata la professionalità di tanti medici, che fanno bene il proprio lavoro, occorre impegno per migliorare “le campagne di prevenzione, così come l’umanizzazione del rapporto con il paziente, oltre a garantire una corretta informazione”.
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