Con Mario Sconcerti ritorna “Lo sport in Accademia”

“Giornate del genere possono rompere le barriere tra professionisti di televisioni e giornali e noi studenti. Ci danno  la possibilità di capire come si può arrivare a certi livelli”, dice Stefano Scarinzi, studente di Lettere Moderne della
Federico II. Con passione vive il calcio da tifoso e da portiere di una squadra di Benevento. Una passione che, il 3 marzo, lo ha portato nell’aula De Sanctis del Dipartimento di Giurisprudenza. È lì, in un’aula che ha visto occupare una buona parte dei circa cento posti disponibili, che è ricominciato “Lo sport in Accademia”, il ciclo di seminari promosso dall’Ateneo nell’ambito del progetto F2 Cultura. Ospite della giornata: Mario Sconcerti, firma storica del giornalismo sportivo e opinionista della RAI, relatore all’incontro intitolato “Il calcio oggi, quasi insostenibile”. “Ringrazio moltissimo il dott. Sconcerti di essere con noi oggi. È uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani. È un privilegio per il nostro Ateneo averlo qui. Spero possiate trovare il massimo beneficio dal suo intervento”, ha affermato il Rettore Gaetano Manfredi prima di consegnare all’ospite il sigillo della Federico II, un riconoscimento alla sua attività di giornalista e scrittore. “Quello che mi ha sempre colpito di Sconcerti erano i suoi quaderni, la dimostrazione che se non si studia e si traggono delle sintesi da analisi empiriche, allora si resta nel campo delle impressioni”, ha confessato il Prorettore Arturo De Vivo. L’artefice di quei quaderni ha spiegato: “il calcio è un mondo che vive di sola cronaca. Ho provato a dargli una piccola scientificità, analizzando la ripetitività e la costanza di alcuni dati”. Senza dimenticare che “lo sport è un fenomeno giuridico”. Ne ha parlato il prof. Giovanni Leone, vicedirettore del Dipartimento di Giurisprudenza, che ha proseguito: “da noi si insegna Diritto Sportivo  e, proprio di recente, c’è stato un incontro incentrato sul rapporto tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria”. Spendere o non spendere? Questo è il dilemma di un calcio moderno che parla sempre meno digol e sempre più di diritti televisivi e stadi nuovi. Il mondo del pallone può andare avanti così? Qual è la situazione attuale? Cosa si rischia per il futuro? Sono alcuni dei punti sui quali si è soffermato Sconcerti, partito dalla nascita del calcio “in Inghilterra nella seconda metà dell’Ottocento”, per poi entrare nel vivo della questione di giornata: il denaro. “Non c’è modo di pareggiare i costi. Il calcio è difficile da gestire perché è un’azienda dove non c’è progresso. Il calcio resta se stesso”. Uno sport “molto avido. I giocatori puntano sempre ai soldi. Vivono sotto la spinta perenne di maggiori guadagni”. Rovescio della medaglia: “il calcio offre grande consolazione alla gente. Sotto questo aspetto merita i soldi che ha, ma devono essere distribuiti meglio, altrimenti sono destinate a fallire altre squadre”. Spazio poi alle domande. Quanto le società investono nelle giovanili? “L’Italia ha sempre avuto una grande scuola, adesso ci siamo un po’ fermati. C’è fermento da parte di diversi giovani, ma il talento è tutto da dimostrare”. Gli interessi economici influenzano i risultati sportivi? No, la risposta netta: “sono sicuro che, se qualcuno potesse decidere chi deve vincere il campionato, lo farebbe vincere al Napoli. Il fatto che vinca sempre la stessa squadra non fa bene al calcio”. Per evitare ogni sospetto, il prof. Leone chiede: “perché non adottare la moviola in campo?”. Secondo Sconcerti accadrà presto, ma cambierà poco la situazione: “ci stiamo arrivando, ma con diffidenza. La moviola coinvolge pochi casi a partita e resterebbe comunque un’opinione gestita dall’arbitro. Noi continueremo a leggere gli episodi dalla nostra parte. Sono convinto che gli arbitri siano la cosa migliore nel calcio, ho poca fiducia nei calciatori”. Chiusura con qualche autografo e foto di rito. Ha ascoltato Sconcerti fino alla fine Francesco, al quarto anno di Giurisprudenza: “sono un grande appassionato di sport. Ho seguito sempre Sconcerti a Sky e adesso alla RAI. Mi piace il modo che ha di parlare di calcio. Lo fa numeri alla mano, consultando le statistiche e andando oltre le chiacchiere da bar”
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