Concorsi e veleni a Scienze della Terra

Veleni per un concorso nel Dipartimento di Scienze della Terra della Federico II. La prova in questione si è svolta lo scorso autunno ed ha determinato la nomina ad ordinario di Geochimica e Vulcanologia del professore Massimo D’Antonio. Riguardo alle modalità di costituzione della commissione di gara, però, si è consumato un durissimo scontro tra il professore Pierluigi Cappelletti ed il professore Benedetto De Vivo, tra gli anziani del Dipartimento, che il prossimo 31 ottobre andrà in pensione. Sostiene quest’ultimo che il Direttore dell’epoca ed il Rettore della Federico II Gaetano Manfredi abbiano commesso un abuso. Il primo, quando ha varato il decreto di urgenza che ha costituito la commissione di esame scavalcando il Consiglio di Dipartimento. Il secondo, quando ha avallato con la sua firma quel provvedimento del Direttore. Il caso aiuta forse a capire meglio la scelta improvvisa del professore Cappelletti di andare via ben prima che scadesse il suo mandato. Mesi fa il docente, in una intervista rilasciata ad Ateneapoli, fece riferimento a motivi di salute e di stress. Innescato, quest’ultimo, dal superlavoro connesso all’incarico di direttore che, complice il proliferare di norme e regolamenti, finisce per assorbire chi lo ricopra ben oltre i normali tempi di lavoro. Dalle parole di Cappelletti, però, traspariva anche una profonda amarezza. Il Direttore dimissionario accennava all’incapacità di alcuni docenti del Dipartimento di fare squadra e faceva riferimento pure ad un episodio specifico – la classica goccia che fa traboccare il vaso – sul quale, però, non aveva voluto fornire ulteriori dettagli. Le accuse del professore De Vivo potrebbero essere state, appunto, l’episodio che convinse Cappelletti a rompere i residui indugi ed a tornare a dedicarsi a tempo pieno alla ricerca ed alla didattica. A qualche mese da quelle vicende, De Vivo resta fermamente convinto della giustezza delle sue posizioni e della opportunità delle critiche rivolte, all’epoca, al Direttore. Argomenta: “Quando si bandisce un concorso, il Consiglio di Dipartimento decide a maggioranza la nomina della commissione. Per Geofisica e Vulcanologia c’era un bando aperto alla partecipazione degli idonei a livello nazionale. Il meccanismo in teoria è più virtuoso rispetto all’altra possibilità, quella di limitare il concorso alla partecipazione degli idonei del Dipartimento, perché garantisce una concorrenza più ampia. Purché, naturalmente, la scelta dei commissari sia tale da garantire effettivamente l’imparzialità nel metro di giudizio”. Prosegue: “La commissione per il concorso in questione è stata formata lo scorso autunno dal Direttore Cappelletti senza che della questione fosse stato investito il Consiglio di Dipartimento. Il Rettore ha accettato questa procedura ed in qualche modo se ne è fatto garante, nonostante ci fosse stata una evidente violazione di un principio di legalità. Alla fine ha vinto il candidato interno, che si è imposto sul concorrente proveniente dalla Seconda Università, il professore Moretti. Non entro nel merito, sia chiaro, delle capacità e dei meriti dell’uno o dell’altro. Non sto dicendo che il vincitore fossemeno bravo o meritevole del secondo in graduatoria. Ribadisco, piuttosto, che quella commissione concorsuale non è stata costituita nel rispetto delle regole”. Secondo il docente, la questione rientra in un tema più ampio, quello della opacità dei meccanismi di selezione in ambito universitario. Su di essa è più volte intervenuto con contributi piuttosto critici e scettici riguardo alla capacità dell’accademia di adottare prassi e pratiche ispirate alla trasparenza ed all’effettiva selezione dei più meritevoli. Ma torniamo al concorso ed alle accuse circa la presunta irregolarità del decreto di urgenza adottato dal Direttore del Dipartimento in carica lo scorso autunno per selezionarela commissione. Cappelletti commenta: “Non ho alcun piacere di parlare di questa vicenda e neppure del professore De Vivo. Mi limito a dire che se De Vivo si andassea leggere i regolamenti, si renderebbe facilmente conto della brutta figura che ha fatto. Gli atti che ho adottato sono stati tutti assolutamente trasparenti e regolari. Il Rettore Manfredi, infatti, ha sancito con la sua firma la correttezza della mia procedura. De Vivo lancia accuse e sospetti? Che posso dirle? In Italia ciascuno è libero di esprimere le sue opinioni, perfino quelle prive di qualunque fondamento. Faccia quel che vuole, se ritiene mi denunci pure. Non ho nulla da temere e non ho intenzione di commentare ulteriormente”. Dagli Uffici centrali dell’Ateneo confermano la regolarità della procedura.
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