“Oggi la dimensione dell’attività didattica e scientifica è internazionale. Per questa ragione, stiamo rivedendo l’offerta formativa del Corso di Studio in Giurisprudenza con l’obiettivo di affiancare a una formazione di tipo teorico iniziative didattiche dedicate a casi particolari che siano in grado di sviluppare le capacità competitive dei nostri laureati in accordo con le necessità e le opportunità del mondo in continua evoluzione”, annuncia il Rettore Gaetano Manfredi inaugurando il convegno che si è tenuto lunedì 19 ottobre presso l’Aula Pessina nella sede del Dipartimento di Giurisprudenza. L’argomento all’ordine del giorno è la lotta alla corruzione sul piano interno e internazionale, “che si inserisce perfettamente nel quadro delle proposte di politica culturale condotte dall’Ateneo intese a fornire agli studenti un confronto tra le pratiche e le tecniche sviluppate a livello nazionale e globale”, continua il Rettore. Un tema delicato quello del fenomeno corruttivo che avvicina e unisce le forze di Atenei e Uffici giudiziari del territorio campano, quali l’Università Suor Orsola Benincasa e la Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli, nonché l’Autorità Nazionale Anticorruzione e, per questo specifico progetto di ricerca, alcune prestigiose Università brasiliane (Univesidade de São Paulo, Pontifícia Universidade Católica do Rio Grande do Sul, Universidade Federal Do Rio de Janeiro).
Un progetto che non è solo italiano ma gode di respiro mondiale in virtù della partecipazione esemplificativa del Brasile, “in cui si sono verificati proprio recentemente scandali legati al malaffare. L’ultima inchiesta ha visto coinvolta l’azienda petrolifera nazionale Petrobras e le polemiche conseguenti hanno messo in crisi la Presidenza di Governo con una richiesta di impeachment”, prosegue il prof. Manfredi. La realizzazione del Protocollo d’intesa Italia-Brasile consentirà agli studenti di poter fare esperienze sul campo e lavorare attraverso degli scambi con il paese “nell’ambito della tradizione di internazionalizzazione perseguita dal sistema universitario campano nel complesso e in particolare dall’Ateneo federiciano che sta procedendo con grandi risultati”, comunica il Rettore.
Al centro del dibattito la questione della criminalità organizzata va affrontata “non solo in termini teorici, bensì con riferimento ai casi concreti. Il Diritto è tecnica come ogni scienza, ma è soprattutto espressione della storia e della vita delle persone. Bisogna quindi avere consapevolezza del caso in sé che non rappresenta esclusivamente un mero esercizio retorico. Siamo felici di ospitare oggi questa manifestazione nell’architettura fisica e istituzionale del Dipartimento di Giurisprudenza”, sono le affermazioni del prof. Lucio De Giovanni, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e docente di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità.
Prende parte alla tavola rotonda il prof. Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa: “La corruzione si combatte con le armi del Diritto e delle Procedure. Tuttavia, le Procedure si incontrano con gli uomini e quindi non sono mai tecnicamente perfette. Allora bisogna immettere attraverso la guida del Diritto il valore immateriale della fiducia nelle istituzioni e il senso del rispetto della legge”. Segue il discorso del magistrato Alessandro Jazzetti in rappresentanza della Procura Generale di Napoli: “L’azione criminosa è un fenomeno transnazionale, perciò ben vengano le intese con le Università straniere che consentono di incrociare i dati delle esperienze ed elaborare per gli studenti piattaforme di studio proficue”.
L’incontro procede con la lettura da parte della prof.ssa Clelia Iasevoli, docente di Diritto Processuale Penale alla Federico II, della lettera indirizzata dal prof. Claudio do Prado Amaral dell’Università di San Paolo in occasione della manifestazione: “Il momento storico brasiliano è difficilissimo, perché la corruzione ha distrutto l’economia nazionale, la nostra anima e il nostro morale. Studiare insieme l’origine del problema sarà la forma più nobile di aiuto e scambio intellettuale tra nazioni diverse”. La prof.ssa Iasevoli procede soffermandosi sulla pianificazione del progetto in corso d’opera, che “partirà dalla prassi, cioè dall’analisi dei casi più rilevanti di corruzione nelle zone metropolitane e limitrofe della città di Napoli. Grazie all’aiuto della Procura, i nostri giovani giuristi potranno analizzare dei fascicoli rispetto ai quali ovviamente non vi sono obblighi di segretezza e ricostruire così le peculiarità dei casi di corruzione sul nostro territorio. Si passerà poi all’individuazione, grazie all’Autorità Anticorruzione, di strategie integrate di contrasto che possano tutelare i diritti inviolabili della persona e la libertà dell’iniziativa economica privata prevenendo il problema dell’illegalità”.
Concludono la presentazione del nuovo Protocollo d’intesa le parole significative del magistrato Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, il quale sottolinea a partire dalla lettera del docente brasiliano che “la corruzione non è semplicemente un problema di carattere economico, morale o peggio ancora penale. Il sistema del malaffare mette in discussione le basi ordinarie della società, rende difficile lo sviluppo decente di un’economia seria, elimina ogni meccanismo di concorrenza e soprattutto finisce per mortificare le energie migliori”. Gli studi internazionali hanno dimostrato oramai un collegamento evidente in alcuni paesi tra alto tasso di criminalità e basso tasso di ricerca. “L’attività di ricerca non è di utile vantaggio in uno stato corrotto, perché lì dove regna la corruttela si ottiene un determinato risultato grazie a sotterfugi, quali il favore e la richiesta a qualcuno di potente che possa aprire le porte. Tutto questo ha un prezzo: il potente dovrà sempre chiedere qualcosa in cambio e nella peggiore delle ipotesi chiederà a chi ha di fronte di non essere un uomo libero”. Dal momento che il clientelismo pone ciascuno stato dinanzi a problemi seri, “coloro che hanno le competenze e il know how sufficiente in questa direzione devono agire di squadra per un lungo periodo al fine di elaborare le strategie giuste. È un segnale importante quello lanciato dalle Università di aprirsi fuori al fine di formare le professionalità mirate per potersi occupare di tematiche più gravi. Di solito, le università sono eccezionali quando devono fornire una preparazione teorica sulle nozioni fondamentali della storia del nostro passato, ma non sempre sono in grado di essere sul pezzo per quanto riguarda l’attualità”. L’attività di contrasto alla criminosità “non può essere fatta senza un pezzo di società civile o di mondo imprenditoriale. Dobbiamo creare le condizioni perché in Italia si possa continuare a operare seriamente in modo da ostacolare la corruzione non intesa come reato ma come prassi di comportamento”. È necessario scongiurare l’idea che nel nostro paese “non si possano fare le cose o che tutto quello che si fa debba per forza passare attraverso la tagliola delle logiche del malaffare. La riuscita di un evento internazionale come l’Expo ha dimostrato che possiamo anche vincere. Dopo essere partiti da una situazione difficilissima, l’esperienza di Milano è stata una grande vetrina per l’Italia nel resto del pianeta”. In questo contesto, il nuovo Protocollo d’intesa attivato con la collaborazione del Brasile potrà rappresentare “l’occasione per ripartire e imparare da altri luoghi, perché la corruzione non si fronteggia con una logica di tipo localista. Non possiamo vincere questa battaglia da soli né basta la cultura, ma è lo scambio di idee che può cambiare le cose e noi possiamo farcela a condizione di lavorare insieme”.
Sabrina Sabatino
Un progetto che non è solo italiano ma gode di respiro mondiale in virtù della partecipazione esemplificativa del Brasile, “in cui si sono verificati proprio recentemente scandali legati al malaffare. L’ultima inchiesta ha visto coinvolta l’azienda petrolifera nazionale Petrobras e le polemiche conseguenti hanno messo in crisi la Presidenza di Governo con una richiesta di impeachment”, prosegue il prof. Manfredi. La realizzazione del Protocollo d’intesa Italia-Brasile consentirà agli studenti di poter fare esperienze sul campo e lavorare attraverso degli scambi con il paese “nell’ambito della tradizione di internazionalizzazione perseguita dal sistema universitario campano nel complesso e in particolare dall’Ateneo federiciano che sta procedendo con grandi risultati”, comunica il Rettore.
Al centro del dibattito la questione della criminalità organizzata va affrontata “non solo in termini teorici, bensì con riferimento ai casi concreti. Il Diritto è tecnica come ogni scienza, ma è soprattutto espressione della storia e della vita delle persone. Bisogna quindi avere consapevolezza del caso in sé che non rappresenta esclusivamente un mero esercizio retorico. Siamo felici di ospitare oggi questa manifestazione nell’architettura fisica e istituzionale del Dipartimento di Giurisprudenza”, sono le affermazioni del prof. Lucio De Giovanni, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e docente di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità.
Prende parte alla tavola rotonda il prof. Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa: “La corruzione si combatte con le armi del Diritto e delle Procedure. Tuttavia, le Procedure si incontrano con gli uomini e quindi non sono mai tecnicamente perfette. Allora bisogna immettere attraverso la guida del Diritto il valore immateriale della fiducia nelle istituzioni e il senso del rispetto della legge”. Segue il discorso del magistrato Alessandro Jazzetti in rappresentanza della Procura Generale di Napoli: “L’azione criminosa è un fenomeno transnazionale, perciò ben vengano le intese con le Università straniere che consentono di incrociare i dati delle esperienze ed elaborare per gli studenti piattaforme di studio proficue”.
L’incontro procede con la lettura da parte della prof.ssa Clelia Iasevoli, docente di Diritto Processuale Penale alla Federico II, della lettera indirizzata dal prof. Claudio do Prado Amaral dell’Università di San Paolo in occasione della manifestazione: “Il momento storico brasiliano è difficilissimo, perché la corruzione ha distrutto l’economia nazionale, la nostra anima e il nostro morale. Studiare insieme l’origine del problema sarà la forma più nobile di aiuto e scambio intellettuale tra nazioni diverse”. La prof.ssa Iasevoli procede soffermandosi sulla pianificazione del progetto in corso d’opera, che “partirà dalla prassi, cioè dall’analisi dei casi più rilevanti di corruzione nelle zone metropolitane e limitrofe della città di Napoli. Grazie all’aiuto della Procura, i nostri giovani giuristi potranno analizzare dei fascicoli rispetto ai quali ovviamente non vi sono obblighi di segretezza e ricostruire così le peculiarità dei casi di corruzione sul nostro territorio. Si passerà poi all’individuazione, grazie all’Autorità Anticorruzione, di strategie integrate di contrasto che possano tutelare i diritti inviolabili della persona e la libertà dell’iniziativa economica privata prevenendo il problema dell’illegalità”.
Concludono la presentazione del nuovo Protocollo d’intesa le parole significative del magistrato Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, il quale sottolinea a partire dalla lettera del docente brasiliano che “la corruzione non è semplicemente un problema di carattere economico, morale o peggio ancora penale. Il sistema del malaffare mette in discussione le basi ordinarie della società, rende difficile lo sviluppo decente di un’economia seria, elimina ogni meccanismo di concorrenza e soprattutto finisce per mortificare le energie migliori”. Gli studi internazionali hanno dimostrato oramai un collegamento evidente in alcuni paesi tra alto tasso di criminalità e basso tasso di ricerca. “L’attività di ricerca non è di utile vantaggio in uno stato corrotto, perché lì dove regna la corruttela si ottiene un determinato risultato grazie a sotterfugi, quali il favore e la richiesta a qualcuno di potente che possa aprire le porte. Tutto questo ha un prezzo: il potente dovrà sempre chiedere qualcosa in cambio e nella peggiore delle ipotesi chiederà a chi ha di fronte di non essere un uomo libero”. Dal momento che il clientelismo pone ciascuno stato dinanzi a problemi seri, “coloro che hanno le competenze e il know how sufficiente in questa direzione devono agire di squadra per un lungo periodo al fine di elaborare le strategie giuste. È un segnale importante quello lanciato dalle Università di aprirsi fuori al fine di formare le professionalità mirate per potersi occupare di tematiche più gravi. Di solito, le università sono eccezionali quando devono fornire una preparazione teorica sulle nozioni fondamentali della storia del nostro passato, ma non sempre sono in grado di essere sul pezzo per quanto riguarda l’attualità”. L’attività di contrasto alla criminosità “non può essere fatta senza un pezzo di società civile o di mondo imprenditoriale. Dobbiamo creare le condizioni perché in Italia si possa continuare a operare seriamente in modo da ostacolare la corruzione non intesa come reato ma come prassi di comportamento”. È necessario scongiurare l’idea che nel nostro paese “non si possano fare le cose o che tutto quello che si fa debba per forza passare attraverso la tagliola delle logiche del malaffare. La riuscita di un evento internazionale come l’Expo ha dimostrato che possiamo anche vincere. Dopo essere partiti da una situazione difficilissima, l’esperienza di Milano è stata una grande vetrina per l’Italia nel resto del pianeta”. In questo contesto, il nuovo Protocollo d’intesa attivato con la collaborazione del Brasile potrà rappresentare “l’occasione per ripartire e imparare da altri luoghi, perché la corruzione non si fronteggia con una logica di tipo localista. Non possiamo vincere questa battaglia da soli né basta la cultura, ma è lo scambio di idee che può cambiare le cose e noi possiamo farcela a condizione di lavorare insieme”.
Sabrina Sabatino