Lezioni distribuite nell’arco della settimana fra mattina e pomeriggio. Alcuni Corsi di Laurea, non tutti, prevedono un giorno o due, con lezioni dalle 8.00 di mattina fino alle 7.00 di sera. Ad Ingegneria, complici gli spazi limitati, il numero sempre crescente di immatricolati e le riforme ordinamentali, da anni si va avanti così. Ma com’è seguire le lezioni ‘in notturna’? Abbiamo chiesto agli studenti cosa ne pensano, cercando, per quanto possibile, di condividerne la quotidianità.
Giovedì pomeriggio, aula B dell’edificio di Piazzale Tecchio. I ragazzi del terzo anno del Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione seguono la lezione di Tecnologia Meccanica con il prof. Luigi Nele dalle 17.30 alle 19.30. Arriviamo davanti l’aula poco prima che la lezione precedente termini. Appena conclusa, veniamo travolti da un vero e proprio esodo. “Scusa devo andare, perdo il treno”, dice una ragazza scappando via, come tanti altri suoi colleghi. Causa accorpamenti, il canale è stato unificato e tutti gli studenti seguono in un’unica grande aula, da 240 posti, sufficiente per tutti, più che abbondante per l’ultima lezione. Almeno un terzo dei posti, infatti, è vuoto. “Alle ultime ore se ne vanno quasi tutti, restano pochissime persone”, ci spiega Roberto Ruggieri. La lezione è interessante, ricca di richiami alla Fisica e alla Chimica: “…date le condizioni al contorno, si dice che un sistema è in equilibrio quando, una volta perturbato, torna allo stato iniziale…”. Il docente è chiarissimo, le diapositive proiettate sono fatte bene ma qua e là ci sono persone che parlano fra loro o si distraggono. Nulla di eccezionale, in aula c’è sostanzialmente il silenzio ma non il solito clima concentrato di un’aula di Ingegneria. “Negli anni scorsi mi è capitato di seguire le lezioni mattina e pomeriggio in una stessa giornata, quest’anno no. Però si viene comunque a studiare, in realtà cambia poco. Forse pesa fare lezione fino a tardi, in compenso chi viene da lontano come me non deve fare le corse”, racconta Monica Simoni. “Se vuoi ce la fai a restare concentrato”, dice Andrea Narciso.
Giovedì pomeriggio, aula B dell’edificio di Piazzale Tecchio. I ragazzi del terzo anno del Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione seguono la lezione di Tecnologia Meccanica con il prof. Luigi Nele dalle 17.30 alle 19.30. Arriviamo davanti l’aula poco prima che la lezione precedente termini. Appena conclusa, veniamo travolti da un vero e proprio esodo. “Scusa devo andare, perdo il treno”, dice una ragazza scappando via, come tanti altri suoi colleghi. Causa accorpamenti, il canale è stato unificato e tutti gli studenti seguono in un’unica grande aula, da 240 posti, sufficiente per tutti, più che abbondante per l’ultima lezione. Almeno un terzo dei posti, infatti, è vuoto. “Alle ultime ore se ne vanno quasi tutti, restano pochissime persone”, ci spiega Roberto Ruggieri. La lezione è interessante, ricca di richiami alla Fisica e alla Chimica: “…date le condizioni al contorno, si dice che un sistema è in equilibrio quando, una volta perturbato, torna allo stato iniziale…”. Il docente è chiarissimo, le diapositive proiettate sono fatte bene ma qua e là ci sono persone che parlano fra loro o si distraggono. Nulla di eccezionale, in aula c’è sostanzialmente il silenzio ma non il solito clima concentrato di un’aula di Ingegneria. “Negli anni scorsi mi è capitato di seguire le lezioni mattina e pomeriggio in una stessa giornata, quest’anno no. Però si viene comunque a studiare, in realtà cambia poco. Forse pesa fare lezione fino a tardi, in compenso chi viene da lontano come me non deve fare le corse”, racconta Monica Simoni. “Se vuoi ce la fai a restare concentrato”, dice Andrea Narciso.
8.30-19.30: la lunga
giornate delle
matricole
di Meccanica
giornate delle
matricole
di Meccanica
Lunedì pomeriggio dalle 17.30 alle 19.30, nell’aula T9 di Monte Sant’Angelo. Le matricole di Ingegneria Meccanica seguiranno la lezione di Disegno Tecnico, l’ultima di una giornata cominciata alle 8.30 con tre ore di Laboratorio di Disegno a Piazzale Tecchio e proseguita con un trasferimento di sede e quattro ore di lezione divise fra Analisi e Algebra Lineare. “Quando si torna a casa non si riesce a studiare”, sottolinea Vincenzo Di Palma. Carlo Matracino, anche lui al primo anno di Ingegneria Meccanica, ha vent’anni e lavora come aiuto elettricista da quando ne aveva sette: “gli orari sono un po’ sballati e ti obbligano a scegliere in quali materie impegnarti di più, ma se mi pesasse non starei qui. C’è voluto un anno per fare questa scelta e se voglio raggiungere un obiettivo, devo sacrificare qualcosa”.
Martedì pomeriggio nel cortile di Agnano, ad Ingegneria Navale è in corso la lezione di Statica e Geometria della Nave. “Oggi finiremo alle 16.30, un orario accettabile – commenta Francesco Davide – In altri giorni finiamo un paio d’ore dopo ed è veramente pesante, perché di alcune materie facciamo anche tre ore di lezione di seguito. Siamo stanchi anche se i professori sono bravi”. “È un orario diverso da quello a cui eravamo abituati a scuola, però la mattina qualche volta possiamo dormire un poco in più. Sono le prime settimane, poi vedremo se continuerà a pesare”, dicono Ferdinando Coppella e Antonio Canale, matricole di Ingegneria Informatica. I loro colleghi Antonio Carrieri e Piero Pirozzi non hanno particolari problemi con gli orari di lezione: “veniamo tutti i giorni a studiare e trascorreremmo comunque tutta la giornata qui, anche se non avessimo i corsi il pomeriggio. Forse non ce ne andremmo alle 7.00, ma cambia poco”. Altri invece, come ci racconta Antonio Carciati, studente specialistico di Ingegneria Biomedica, non riescono a stare all’università quanto vorrebbero: “avremmo dovuto seguire sei corsi, ma tre sono stati tagliati, fra cui Elaborazione di Dati e Maccanica delle Strutture. Uno di questi non compare nemmeno al secondo semestre. Veniamo per fare solo due ore di lezione, magari dopo altrettante di viaggio e i tempi di laurea si allungano”. Saliamo al piano superiore. In aula I.A.4 alle 15:30 è appena terminato il corso di Sicurezza nei Processi Chimici del prof. Roberto Andreozzi. L’aula è gremita perché hanno unito insieme il Corso Magistrale e quello Specialistico di Ingegneria Chimica. “Quest’anno abbiamo avuto un po’ di problemi organizzativi ed è capitato che gli studenti seguissero in piedi. Credo che abbiano tutte le ragioni per essere arrabbiati”, commenta il docente all’uscita. “C’è sovraffollamento, soprattutto al corso di Teoria e Sviluppo e le lezioni finiscono tardi, ma queste cose non pesano tanto. In via Claudio è peggio. Alle cinque e mezza comincia un esame”, dice Gaetano Riccio, studente magistrale di Ingegneria Chimica.
Martedì pomeriggio nel cortile di Agnano, ad Ingegneria Navale è in corso la lezione di Statica e Geometria della Nave. “Oggi finiremo alle 16.30, un orario accettabile – commenta Francesco Davide – In altri giorni finiamo un paio d’ore dopo ed è veramente pesante, perché di alcune materie facciamo anche tre ore di lezione di seguito. Siamo stanchi anche se i professori sono bravi”. “È un orario diverso da quello a cui eravamo abituati a scuola, però la mattina qualche volta possiamo dormire un poco in più. Sono le prime settimane, poi vedremo se continuerà a pesare”, dicono Ferdinando Coppella e Antonio Canale, matricole di Ingegneria Informatica. I loro colleghi Antonio Carrieri e Piero Pirozzi non hanno particolari problemi con gli orari di lezione: “veniamo tutti i giorni a studiare e trascorreremmo comunque tutta la giornata qui, anche se non avessimo i corsi il pomeriggio. Forse non ce ne andremmo alle 7.00, ma cambia poco”. Altri invece, come ci racconta Antonio Carciati, studente specialistico di Ingegneria Biomedica, non riescono a stare all’università quanto vorrebbero: “avremmo dovuto seguire sei corsi, ma tre sono stati tagliati, fra cui Elaborazione di Dati e Maccanica delle Strutture. Uno di questi non compare nemmeno al secondo semestre. Veniamo per fare solo due ore di lezione, magari dopo altrettante di viaggio e i tempi di laurea si allungano”. Saliamo al piano superiore. In aula I.A.4 alle 15:30 è appena terminato il corso di Sicurezza nei Processi Chimici del prof. Roberto Andreozzi. L’aula è gremita perché hanno unito insieme il Corso Magistrale e quello Specialistico di Ingegneria Chimica. “Quest’anno abbiamo avuto un po’ di problemi organizzativi ed è capitato che gli studenti seguissero in piedi. Credo che abbiano tutte le ragioni per essere arrabbiati”, commenta il docente all’uscita. “C’è sovraffollamento, soprattutto al corso di Teoria e Sviluppo e le lezioni finiscono tardi, ma queste cose non pesano tanto. In via Claudio è peggio. Alle cinque e mezza comincia un esame”, dice Gaetano Riccio, studente magistrale di Ingegneria Chimica.
20 ore di lezioni
in 2 giorni!
in 2 giorni!
E infatti andiamo. Alle 17.00, davanti l’aula I.2 di via Claudio, si cominciano a raccogliere i ragazzi che dovranno sostenere la prova scritta dell’esame di Macchine con il prof. Marcello Manna. “È un bello stress, ma è impossibile fare l’esame in altri orari, le aule sono tutte occupate, cosa possono fare i docenti?”, dice Gabriele Gagliardi, studente al terzo anno di Ingegneria Chimica. Nell’aula accanto, la I.1, i ragazzi del secondo anno di Ingegneria Aerospaziale stanno facendo spacco durante le lezione di Sistemi Aerospaziali con il prof. Antonio Moccia. Ne avranno fino alle 18.30. “Il nostro orario di lezione? È stupendo – dicono ironicamente Antonio Lardone, Vittorio Trifori, Luca Stingo – fra il lunedì ed il martedì stiamo all’università per venti ore”.
È ormai sera quando lasciamo la struttura, nella strada pedonalizzata che collega le sede di via Claudio a Piazzale Tecchio, dopo l’aggressione ad alcune studentesse, hanno finalmente messo dei lampioni, ma la strada resta isolata e, dopo una certa ora, deserta. Passa solo una ragazza che fa jogging. “Arriviamo col buio e ce ne andiamo col buio”, dicono alcuni studenti andando via di corsa, perché domani alle 8.00 si ricomincia da capo. Del resto, si sa, Ingegneria non chiude mai.
Simona Pasquale
È ormai sera quando lasciamo la struttura, nella strada pedonalizzata che collega le sede di via Claudio a Piazzale Tecchio, dopo l’aggressione ad alcune studentesse, hanno finalmente messo dei lampioni, ma la strada resta isolata e, dopo una certa ora, deserta. Passa solo una ragazza che fa jogging. “Arriviamo col buio e ce ne andiamo col buio”, dicono alcuni studenti andando via di corsa, perché domani alle 8.00 si ricomincia da capo. Del resto, si sa, Ingegneria non chiude mai.
Simona Pasquale