Dall’affare Maradona alla finanza globale

“Esclusive per le partite di serie A, aste e diritti TV, lotta tra Mediaset Premium e Sky, compromessi, indagini dell’Antritrust e inchieste della Procura. L’anomalia di Infront, che ha occupato lo spazio che la Lega ha lasciato vuoto per pigrizia”, di questo e molto altro parla ‘Goal Economy. Come la finanza globale ha trasformato il calcio’, libro del giornalista de Il Sole 24 Ore Marco Bellinazzo, presentato in aula 1.2 di Palazzo Pacanowski il 20 ottobre. “Il libro inizia con una cena, nel novembre 2010, alla quale hanno partecipato Sarcozy, lo Sceicco del Qatar e Platini, durante la quale ci si è accordati per l’assegnazione dei Mondiali 2018 e 2022. I primi vanno alla Russia, i secondi al Qatar, con grande rammarico degli Stati Uniti, convinti che venissero assegnati a loro. Goal Economy racconta appunto di come si è evoluto il calcio dagli anni ’90, in cui c’è stato il campionato più bello e ricco del mondo, ad oggi, dopo le tre rivoluzioni industriali, la Pay TV, la finanza e gli investimenti”, spiega l’autore. “Metto insieme coincidenze ed eventi per mostrare i gap che contraddistinguono il nostro calcio. Racconto ciò che sta succedendo nel mondo, spiegando perché non ci si può chiudere nel provincialismo, che ci porta a guardare la chiusura del bilancio dell’Inter con 74 milioni di perdite e non altro”, sottolinea. A commentare gli anni d’oro del calcio italiano, il testimone d’eccezione Francesco Marolda, giornalista del Corriere dello Sport: “il momento di svolta nel calcio italiano si è avuto con la Coppa del mondo dell’82: vittoria dell’Italia in Spagna. Da quel momento gli sponsor si interessarono al calcio. I primi furono la Pavesi e la Coca Cola. Progressivamente cambia anche il rapporto tra calciatori e Club, che si sentono protagonisti del mondo del calcio”. Un episodio emblematico in tal senso: “il Presidente della Juve Boniperti si trovò per la prima volta alla firma dei contratti i manager e non i calciatori. Questo fu indice di un cambiamento forte, dove il calciatore prendeva coscienza di sé e iniziava quel processo che l’avrebbe portato a sentirsi l’attore del gossip di oggi. Prima infatti diventava papà molto piccolo, era molto abitudinario e metodico, stabile nei rapporti con il partner. Oggi sono più scapestrati, hanno una nuova figura sociale. Sono attratti dalla domanda, tant’è che agli allenamenti del Napoli ci sono tantissime ragazze ad aspettare. Qualcuno ci è caduto, mentre Higuain si è fidanzato”. Il bilancio non era fondamentale, ma solo un adempimento cui bisognava tener fede: “si risolveva con le plusvalenze: ragazzi che venivano tesserati e rivenduti a una certa cifra ad altre società, che entravano nel bilancio. Non poteva durare, tant’è che, vinto lo scudetto, il Napoli non seppe consolidare il risultato ottenuto”. L’idea Maradona nacque nell’84 su un aereo: “con l’allenatore del Barcellona e il mediatore argentino Fujica. Il Barcellona aveva problemi con Maradona, e Juliano, Direttore Generale del Napoli a quei tempi, decise di approfittarne. Segue una storia incredibile, che vede anticipare 600.000 dollari, di quei 13 miliardi richiesti per l’ingaggio, dal Banco di Napoli, con il suo Presidente Ferdinando Ventriglia”. La storia continua con la data fatidica del 30 giugno, da rispettare per la firma del contratto nell’aeroporto di Barcellona. “Si dice che il Presidente del Napoli Ferlaino abbia depositato a Milano, in Lega, una busta vuota, che dopo la firma di Maradona sostituì col contratto vero nella notte, per rispettare la scadenza dell’ultimo giorno utile per la firma”. 
Sport ed economia,
tradizione antica al Parthenope
La storia è affascinante, gli studenti ne sono rapiti, ma il motivo del connubio Economia-sport lo spiega il Direttore del Dipartimento di Studi aziendali ed economici Mariano D’Amore: “la Parthenope ha una tradizione antica di rapporti tra sport ed economia. L’economia dello sport è un filone di studi che qui ricopre un ruolo elettivo. Le aziende e le imprese cambiano input per ottenere output con valore superiore. Questo vale anche per le società di calcio? In economia possiamo programmare molto, ma il pallone di Hamsik che domenica 18 rotolava come fosse un contagiri, non si può prevedere”. Il calcio sta attirando flussi finanziari sempre più importanti: “che contributo possiamo dare noi economisti in quest’ambito? Esistono due modi di intendere il calcio: quello del Presidente che mette i soldi per passione e non si cura delle conseguenze, e quello del rispetto di situazioni di equilibrio finanziario ed economico, producendo sempre un grande spettacolo. Io penso che all’equilibrio non si possa rinunciare, perché lo spettacolo possa ripetersi”. Interviene a dare la chiave di lettura dell’incontro con i giornalisti il prof. Raffaele Fiume di Economia Aziendale, che l’ha fortemente voluto: “unire la passione per il calcio con il lavoro, in un campo poco presidiato dall’economia, nonostante il suo peso finanziario. Bisogna capire la forza del cambiamento nell’industria calcistica per poter consentire agli studenti di fornire il loro contributo”. Esiste un mondo dietro una partita: “procuratori, analisti di bilanci di società, arbitrati ed altre figure. Dal lato aziendalistico, il calcio è simile al sistema bancario. C’è una forte regolazione di settore, ma non si sa se il fenomeno calcistico ha carattere pubblicistico o privatistico, né a quale ordinamento fa riferimento. C’è il soggetto internazionale UEFA che fissa le regole dei bilanci, ma non rende conto ad un’autorità politica”. Esistono mille modi di fare un bilancio: “secondo diversi princìpi contabili, con regole arbitrarie che si decidono caso per caso. Qui nasce il conflitto d’interessi e nascono le cene. Le nostre sono regole corporative per impedire agli esterni di entrare. Non si sa a quale ordinamento far riferimento, in tutto questo si creano le anomalie, con Procura e Antitrust di mezzo. Noi possiamo immettere nell’ambito professionalità e cultura aziendale. Siamo addetti ai lavori, poniamo l’accento sulla cornice!”.
Allegra Taglialatela
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