Diagnostica e Restauro mette in mostra i lavori degli studenti

Diagnostica e Restauro apre le porte agli amanti dell’arte. La mostra, inaugurata lunedì 6 aprile, ha dato spazio a due sezioni del Corso di Laurea – Beni Storico-Artistici e Beni Archeologici- offrendo ad un pubblico più vasto il piacere di conoscere l’operato degli studenti. Una vetrina, quindi, con una selezione organica ed equilibrata del materiale restaurato, per mettere in luce il lavoro (coadiuvati da tecnici) e i traguardi raggiunti dagli studenti e per valorizzare una formazione professionalizzante capace di aprire fin da subito le porte del mondo del lavoro. Pannelli didattici con foto di sculture, pitture parietali e sarcofagi restaurati, ma anche esempi tangibili dell’opera degli studenti (accanto al Crocifisso della Chiesa Inferiore di S.S. Severino e Sossio, piccoli oggetti in bronzo riportati al loro antico splendore): i materiali esposti che sono spesso “oggetto di tesi di laurea”, come spiega Giancarlo Fatigati, responsabile dei Laboratori universitari di Restauro. Ad esempio, tema di una tesi sperimentale “che ha richiesto un lavoro specifico di diagnostica, attraverso modelli tridimensionali elaborati al computer, e di restauro”, lo stesso Crocifisso di S.S. Severino e Sossio. Del resto il Corso di Laurea, sottolinea Fatigati, “prevede 400-500 ore l’anno di laboratorio, quindi i ragazzi sono abituati alla pratica manuale ma è solo attraverso la tesi che sviluppano un tema completo, di interesse storico rilevante, che li pone a stretto contatto con le Soprintendenze e gli Enti locali”. 
“I nostri studenti meritavano una gratificazione – afferma il prof. Pierluigi De Castris, Presidente dei Corsi di Laurea Specialistica in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali e in Storia dell’Arte – e la mostra è il modo migliore per rendere palese il lavoro continuo e giornaliero che si svolge in Facoltà. I nostri ragazzi prestano la loro opera in cantieri sparsi per l’Italia e lavorano con gli Enti Pubblici tutelando il patrimonio artistico del Paese”. Lavorare in cantiere, per il docente, consente di confrontarsi da subito con la realtà lavorativa. “Nel triennio –aggiunge il prof. Antonio De Simone, docente della Sezione Beni Archeologici- il 65% dei corsi si svolge attraverso l’attività pratica. Tutti i lavori di questa mostra sono la dimostrazione degli studi storico-archeologici che si sono tenuti in questi mesi, opere che rappresentano la maturità degli studenti sotto vari livelli interpretativi”. Passeggiare con il prof. De Simone nel corridoio della mostra consente di percepire l’impegno che c’è dietro ogni lavoro. “Occorre una cultura storica alla base, la documentazione che permette di collocare l’opera nella giusta dimensione temporale, poi si passa al momento pratico ed ai contatti con gli esperti della materia”. Ogni restauro è diverso dall’altro e teoria e pratica devono coniugarsi. De Simone cita nella missione di cooperazione e restauro al Museo Nazionale del Bardo di Tunisi: “un esempio tipico di come studiare le diverse epoche (anche a livello sovrannazionale) porti poi a poter lavorare oltre i confini italiani”. Anche dai pannelli didattici che illustrano le pratiche conservative degli affreschi di San Vincenzo al Volturno “si può esperire la complessità e la varietà dei lavori”. Non è dunque un caso, conclude il prof. De Simone, se “i nostri studenti sono i migliori, sanno come districarsi nel mondo del lavoro sbaragliando la concorrenza”. Una conferma giunge dai dati: più dell’85% dei laureati è occupato.
La parola ai protagonisti della mostra. Vittoria Ascione, 28 anni, ha da poco ultimato la Specialistica. E’ sua la tesi sperimentale accolta con grande entusiasmo sul Crocifisso della Chiesa di San Sossio (“aspettiamo che la soprintendenza ci indichi dove ricollocare il Crocifisso”). Ascione da un po’ è impegnata presso una Soprintendenza pubblica. “Non è stato difficile trovare lavoro, vi sono cantieri aperti in tutt’Italia”, afferma. Ma consiglia ai suoi colleghi più giovani di non fermarsi alla Triennale perché solo con la Specialistica “si diventa perfettamente autonomi e si può partecipare alle gare d’appalto pubbliche”. Chiara Scippa, laureanda della Specialistica, con una tesi incentrata sui metalli preziosi, racconta “sto lavorando per una ditta privata anche se non ho ancora terminato gli studi. Quindi se si è preparati non è poi così difficile trovare spazio nel mondo del lavoro”.  Quella dei metalli preziosi –sottolinea- “è una disciplina particolare che va studiata acquisendo di volta in volta le competenze necessarie che ti portano al restauro. Per fortuna i nostri professori sanno come indirizzarci ed è grazie alla loro disponibilità che siamo così competitivi sul mercato”. 
La mostra, allestita in via Suor Orsola 10, rimarrà aperta al pubblico fino al 6 maggio.
Susy Lubrano
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