Supportare le nuove leve che, per effetto degli scorrimenti, si iscrivono al Corso di Laurea scelto soltanto a fine primo semestre, a lezioni concluse. Monitorare le sedi periferiche, affinché sia garantita la stessa qualità didattica a tutti gli studenti federiciani, a prescindere da dove si svolgano attività teoriche e pratiche. Sopperire alle carenze di personale per garantire il normale svolgimento dei tirocini. A fare il punto della situazione, analizzando criticità e impegni per le Professioni sanitarie, è il prof. Cesare Gagliardi, docente di Chirurgia cardiaca e Coordinatore dei Corsi di Laurea Triennali della Scuola di Medicina. Oggetto di riflessione sono i tanti studenti che, per effetto degli scorrimenti, hanno avuto la possibilità di iscriversi al Corso di Laurea scelto soltanto alla fine delle lezioni del primo semestre: “penalizzare lo studente per una mancata frequenza non dettata da una sua scelta non è
possibile. A mio avviso è opportuno permettere loro di sostenere gli esami, perché non sono responsabili dell’assenza in aula, diversamente significherebbe metterli in condizione di iniziare male il Corso di Laurea. Ciò implicherebbe danneggiare non solo il singolo, ma pure l’Ateneo che si ritroverebbe con un numero più elevato di studenti fuori corso”. Quali aiuti per recuperare il terreno perduto? “Ci sono azioni di supporto che possiamo intraprendere. Penso al tutorato che permetterebbe a studenti delle Magistrali o a dottorandi di supportare gli studenti del primo anno. Dovremmo ottenere un incremento del numero dei tutor da dedicare alle discipline di base non solo di Medicina ma anche delle Triennali, così da poter rimettere in carreggiata gli studenti”.Lente d’ingrandimento sulle sedi periferiche: “offrire un Corso diLaurea delle Professioni sanitarie sul territorio è un’operazione meritoria,
ma va monitorata costantemente. Bisogna portare nell’azienda ospedaliera periferica la stessa qualità che c’è nella sede centrale. Il laureato esce con una pergamena marchiata Federico II, quindi la preparazione deve essere la stessa ovunque”. La didattica si sviluppa in tante strutture dislocate in tutta la regione. Basti pensare che solo il Corso di Infermieristica conta sette sedi periferiche: “Per quanto possano essere standardizzati i piani di studio, ogni anno bisogna verificare cosa c’è nelle sedi periferiche e se ci sono ancora tutte le caratteristiche atte all’attivazione del Corso. È un lavoro impegnativo ma dà soddisfazione ottenere risultati anche in territori più lontani”. Altro problema “è la carenza, alla quale sopperiamo con contratti esterni, di figure professionali specifiche per il tirocinio”. Da membro del Comitato direttivo del Centro Linguistico di Ateneo e da Coordinatore delle attività didattiche della Scuola di Medicina, il prof. Gagliardi annuncia un nuovo percorso formativo ormai alle porte: “stiamo per partire, subito dopo Pasqua, con un corso di francese. Verosimilmente saranno due corsi di differente livello, uno di base e uno avanzato. Ho sentito gli studenti di Medicina e delle Professioni sanitarie. Ci sono più di cento studenti interessati a frequentare le lezioni”.
Ciro Baldini
possibile. A mio avviso è opportuno permettere loro di sostenere gli esami, perché non sono responsabili dell’assenza in aula, diversamente significherebbe metterli in condizione di iniziare male il Corso di Laurea. Ciò implicherebbe danneggiare non solo il singolo, ma pure l’Ateneo che si ritroverebbe con un numero più elevato di studenti fuori corso”. Quali aiuti per recuperare il terreno perduto? “Ci sono azioni di supporto che possiamo intraprendere. Penso al tutorato che permetterebbe a studenti delle Magistrali o a dottorandi di supportare gli studenti del primo anno. Dovremmo ottenere un incremento del numero dei tutor da dedicare alle discipline di base non solo di Medicina ma anche delle Triennali, così da poter rimettere in carreggiata gli studenti”.Lente d’ingrandimento sulle sedi periferiche: “offrire un Corso diLaurea delle Professioni sanitarie sul territorio è un’operazione meritoria,
ma va monitorata costantemente. Bisogna portare nell’azienda ospedaliera periferica la stessa qualità che c’è nella sede centrale. Il laureato esce con una pergamena marchiata Federico II, quindi la preparazione deve essere la stessa ovunque”. La didattica si sviluppa in tante strutture dislocate in tutta la regione. Basti pensare che solo il Corso di Infermieristica conta sette sedi periferiche: “Per quanto possano essere standardizzati i piani di studio, ogni anno bisogna verificare cosa c’è nelle sedi periferiche e se ci sono ancora tutte le caratteristiche atte all’attivazione del Corso. È un lavoro impegnativo ma dà soddisfazione ottenere risultati anche in territori più lontani”. Altro problema “è la carenza, alla quale sopperiamo con contratti esterni, di figure professionali specifiche per il tirocinio”. Da membro del Comitato direttivo del Centro Linguistico di Ateneo e da Coordinatore delle attività didattiche della Scuola di Medicina, il prof. Gagliardi annuncia un nuovo percorso formativo ormai alle porte: “stiamo per partire, subito dopo Pasqua, con un corso di francese. Verosimilmente saranno due corsi di differente livello, uno di base e uno avanzato. Ho sentito gli studenti di Medicina e delle Professioni sanitarie. Ci sono più di cento studenti interessati a frequentare le lezioni”.
Ciro Baldini