Aspiranti notai, la vostra strada è segnata e non ammette scorciatoie. Le sue tappe fondamentali sono scandite dal susseguirsi degli esami all’università, della laurea, del praticantato presso uno studio notarile, dei corsi di preparazione ad hoc, dei tempi di espletamento del concorso. Soprattutto, sono scandite dal ritmo dello studio, che deve essere molto sostenuto fini dai primi giorni di università, come racconta Chiara D’Ambrosio, notaio da tre anni a Canosa di Puglia. Laureatasi con lode nel 1994 all’età di 22 anni (oggi ne ha 34), la dott.ssa D’Ambrosio conserva un libretto universitario superbamente monotono: 30 a tutti gli esami. Al primo anno diede nella sola sessione estiva ben quattro esami: Istituzioni di diritto romano, Istituzioni di diritto privato, Filosofia del diritto e un complementare. Per quei tempi, con i corsi annuali e i programmi più corposi di quelli attuali, un caso raro. Una mossa vincente, che le permise, assieme alla assidua frequenza a corsi e seminari, di accelerare i tempi e laurearsi in tre anni e una sessione invece di quattro (si trattava del vecchio corso di laurea quadriennale). “Un presupposto essenziale per chi vuole diventare notaio è quello di concludere presto l’università – spiega- La partecipazione al concorso notarile richiede non meno di quattro anni di preparazione approfondita ma normalmente ne vengono impiegati sette-otto per superarlo. Una volta superata una certa età si è meno disponibili a sacrificare così tanta parte del proprio tempo per studiare. Si cercano altre soddisfazioni, magari si vorrebbe iniziare a guadagnare, mettere su famiglia… ”. Ma come si diventa notaio? In cosa consiste il concorso? Ed è vero che c’è un forte elemento di ereditarietà in questo tipo di carriera? “Quando ho scelto di dedicarmi al notariato partivo dalla convinzione opposta al luogo comune dell’ereditarietà: essendoci un meccanismo concorsuale di mezzo, ero sicura che se avessi studiato molto, e a me studiare è sempre piaciuto, sarei riuscita a raggiungere l’obiettivo. Al contrario, l’ereditarietà ha un suo peso in professioni come quella dell’avvocato, dove avere una madre o un padre avvocato dà le sicurezze che consentono di superare meglio gli ostacoli del mercato. Si diventa notaio quando si è partecipato con successo ad un concorso molto difficile che consiste in una prova scritta teorico-pratica e in una prova orale. Il settore di studio è molto specifico: Diritto civile e Diritto commerciale”. Lo scritto è così complesso che a volte non si riesce a coprire tutti i posti messi a concorso perché nessuno dei candidati è riuscito ad ottenere un risultato sufficiente. La stessa dott.ssa D’Ambrosio, che attualmente collabora anche con la cattedra di Istituzioni di diritto privato del prof. Caprioli, non è riuscita a superare il primo concorso cui ha partecipato, cinque anni dopo la laurea. In compenso ce l’ha fatta brillantemente con i due successivi. “La spiegazione di tanta difficoltà sta nel tipo di elaborato che viene assegnato – dice- Non si tratta semplicemente di un tema come avviene per il concorso in magistratura ma di una prova teorico-pratica per la quale otto ore di tempo possono risultare addirittura insufficienti. Viene infatti richiesto di dare una soluzione, motivandola, a un caso pratico, cui deve seguire la stesura di un atto. Infine, c’è la parte teorica, ossia il tema. La redazione dell’atto presenta molte insidie perché legata a dei rigidi formalismi. Commettere anche solo un errore di forma nell’atto può determinare una bocciatura, vanificando magari un tema brillante”. Quanto è importante seguire dei corsi di preparazione specifici per il concorso notarile? “E’ quasi indispensabile. A Napoli c’è molta offerta di corsi per la preparazione al concorso notarile, io ho seguito quello del Presidente di Corte d’Appello Capozzi, che è uno dei più prestigiosi d’Italia”. Tra il tempo impiegato per prepararsi adeguatamente e quello dedicato a cimentarsi su prove che possono risolversi in un fiasco, si arriva davvero alla soglia dei dieci anni dalla laurea prima di realizzare il sogno. E se la matematica non è un’opinione va ribadito quanto detto all’inizio da Chiara D’Ambrosio: o ci si laurea in fretta o è meglio lasciar perdere la strada del notariato (salve le rare eccezioni che confermano la regola). Così alla dott.ssa D’Ambrosio, che è anche assistente universitaria, chiediamo come si fa a laurearsi presto. Qual è il metodo da seguire e quali errori invece commettono più spesso i ragazzi? “Io frequentavo moltissimo l’università e partecipavo praticamente a tutte le attività didattiche. Posto che si deve comunque studiare molto, io ho sempre studiato tutto il giorno, è utile seguire lezioni e seminari attivamente perché fa venire meno l’alea legata all’esame. In base alla mia esperienza di collaboratore della cattedra del prof. Caprioli posso affermare che il principale ostacolo che gli studenti incontrano consiste nella loro scarsa propensione allo studio. Studiano da 18 essendo però convinti di aver fatto chissà che cosa; sanno appena dare la definizione di un istituto ma nulla di più. Non dico che devono imparare anche le note come ai miei tempi, ma andare un po’ oltre le definizioni sì!”.
Sara Pepe
Sara Pepe