Quando al Corso di Laurea in Medicina ti lasci qualche esame arretrato non è affatto facile recuperarlo. Le lezioni si accavallano e si finisce per seguire soltanto alcuni corsi. Domenico L., per esempio, è iscritto al V anno ma è rimasto un po’ in indietro e, dovendo sostenere gli esami del I ciclo nella prossima sessione, non ha seguito le lezioni del secondo semestre: “Conto di farmi passare gli appunti da qualche amico. Credo che le cliniche possano essere studiate direttamente dai libri”. Gli studenti spiegano che la frequenza ai corsi è obbligatoria solo se si vuole sostenere l’esame nella sessione successiva. Secondo Gennaro M., anche lui iscritto al V anno, i docenti dei primi anni pongono maggiore attenzione alla didattica: “Più si va avanti e più i professori si focalizzano sui casi clinici. Per risolverli serve una buona base di patologia appresa dal libro. Diciamo che i docenti diventano più medici che professori”. Domenico è preoccupato per la prova di Farmacologia 2: “Perderò la testa a memorizzare nomi ed effetti dei farmaci. Le classi di farmaci sono tante e ci sono vari tipi di classificazione in base all’utilizzo, alla chimica, alla clinica”. Gennaro, invece, sta preparando Scienze Neurologiche: “Dato quello, i pesanti dovrebbero essere finiti. Prevede una parte sulle varie patologie, la mia preferita, una parte di psichiatria e una parte di neurochirurgia”.
Per gli esami non serve solo essere preparati, occorre essere informati sugli argomenti prediletti dal professore e conoscere le domande ricorrenti. Frequentare la Facoltà serve anche a questo: “Ogni docente vuole che gli argomenti vadano trattati in un certo modo. Alcuni hanno le proprie teorie. La medicina non è una scienza esatta – sostiene Mauro, studente del III anno – Il passaparola è fondamentale. Ogni docente fa ricerca in un determinato settore. E’ necessario sapere cosa gli interessa”.
Maria, studentessa del IV anno, fa notare che tra le date d’esame dello stesso anno c’è un lasso di tempo sufficiente ma le cose si complicano quando si devono recuperare esami arretrati: “Le date dei diversi anni si accavallano e non è facile organizzarsi al meglio”. Fino al III anno vi sono due date a sessione, dal IV in poi gli appelli diventano tre, anche se gli studenti possono usufruirne al massimo di due: “Significa che se non sei passato per due volte non puoi provare la terza”.
Tra le prove più impegnative quella di Anatomia in cui gli studenti hanno una prima infarinatura di tutti i sistemi dell’organismo che approfondiranno in seguito: “E’ uno dei primi esami, non hai ancora una tecnica di studio e i professori tendono a fare selezione. Io ci ho messo 6 mesi”, afferma Gennaro. Domenico l’ha superato al quinto tentativo: “Ci ho impiegato 8 mesi. Se non superi l’orale, devi rifare anche lo scritto. I docenti si segnano quante volte l’hai provato e ne tengono conto. Perciò diventa sempre più difficile prenderselo”. Roberta, al III anno, sostiene che Anatomia spaventa non solo per la vastità del programma ma anche per la modalità d’esame: “Ci sono uno scritto a risposta multipla e poi tre orali nello stesso giorno: Microscopica, Splancnologia e la parte sul sistema nervoso. Per superarlo occorre avere la sufficienza in tutte e 4 le prove”.
E’ parere diffuso che dal secondo semestre del II anno gli esami diventino più interessanti poiché le materie di base ripetono un po’ le discipline studiate per il test di ingresso. “Ma ogni cattedra presenta difficoltà specifiche – mette in guardia Roberta – Non è detto che se hai studiato prenderai un bel voto. E’ sempre un terno al lotto. Ogni cattedra è divisa tra più docenti, dipende pure con chi capiti”. “Appena ti siedi, i docenti esaminano il libretto. Se sono indecisi sul voto si fanno condizionare dai voti precedenti. Accade spesso, per esempio, al secondo esame di Anatomia, Patologia, Fisiologia e Farmacologia”, racconta Mauro.
I professori che riscuotono maggior successo tra gli studenti sono Antonio Colantuoni, Lucio Nitsch, Corrado Garbi e Patrizia Riccio. “Sono preparati e anche molto disponibili”, dicono di loro gli allievi.
Vincenzo Sabatino e Domenico Di Maio, laureati lo scorso ottobre, consigliano agli studenti più giovani di rivolgersi ai rappresentanti per esporre le loro problematiche su piani di studio e date d’esame. “Ci sono pochi appelli. Alcune attività formative pratiche non vengono svolte a dovere, soprattutto i tirocini perché i professori sono troppo impegnati in reparto. Ti trovi laureato senza sapere in cosa consisterà il tuo lavoro”.
“Tutti abbiamo incontrato difficoltà in Anatomia – afferma Ciro Celardo, specializzando in Diagnostica – Non si capisce cosa viene richiesto all’esame. I vari professori della cattedra danno più spazio a differenti argomenti”. “Anche la Farmacologia è tosta ma studiando la si supera”, sostiene Domenico che è appena stato ammesso alla Scuola di Specializzazione in Anestesia e suggerisce agli studenti di cominciare quanto prima l’internato: “18 mesi prima della Laurea è il minimo richiesto ma sarebbe bene che si chiarissero le idee prima”. “Si informassero sui professori a cui chiedono la tesi – raccomanda Ciro – E scelgano un docente che li segua nel lavoro di tesi, nella preparazione per la Specializzazione e che si batta per loro al concorso”.
Manuela Pitterà
Per gli esami non serve solo essere preparati, occorre essere informati sugli argomenti prediletti dal professore e conoscere le domande ricorrenti. Frequentare la Facoltà serve anche a questo: “Ogni docente vuole che gli argomenti vadano trattati in un certo modo. Alcuni hanno le proprie teorie. La medicina non è una scienza esatta – sostiene Mauro, studente del III anno – Il passaparola è fondamentale. Ogni docente fa ricerca in un determinato settore. E’ necessario sapere cosa gli interessa”.
Maria, studentessa del IV anno, fa notare che tra le date d’esame dello stesso anno c’è un lasso di tempo sufficiente ma le cose si complicano quando si devono recuperare esami arretrati: “Le date dei diversi anni si accavallano e non è facile organizzarsi al meglio”. Fino al III anno vi sono due date a sessione, dal IV in poi gli appelli diventano tre, anche se gli studenti possono usufruirne al massimo di due: “Significa che se non sei passato per due volte non puoi provare la terza”.
Tra le prove più impegnative quella di Anatomia in cui gli studenti hanno una prima infarinatura di tutti i sistemi dell’organismo che approfondiranno in seguito: “E’ uno dei primi esami, non hai ancora una tecnica di studio e i professori tendono a fare selezione. Io ci ho messo 6 mesi”, afferma Gennaro. Domenico l’ha superato al quinto tentativo: “Ci ho impiegato 8 mesi. Se non superi l’orale, devi rifare anche lo scritto. I docenti si segnano quante volte l’hai provato e ne tengono conto. Perciò diventa sempre più difficile prenderselo”. Roberta, al III anno, sostiene che Anatomia spaventa non solo per la vastità del programma ma anche per la modalità d’esame: “Ci sono uno scritto a risposta multipla e poi tre orali nello stesso giorno: Microscopica, Splancnologia e la parte sul sistema nervoso. Per superarlo occorre avere la sufficienza in tutte e 4 le prove”.
E’ parere diffuso che dal secondo semestre del II anno gli esami diventino più interessanti poiché le materie di base ripetono un po’ le discipline studiate per il test di ingresso. “Ma ogni cattedra presenta difficoltà specifiche – mette in guardia Roberta – Non è detto che se hai studiato prenderai un bel voto. E’ sempre un terno al lotto. Ogni cattedra è divisa tra più docenti, dipende pure con chi capiti”. “Appena ti siedi, i docenti esaminano il libretto. Se sono indecisi sul voto si fanno condizionare dai voti precedenti. Accade spesso, per esempio, al secondo esame di Anatomia, Patologia, Fisiologia e Farmacologia”, racconta Mauro.
I professori che riscuotono maggior successo tra gli studenti sono Antonio Colantuoni, Lucio Nitsch, Corrado Garbi e Patrizia Riccio. “Sono preparati e anche molto disponibili”, dicono di loro gli allievi.
Vincenzo Sabatino e Domenico Di Maio, laureati lo scorso ottobre, consigliano agli studenti più giovani di rivolgersi ai rappresentanti per esporre le loro problematiche su piani di studio e date d’esame. “Ci sono pochi appelli. Alcune attività formative pratiche non vengono svolte a dovere, soprattutto i tirocini perché i professori sono troppo impegnati in reparto. Ti trovi laureato senza sapere in cosa consisterà il tuo lavoro”.
“Tutti abbiamo incontrato difficoltà in Anatomia – afferma Ciro Celardo, specializzando in Diagnostica – Non si capisce cosa viene richiesto all’esame. I vari professori della cattedra danno più spazio a differenti argomenti”. “Anche la Farmacologia è tosta ma studiando la si supera”, sostiene Domenico che è appena stato ammesso alla Scuola di Specializzazione in Anestesia e suggerisce agli studenti di cominciare quanto prima l’internato: “18 mesi prima della Laurea è il minimo richiesto ma sarebbe bene che si chiarissero le idee prima”. “Si informassero sui professori a cui chiedono la tesi – raccomanda Ciro – E scelgano un docente che li segua nel lavoro di tesi, nella preparazione per la Specializzazione e che si batta per loro al concorso”.
Manuela Pitterà