Chi studia Giurisprudenza lo considera uno degli esami più difficili del Corso di Laurea, ma “superarlo è soprattutto una questione di metodo”, assicura il prof. Ugo Grassi, docente di Diritto Civile I e II alla Parthenope. Ai ragazzi che hanno difficoltà a superare l’esame ricorda: “Diritto Civile deve essere affrontato con un approccio problematico e capita che lo studente possa avere difficoltà. Se durante le scuole superiori, infatti, non si è sviluppato un metodo di studio improntato al ragionamento, al momento di sostenere quest’esame possono arrivare dei nodi al pettine. Quando, nei primi anni, gli studenti si avvicinano allo studio di un esame, altrettanto complesso, come quello di Diritto Privato, si trovano di fronte all’apprendimento di una serie di concetti base. Successivamente, con il Diritto Civile, si rendono conto che si tratta di concetti dinamici, che il diritto è ragionamento e non solo apprendimento mnemonico. Quindi hanno bisogno di un approccio molto più speculativo di quello che avevano sviluppato per Privato”. Il docente, però, invita a non scoraggiarsi, “può capitare di non superare un esame, l’importante è non vivere la bocciatura come una sconfitta, ma capire da cosa è determinato l’errore e superarlo”.
Per questo sono davvero tanti gli strumenti che il prof. Grassi mette a disposizione di quel 50-60 per cento di bocciati in media ad ogni appello. Innanzitutto seguire il corso è davvero essenziale, anche per il numero di approfondimenti ed esempi che il docente offre ai frequentanti: “Seguire il corso aiuta non tanto perché ci si fa conoscere dal docente, ma perché lo stesso studio a casa diventa, poi, più facile. La lezione permette di confrontarsi con alcuni aspetti della materia o temi che il libro di testo non mette in evidenza. Inoltre, si pone spesso l’accento su quelli che possono essere gli argomenti di concorsi come quelli per l’abilitazione forense, per la magistratura o il notariato, che sono gli sbocchi preferiti dai laureati in Giurisprudenza”. Il libro di testo, il manuale di Cesare Massimo Bianca, è proprio quello utilizzato per i principali concorsi pubblici e di accesso alle professioni forensi, testo introdotto dal docente per spianare la strada verso il mondo del lavoro ai futuri laureati. Il programma è diversificato per corsisti e non corsisti: chi frequenta generalmente è dispensato dallo studio di alcuni capitoli del libro, compensato però dagli appunti delle lezioni e da materiale didattico fornito direttamente dal docente.
Per questo sono davvero tanti gli strumenti che il prof. Grassi mette a disposizione di quel 50-60 per cento di bocciati in media ad ogni appello. Innanzitutto seguire il corso è davvero essenziale, anche per il numero di approfondimenti ed esempi che il docente offre ai frequentanti: “Seguire il corso aiuta non tanto perché ci si fa conoscere dal docente, ma perché lo stesso studio a casa diventa, poi, più facile. La lezione permette di confrontarsi con alcuni aspetti della materia o temi che il libro di testo non mette in evidenza. Inoltre, si pone spesso l’accento su quelli che possono essere gli argomenti di concorsi come quelli per l’abilitazione forense, per la magistratura o il notariato, che sono gli sbocchi preferiti dai laureati in Giurisprudenza”. Il libro di testo, il manuale di Cesare Massimo Bianca, è proprio quello utilizzato per i principali concorsi pubblici e di accesso alle professioni forensi, testo introdotto dal docente per spianare la strada verso il mondo del lavoro ai futuri laureati. Il programma è diversificato per corsisti e non corsisti: chi frequenta generalmente è dispensato dallo studio di alcuni capitoli del libro, compensato però dagli appunti delle lezioni e da materiale didattico fornito direttamente dal docente.
Un mini-corso
riepilogativo
riepilogativo
Sono un centinaio gli studenti che ad inizio semestre affollano l’aula di Diritto Civile, anche se alla fine ne sopravvivono circa una quarantina. “Mi rendo conto che non tutti hanno la possibilità di seguire – confessa il prof. Grassi – Io stesso da studente ero costretto ad operare una scelta tra i vari corsi e fare una selezione di quelli da seguire. Per questo, a coloro che non possono frequentare offro altre soluzioni”. Ad esempio, il mini corso riepilogativo. “Ogni volta che termina il corso istituzionale, uno dei miei collaboratori tiene un corso riassuntivo di circa due settimane, durante il quale vengono sottolineati i punti salienti delle tematiche affrontate da me a lezione”. Il prossimo, tenuto dalla dott.ssa Isernia, inizierà nella seconda settimana di marzo, dopo l’ultimo appello dell’8 marzo, e si svilupperà in sei lezioni nell’arco di due settimane. Allo studente che non può approfittare neanche di questa opportunità, un’altra alternativa: l’orario di ricevimento. “C’è la piena disponibilità mia e di due collaboratori per tre giorni la settimana durante i quali riceviamo chi ha bisogno di chiarimenti, suggerimenti. In questo modo è possibile completare il programma anche senza aver seguito il corso”, sottolinea il prof. Grassi.
Ma non finisce qui. Per quanti si sentano insicuri della preparazione, il docente è disponibile a sviluppare delle simulazioni d’esame, in modo da valutare il livello di preparazione e prendere confidenza con la tecnica d’esame. “Generalmente chiede di svolgere queste simulazioni circa il 10% dei ragazzi che non hanno superato l’esame al primo colpo, e di solito, con questo approccio ottengono un risultato positivo al secondo tentativo”. Poi Grassi rassicura: “Io non chiedo le postille del libro! E in sede d’esame faccio di tutto per mettere i ragazzi a loro agio, non ho mai atteggiamenti scortesi o aggressivi, perché è importante che lo studente non abbia l’impressione di avere davanti un nemico. Cerco solo di verificare se lo studente ha compreso l’impianto generale dell’esame e se ha o meno difficoltà ad articolare il pensiero per categorie astratte. I ragazzi devono capire che quello che studiano qui servirà loro per la vita, per cui più studiano bene, meno difficoltà avranno nel trovare lavoro e fare carriera”.
Nonostante le difficoltà che si possono incontrare nello studio di un esame così complesso, non sono pochi gli studenti che, appassionandosi tanto alla materia, scelgono di chiedere la tesi al prof. Grassi. Sono circa una quindicina gli attuali tesisti per i quali il docente sceglie un rigido percorso di ricerca, che però lascia ampio spazio alle scelte individuali. “Il primo passo è inviarmi una mail che funga da promemoria, alla quale io rispondo proponendo al laureando una rosa di argomenti. La scelta dell’argomento della tesi è importantissima, è essenziale che lo studente si indirizzi verso qualcosa che gli piace. E’ impossibile lavorare su un argomento che non interessa, non ci riuscirei neanche io!”, confessa. Il tesista riceve indicazioni sui testi e materiali di studio da adottare e poi viene affidato ad un collaboratore del docente. Dopo la stesura dei primi capitoli, si sottopone il lavoro al professore.
Non sono mancati casi di studenti che hanno presentato elaborati interamente scaricati dal web. Ma attenzione: non fate i furbi perché si viene facilmente scoperti! “In sei anni mi sarà capitato 4-5 volte – racconta il prof. Grassi – Si trattava non di citazioni o brani ricopiati, ma di tesi scaricate, dalla prima all’ultima riga, da internet. Non c’è niente di male se si usa internet, anzi è uno strumento utilissimo, anch’io lo uso e l’ho usato per la stesura di molti dei miei libri. Ma serve per cercare informazioni, per trovare trattati, commenti, citazioni, fare ricerche, non per fare download completi! Uno strumento utilissimo, ad esempio, è Google book grazie al quale oggi si possono trovare testi rari o pagine di antichi documenti scannerizzati”. E ricorda: “ogni qual volta si fa una citazione questa va virgolettata e ne va indicata la fonte”.
Valentina Orellana
Ma non finisce qui. Per quanti si sentano insicuri della preparazione, il docente è disponibile a sviluppare delle simulazioni d’esame, in modo da valutare il livello di preparazione e prendere confidenza con la tecnica d’esame. “Generalmente chiede di svolgere queste simulazioni circa il 10% dei ragazzi che non hanno superato l’esame al primo colpo, e di solito, con questo approccio ottengono un risultato positivo al secondo tentativo”. Poi Grassi rassicura: “Io non chiedo le postille del libro! E in sede d’esame faccio di tutto per mettere i ragazzi a loro agio, non ho mai atteggiamenti scortesi o aggressivi, perché è importante che lo studente non abbia l’impressione di avere davanti un nemico. Cerco solo di verificare se lo studente ha compreso l’impianto generale dell’esame e se ha o meno difficoltà ad articolare il pensiero per categorie astratte. I ragazzi devono capire che quello che studiano qui servirà loro per la vita, per cui più studiano bene, meno difficoltà avranno nel trovare lavoro e fare carriera”.
Nonostante le difficoltà che si possono incontrare nello studio di un esame così complesso, non sono pochi gli studenti che, appassionandosi tanto alla materia, scelgono di chiedere la tesi al prof. Grassi. Sono circa una quindicina gli attuali tesisti per i quali il docente sceglie un rigido percorso di ricerca, che però lascia ampio spazio alle scelte individuali. “Il primo passo è inviarmi una mail che funga da promemoria, alla quale io rispondo proponendo al laureando una rosa di argomenti. La scelta dell’argomento della tesi è importantissima, è essenziale che lo studente si indirizzi verso qualcosa che gli piace. E’ impossibile lavorare su un argomento che non interessa, non ci riuscirei neanche io!”, confessa. Il tesista riceve indicazioni sui testi e materiali di studio da adottare e poi viene affidato ad un collaboratore del docente. Dopo la stesura dei primi capitoli, si sottopone il lavoro al professore.
Non sono mancati casi di studenti che hanno presentato elaborati interamente scaricati dal web. Ma attenzione: non fate i furbi perché si viene facilmente scoperti! “In sei anni mi sarà capitato 4-5 volte – racconta il prof. Grassi – Si trattava non di citazioni o brani ricopiati, ma di tesi scaricate, dalla prima all’ultima riga, da internet. Non c’è niente di male se si usa internet, anzi è uno strumento utilissimo, anch’io lo uso e l’ho usato per la stesura di molti dei miei libri. Ma serve per cercare informazioni, per trovare trattati, commenti, citazioni, fare ricerche, non per fare download completi! Uno strumento utilissimo, ad esempio, è Google book grazie al quale oggi si possono trovare testi rari o pagine di antichi documenti scannerizzati”. E ricorda: “ogni qual volta si fa una citazione questa va virgolettata e ne va indicata la fonte”.
Valentina Orellana