In tanti decidono di lasciarlo come ultimo esame, non seguono il corso pensando che si tratti di una disciplina fatta di nozioni e grafici da memorizzare e, magari, solo in seduta d’esame conoscono il docente che, spesso, definiscono “molto esigente”. Stiamo parlando di Economia politica, insegnamento da sei crediti al secondo anno di Giurisprudenza, con il prof. Oreste Napolitano. “Il programma è diviso in due parti: la microeconomia, che studia le imprese e il comportamento del consumatore, e la macroeconomia, che affronta tematiche attualissime quali il prodotto interno lordo, la moneta, i tassi di interesse. Quest’anno abbiamo dedicato la parte macroeconomica alla crisi del debito pubblico, anche perché, oggi, uno studente non si può perdere alla visione di un telegiornale o ascoltando alcuni termini tecnici”. Il testo adottato, ‘Principi di Economia’ di Vinci, “è pensato per studenti di Giurisprudenza, con una serie di temi che non vengono molto approfonditi, per dare, invece, maggiore risalto ad argomenti quali i monopoli, gli oligopoli e le normative antitrust, che possono rivelarsi utili conoscenze anche dopo la laurea”. Coloro che seguono il corso hanno la possibilità di svolgere due prove scritte. “Per ognuna è previsto un esercizio numerico, per esempio, sul calcolo del profitto e diverse domande aperte. A seconda del voto ricevuto, poi, possono anche decidere di non sostenere l’orale, al contrario degli allievi che non seguono e sono tenuti a sostenere esclusivamente la prova orale”. Le difficoltà si presentano quando i ragazzi si trovano di fronte formule e grafici. “Vorrei far comprendere agli allievi – continua Napolitano – che, al contrario di quello che pensano, le formule non vanno memorizzate, piuttosto devono derivare da un ragionamento. Si parte dalle equazioni e, con l’aiuto della matematica, si arriva alle formule e se ne comprende appieno il significato. C’è anche da dire che, purtroppo, negli ultimi anni il livello di conoscenza della matematica è abbastanza calato: i ragazzi non conoscono i sistemi di equazioni e il concetto di derivate e, sempre più spesso, comincio il corso con una ripetizione delle basi di Matematica”. Secondo grande ostacolo: i grafici. “Vorrei chiarire che non sono tanti. In ogni caso, è una questione di pigrizia mentale. Si possono guardare innumerevoli volte ma, per capirli, vanno disegnati e spiegati”. Il vero problema, secondo il docente, però, non è ristretto all’apprendimento di parti specifiche del programma. “Molti non seguono. Si informano sul programma da studiare, mi inviano anche mail per chiedere, ma li vedo direttamente in seduta d’esame e lì vengono fuori tanti problemi. E’ ovvio che tutti possono fare riferimento a me per qualsiasi dubbio o spiegazione, ma tanti non usano lo strumento del ricevimento”. Seguire le lezioni è, quindi, fondamentale per passare l’esame senza grossi ostacoli. “Frequentare aiuta a raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo. Non importa se si è fuori corso, a me fa piacere avere l’aula piena”. Riguardo la metodologia di studio più o meno giusta, il professore non si sbilancia. “Ognuno ha il suo metodo. Io, per esempio, da studente di Economia (laureato alla Federico II nel Novanta), cominciavo con una fase di studio individuale alla quale, poi, facevo seguire una di ripetizione in gruppo, durante la quale avevo modo di confrontarmi con i colleghi. Devo dire che si è rivelato un metodo molto positivo”.
Economia Politica: “le formule non vanno memorizzate ma devono derivare da un ragionamento”
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