Simulazione processuale nazionale a Padova, bronzo per gli studenti della Sun

Alla loro prima partecipazione alla National Moot Court Competition, la simulazione processuale più prestigiosa d’Italia, gli studenti di Giurisprudenza della neo-nata associazione ELSA della SUN si sono qualificati terzi. La competizione nazionale di Padova, che si è svolta dal 19 al 22 aprile, ha visto gli studenti di 12 Atenei di tutta Italia sfidarsi in materia di Diritto Processuale Civile. Piazzatasi tra i migliori quattro, la Facoltà campana si è arresa in semifinale nel “derby” contro la Federico II, che poi è andata a vincere la competizione battendo in finale l’Università di Palermo. Una medaglia di bronzo inattesa, conferita da una giuria di spessore, composta da professori, notai, avvocati e magistrati della Corte di Appello di Venezia; un risultato che rilancia le speranze di un gruppo giovane ed ancora non avvezzo alle competizioni nazionali e che sicuramente in futuro potrà dire la sua anche a livelli internazionali. I partecipanti, Saverio Cicala, Eleonora Petrillo, Giulia Tescione e Debora Stella, studenti al quinto anno, sono stati selezionati e preparati per la competizione dai professori Giovanni Martini, Antonio Maria Marzocco e Valeria Verde sulla base dei curricula ricevuti. Visibilmente soddisfatto il Presidente di ELSA SUN Luigi Caiazzo, che ha accompagnato e vissuto in prima persona le emozioni degli studenti coinvolti: “abbiamo superato le più rosee aspettative e torniamo a casa con un pizzico di rimpianto, perché, a detta di molti, in primis della giuria, il nostro scontro con la Federico II è stata la vera finale!”. Un’esperienza grazie alla quale i ragazzi hanno preso coscienza delle proprie capacità: “all’inizio erano tutti titubanti, temevano di non essersi esercitati abbastanza. Dopo aver vinto lo scontro contro l’Università Carlo Cattaneo di Castellanza nella prima fase, hanno iniziato a rassicurarsi, tanto che Debora Stella è stata anche inclusa nella lista dei quattro candidati per il premio di miglior oratore”. Come sempre in queste occasioni, oltre all’aspetto agonistico anche quello umano ed emotivo ha svolto un ruolo molto importante: “è stato un modo per confrontarsi e visitare posti nuovi; molti studenti sono anche rimasti in buoni rapporti con i nostri ‘avversari’. Sarà anche per questo che tutti sono ansiosi di partecipare ad una nuova competizione”. Soddisfatti anche i diretti interessati: “descrivere con poche parole il ‘bagaglio’ di emozioni che mi ha letteralmente coinvolto in questa esperienza é davvero difficile. Vedere tanta sana competizione è qualcosa che ti aiuta a credere e sperare ancora nella genuinità delle cose. E’ stato bello confrontarsi con tanti giovani della mia stessa età animati dal mio stesso fervore”, afferma Debora Stella. Sul risultato: “Non credevo in un risultato simile, eppure è arrivato…inaspettato e soprattutto meritato!”. Saverio Cicala si dice contento soprattutto dell’atmosfera: “è stata veramente una bella esperienza sia da un punto di vista didattico, data la complessità del caso e la serietà del collegio giudicante, sia da un punto di vista personale e relazionale. Siamo stati accolti con molta ospitalità ed organizzazione ed i giorni di convivenza non sono stati per nulla forzati, ma piuttosto animati da uno spirito di allegria e fratellanza che accomunava le squadre. È stato bello creare quel legame che ha permesso di alternare momenti goliardici con ‘scontri’ dibattimentali in cui la controparte era solo formalmente tale, ma di fatto pronta, al termine della sfida, a dividere con te spezzoni di quotidianità”. “Ci siamo messi alla prova, confrontati e scontrati con la giurisprudenza e soprattutto con la dottrina. Benché fosse la prima esperienza per tutti i ragazzi della squadra, abbiamo lavorato tanto e bene. Inizialmente eravamo titubanti sulle nostre capacità, come prima esperienza tutto ci sembrava difficile, ma in sede dibattimentale ci siamo fatti valere. Siamo molto fieri del risultato conseguito”, afferma Giulia Tescione. Anche Eleonora Petrillo ammette qualche difficoltà: “all’inizio non è stato facile, perché per lavorare come una vera squadra abbiamo prima dovuto imparare a conoscerci. Non nego che qualche volta, davanti ai mille dubbi e alle non poche difficoltà, abbiamo pensato di abbandonare tutto e tornare alla vita di semplici studenti, ma alla fine siamo stati ripagati di tutto il lavoro fatto e soprattutto di tutto l’impegno che ci abbiamo messo”. La cosa più bella che si porterà dietro da quest’esperienza? “Il clima che si respirava tra le squadre, con tutti i ragazzi pronti a supportare, e in qualche caso anche a tifare, i possibili avversari, per poi subito dopo divertirsi tutti insieme”. Appuntamento alla prossima simulazione. E chissà che non ci sia tempo anche per qualche rivincita.
Anna Verrillo
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