C’è la data per le elezioni del Rettore della Federico II. “Il primo turno”, dice il professore Raffaele De Luca Tamajo, che è il decano tra i docenti dell’Ateneo, quanto ad anzianità di ruolo da ordinario (insegna Diritto del lavoro a Giurisprudenza), e pertanto ha l’incarico di convocare i comizi elettorali, “si svolgerà il 4 ed il 5 giugno”. Non si sbilancia il professore De Luca Tamajo circa le sue preferenze: “Questione di opportunità istituzionale”. Non rinuncia, invece, a dire quel che si augura ed auspica che il nuovo Rettore metta in cima al programma: “Urge il recupero del prestigio della Federico II. Bisogna che l’Ateneo ritorni ad occupare un ruolo di preminenza nel panorama delle università italiane. È la vera sfida e la si può realizzare attraverso miglioramenti nei campi della didattica e della ricerca. Ciascuno dei quali strettamente legato all’altro. È una priorità anche perché, in una realtà difficile come è quella napoletana e campana, l’università deve garantire una formazione di livello tale da favorire uno sbocco occupazionale adeguato per i laureati. Per riuscirci, bisogna che didattica e ricerca siano su standard di eccellenza”. Si vota, dunque, tra circa due mesi e mezzo. A fine marzo, l’unico docente che ha pubblicamente espresso l’intenzione di proporsi alla successione del Rettore uscente Massimo Marrelli è il professore Gaetano Manfredi, docente ad Ingegneria, il quale proprio con Marrelli ha già ricoperto l’incarico di Prorettore.
“Organismi
di governo
più democratici”
di governo
più democratici”
Al candidato Rettore, o ai candidati, se emergeranno nuove proposte nelle prossime settimane, Paolo Donadio, ricercatore di Linguistica inglese, lancia un appello per la democrazia in Ateneo. “Secondo me”, dice Donadio, “la priorità dovrebbe essere di creare organismi di governo dell’università più democratici e rappresentativi possibili. La Gelmini, certo, stabilisce un ordine gerarchico aziendale, ma l’università dovrebbe rendere questa struttura quanto più democratica e rappresentativa”. In che modo potrebbe riuscirci il nuovo Rettore, senza infrangere i paletti imposti dalla normativa nazionale? “Tecnicamente”, risponde il ricercatore, “esistono i margini, in ciascun Ateneo, per ricavare spazi di partecipazione più ampi di quelli che ci siano oggi alla Federico II”. Prosegue Donadio: “Altro tema essenziale è la retribuzione degli incarichi didattici dei ricercatori. Non ha senso remunerare un insegnamento solo se obbligatorio”. La candidatura di Manfredi? “Mi auguro emergano altri nomi, non per sfiducia verso di lui, sia chiaro, ma perché credo che la pluralità non possa che giovare all’elaborazione delle migliori proposte”. Chiede, in ogni caso, che si aprano momenti di dibattito pubblico. “Finora non ci sono stati”. Ritorna alla questione della democrazia: “Urge trasparenza nella programmazione didattica e scientifica. Non si comprende perché il Senato Accademico ed i Dipartimenti non pubblichino on line i verbali delle sedute”.
Benedetto De Vivo, ordinario di Geochimica ambientale, valuta in maniera estremamente negativa la candidatura del professore Manfredi e quella che ritiene sia una assoluta mancanza di dibattito in Ateneo. “L’immagine”, sbotta, “che meglio descrive questa fase è quella della palude”. Argomenta: “Il dibattito in Ateneo è morto. Vige l’appiattimento totale. Regola base è stare zitti, non farsi nemici e fiutare dove tira il vento. È la morte dell’università come luogo di cultura, di confronto, di dialettica”. Secondo il professore De Vivo, un Rettore che voglia davvero operare per il bene della comunità accademica dovrebbe partire da un obiettivo chiaro: l’abolizione od almeno il ridimensionamento del peso dei settori scientifico–disciplinari. “Sono – dice – il cancro dell’università italiana. L’impianto dell’università italiana è medioevale e si basa su piccoli potentati: i settori scientifico-disciplinari. Residuo delle corporazioni fasciste interpretato da gente che si definisce di sinistra. Si sono cancellate Facoltà e si sono fatti i Dipartimenti che prevedono mobilità ed interdisciplinarietà, se però alla Federico II le risorse sono assegnate al settore scientifico-disciplinare non cambia nulla. La loro abolizione è una riforma costo zero e dovrebbe essere in cima all’agenda del nuovo Rettore”. De Vivo dispera, però, che sia nei programmi del candidato Manfredi: “È espressione del blocco di potere che governa l’Ateneo Federico II dal professore Guido Trombetti in poi. Ritengo che sia stato molto più illuminato, se proprio devo esprimere un giudizio, il rettorato del professore Fulvio Tessitore”.
Benedetto De Vivo, ordinario di Geochimica ambientale, valuta in maniera estremamente negativa la candidatura del professore Manfredi e quella che ritiene sia una assoluta mancanza di dibattito in Ateneo. “L’immagine”, sbotta, “che meglio descrive questa fase è quella della palude”. Argomenta: “Il dibattito in Ateneo è morto. Vige l’appiattimento totale. Regola base è stare zitti, non farsi nemici e fiutare dove tira il vento. È la morte dell’università come luogo di cultura, di confronto, di dialettica”. Secondo il professore De Vivo, un Rettore che voglia davvero operare per il bene della comunità accademica dovrebbe partire da un obiettivo chiaro: l’abolizione od almeno il ridimensionamento del peso dei settori scientifico–disciplinari. “Sono – dice – il cancro dell’università italiana. L’impianto dell’università italiana è medioevale e si basa su piccoli potentati: i settori scientifico-disciplinari. Residuo delle corporazioni fasciste interpretato da gente che si definisce di sinistra. Si sono cancellate Facoltà e si sono fatti i Dipartimenti che prevedono mobilità ed interdisciplinarietà, se però alla Federico II le risorse sono assegnate al settore scientifico-disciplinare non cambia nulla. La loro abolizione è una riforma costo zero e dovrebbe essere in cima all’agenda del nuovo Rettore”. De Vivo dispera, però, che sia nei programmi del candidato Manfredi: “È espressione del blocco di potere che governa l’Ateneo Federico II dal professore Guido Trombetti in poi. Ritengo che sia stato molto più illuminato, se proprio devo esprimere un giudizio, il rettorato del professore Fulvio Tessitore”.
“Ci vorrebbe
un Renzi
dell’Università”
un Renzi
dell’Università”
Un j’accuse in piena regola, quello di De Vivo. Incalza: “La Federico II è il penultimo Ateneo nelle classifiche ministeriali. Se io ho una Ferrari vincente ed il pilota va in pensione, ha un senso che metta alla guida il copilota. Se invece il pilota va in pensione e mi lascia un catorcio, davvero non c’è motivo per mettere alla guida il suo copilota. Fuor di metafora, se la Federico II è in rovina, perché mai bisognerebbe votare colui il quale, negli ultimi anni, ha ricoperto ruoli di vertice in Ateneo?”. Il Rettore ideale del professore De Vivo? “Ci vorrebbe”, risponde, “un Renzi dell’Università. Qualcuno che abbia la capacità di vincere le resistenze. Se il Rettore sta lì per mantenere equilibri e clientele, non accadrà mai, però”. Prosegue: “Non voterò Manfredi e non ho votato Marrelli. Trombetti ebbe 20 voti contrari, tra i quali il mio. Nessun Rettore in Italia ha operato, negli ultimi anni, per rivoluzionare una università, la Federico II, strutturata per formare yesmen e portaborse. Su 100 rettori, se me ne citano 10 con un curriculum scientifico degno di tale nome, è molto. Fanno carriera su logiche partitiche e di appartenenza. Qualche Direttore di Dipartimento mi dice: ‘hai ragione, ma qui non si possono rompere gli equilibri’. Ecco, queste parole raccontano il dramma dell’Ateneo”.
Lamenta l’assenza di un dibattito, sia pure con toni ben diversi da quelli adottati dal professore De Vivo, anche Ugo Olivieri, associato di Letteratura italiana. Sottolinea: “Urgono confronti, incontri, proposte”. Le priorità del nuovo Rettore, secondo il professore Olivieri, dovranno essere: diritto allo studio ed alla ricerca. Aggiunge: “dovrà inoltre impegnarsi per negoziare col governo un rifinanziamento delle università del sud”. La candidatura del professore Gaetano Manfredi? “Preferisco non sbilanciarmi. Non è lo schiarimento, aspettiamo di vedere i programmi”.
Ad inizio giugno il nuovo Rettore sarà scelto anche sulla base delle preferenze del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo. Ecco i desiderata di Salvatore Lubrano Di Diego, che lavora all’Ufficio Pensioni: “Il successore di Marrelli dovrà proseguire nell’opera di quest’ultimo e garantire alcuni fondamentali diritti del personale tecnico-amministrativo. Tra essi, il salario accessorio, condizione primaria per andare avanti”. Altra questione che sta a cuore a Lubrano di Diego: “Servirebbe un più stretto raccordo tra amministrazione e rettorato”. Il personale tecnico-amministrativo alla Federico II, Policlinico compreso, conta circa 3000 unità. Vota un gruppo di grandi elettori, che quest’anno è stato ampliato. Oltre ai rappresentanti in Senato Accademico, coloro i quali saranno eletti in Consiglio di Dipartimento ed una quota di 47 che fanno capo all’amministrazione centrale. Complessivamente, andranno alle urne circa 200 amministrativi. Lubrano Di Diego guarda con favore all’ipotesi Manfredi: “Credo che una continuità faccia bene, in una fase così delicata e complessa della vita dell’Ateneo”.
Lamenta l’assenza di un dibattito, sia pure con toni ben diversi da quelli adottati dal professore De Vivo, anche Ugo Olivieri, associato di Letteratura italiana. Sottolinea: “Urgono confronti, incontri, proposte”. Le priorità del nuovo Rettore, secondo il professore Olivieri, dovranno essere: diritto allo studio ed alla ricerca. Aggiunge: “dovrà inoltre impegnarsi per negoziare col governo un rifinanziamento delle università del sud”. La candidatura del professore Gaetano Manfredi? “Preferisco non sbilanciarmi. Non è lo schiarimento, aspettiamo di vedere i programmi”.
Ad inizio giugno il nuovo Rettore sarà scelto anche sulla base delle preferenze del personale tecnico-amministrativo dell’ateneo. Ecco i desiderata di Salvatore Lubrano Di Diego, che lavora all’Ufficio Pensioni: “Il successore di Marrelli dovrà proseguire nell’opera di quest’ultimo e garantire alcuni fondamentali diritti del personale tecnico-amministrativo. Tra essi, il salario accessorio, condizione primaria per andare avanti”. Altra questione che sta a cuore a Lubrano di Diego: “Servirebbe un più stretto raccordo tra amministrazione e rettorato”. Il personale tecnico-amministrativo alla Federico II, Policlinico compreso, conta circa 3000 unità. Vota un gruppo di grandi elettori, che quest’anno è stato ampliato. Oltre ai rappresentanti in Senato Accademico, coloro i quali saranno eletti in Consiglio di Dipartimento ed una quota di 47 che fanno capo all’amministrazione centrale. Complessivamente, andranno alle urne circa 200 amministrativi. Lubrano Di Diego guarda con favore all’ipotesi Manfredi: “Credo che una continuità faccia bene, in una fase così delicata e complessa della vita dell’Ateneo”.
“A 30 anni inizia la
senescenza
dei neuroni”
senescenza
dei neuroni”
Voterà per Gaetano Manfredi anche il professore Alberto Di Donato, che insegna Chimica biologica e siede nel Consiglio di Amministrazione dell’ateneo. “È una persona adeguata”, dice, “ed ha la capacità di mettersi in gioco. Dei miei studi biologici ricordo che a 30 anni inizia la senescenza dei neuroni; aziende nel mondo con responsabilità e patrimoni immensi sono governate da gente che ha quarant’anni, ma alla Federico II, se non sei almeno sessantenne, non puoi avvicinarti neppure alle stanze delle decisioni. Anche per questo, per il suo essere giovane, in rapporto alle consuetudini accademiche, oltre al fatto che è una persona valida, capace, responsabile, appoggio Manfredi”. Se quest’ultimo sarà eletto, Di Donato auspica che rivoluzioni “tutta la macchina organizzativa, ricostruendola in funzione dei nuovi compiti dell’università. Piaccia o non piaccia, va fatto. Abbiamo una organizzazione che è quella dell’università di 50 o 60 anni fa. Se uno vuole avere una visione d’insieme è questa la priorità”. L’ipotesi Manfredi piace molto anche al professore Piero Salatino, ex Preside della Facoltà di Ingegneria, attualmente Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base: “Condivido molto col Prorettore e ci siamo confrontati con lui su tante questioni spinose. Sicuramente c’è tra noi grande sintonia, per cui gli affiderei la mia fiducia, qualora confermasse ufficialmente l’intenzione di proporsi per il rettorato della Federico II”. Le priorità? “Al primo punto metterei il miglioramento dei servizi per la didattica, e non a caso ho invitato il professore Manfredi al Consiglio di Scuola del 13 marzo”.
Il bilancio di
Marrelli
Marrelli
A metà marzo, intanto, il Rettore uscente, Massimo Marrelli, ha indirizzato via posta elettronica una lettera alle diverse componenti dell’Ateneo, che è un commiato ed un bilancio dell’attività svolta. Motiva la sua scelta di non avvalersi dei due anni di proroga del mandato: “Come ricorderete tutti, dichiarai al momento delle elezioni che avrei accettato un solo mandato e della durata per cui ero stato eletto. Il nostro Ateneo, come tutto il sistema Italia, ha bisogno di forze ed energie giovani che guardino ai problemi in modo nuovo e creativo, che portino l’entusiasmo della loro gioventù nell’affrontare i problemi che ogni giorno sorgono e si presentano sotto forme nuove. L’esperienza dei più anziani può essere un enorme patrimonio da utilizzare ma sta alle generazioni più giovani, se vogliono, farne uso. Il nostro Ateneo ha, per fortuna, una generazione di giovani di altissimo talento ed entusiasmo: è arrivato il loro momento”. Riassume quanto è avvenuto negli anni del suo mandato a livello legislativo: una miriade di provvedimenti “spesso contradditori fra loro e che costituiscono a mio avviso un serio ostacolo alla Autonomia Responsabile delle Università”. Anni difficili, ricorda Marrelli, anche sotto il profilo dei trasferimenti di fondi dal Ministero all’Università: “Rispetto al 2009 (circa7,450 milioni di euro) il Fondo di Finanziamento Ordinario 2013 è di 6,690 milioni di euro con una decurtazione cumulata che sfiora l’11%. Dal 2009 al 2013 il FFO per il nostro Ateneo si è ridotto da più di 381 milioni a 327 milioni comprensivo del piano straordinario per gli Associati e di altre attività. In percentuale: -14%. Inoltre le entrate derivanti dalla contribuzione studentesca, pur a fronte di una ‘pressione fiscale’ media (Tassa media per studente diviso reddito procapite regionale) uguale a quella di altre grandi università con numero di studenti iscritti analogo al nostro, sono meno della metà di quelle di Bologna (ad esempio) e ciò a causa del livello di reddito medio pro capite di quelle regioni”. Quanto al turn-over del personale della Federico II, il Rettore uscente è lapidario: “è stato a dir poco ridicolo, come si evince dai numeri. Il 31 dicembre 2009 avevamo 861 ordinari, 784 associati, 1231 ricercatori, 3911 tecnico amministrativi. Quattro anni più tardi, alla data del 31 dicembre 2013, ecco le cifre: 615 ordinari, 690 associati, 1059 ricercatori e 3162 tecnico amministrativi”. Pur in questi frangenti, Marrelli rivendica di aver centrato obiettivi importanti, mantenendo l’equilibrio di bilancio in maniera strutturale. “È stato varato il nuovo Statuto e si è riorganizzato l’Ateneo nei nuovi Dipartimenti e Scuole”, sottolinea. “Si è messo ordine nella offerta formativa dell’Ateneo”, aggiunge, “e si è riorganizzata l’offerta dei Dottorati, con esiti di valutazione da parte dell’ANVUR molto positivi”. Prosegue: “Si è riusciti a fare certificare a livello europeo il Corso di Laurea in Veterinaria anche attraverso un nuovo modello di governance basato sul Polo Didattico Integrato; si sono adottati i piani della trasparenza e dell’anticorruzione; si è introdotta la COEP e si sta lavorando per il Bilancio Unico di Ateneo (previsti dalla Legge); si è adottato un piano di attribuzione di risorse ai Dipartimenti basato su un modello di valutazione della ricerca e della didattica e non più su criteri storici; si è attuata una politica di reclutamento principalmente rivolta ai giovani basata esclusivamente sul merito”. Rivendica, inoltre, il mantenimento dei livelli del fondo integrativo per il personale tecnico-amministrativo; l’avviamento di un vero processo di internazionalizzazione – “principalmente attraverso l’attivazione di Corsi di studio a doppio titolo con Università straniere”; l’istituzione di Corsi di studio interamente in lingua inglese e lo stanziamento di qualche risorsa per sostenere gli studenti in mobilità. Il Rettore fa riferimento, inoltre, alla predisposizione del Piano Triennale dell’Ateneo ed all’adozione del nuovo portale della Federico II, “che sarà operativo a breve”. Conclude: “Si è incrementata l’operatività dell’attività di orientamento e sono stati istituiti i corsi di supporto e/o il tutorato su base semestrale; si è avviato un processo di potenziamento della didattica a distanza attraverso Federic@”. Obiettivi di fine mandato: “Miglioramento dei servizi agli studenti e semplificazione delle procedure”.
Fabrizio Geremicca
Fabrizio Geremicca