L’Orientale ospita Emilio Solfrizzi. Il noto attore pugliese, venerdì 23 aprile, ha tenuto una lezione intitolata “Facevamo i comici ma tutti ridevano di noi” in occasione dell’ultima giornata del ciclo di seminari “Trickster e tiranni, potere e linguaggi simbolici della libertà”.
“Trickser non è solo l’imbroglione, il buffone, è tutt’altro – dice la prof.ssa Camilla Miglio, docente di Lingua e Letteratura tedesca e di Teoria e Storia della traduzione, che ha curato l’organizzazione del seminario insieme al prof. Michele Bernardini, docente di Lingua e Letteratura persiana – È un portatore di linguaggio. L’attore riesce ad esprimere con la parola un momento di libertà. In particolar modo Solfrizzi che ha attraversato quasi tutti i generi dal comico al drammatico”. Tra una battuta e l’altra, con la stessa comicità che lo caratterizza quando interpreta i suoi ruoli in televisione, Solfrizzi ha tenuto con il fiato sospeso per più di un’ora gli studenti che riempivano l’aula a Palazzo Du Mesnil in via Chiatamone. “Per prima cosa, vorrei dire che la televisione ingrassa”, inizia scherzando l’attore, poi continua raccontando le sue esperienze, le difficoltà che ha trovato lungo la sua carriera. Dai primi esercizi di recitazione alle fiction che l’hanno reso famoso, coinvolgendo ed emozionando il pubblico che lo ascoltava. “Quando fai l’attore ti chiedono di non essere te stesso – spiega – spesso entri in conflitto con l’idea che l’autore ha del personaggio. Così intraprendi un cammino verso il personaggio e trovi con lui un compromesso”. Parla della sua generazione, del Living Theatre, all’interno del quale si è formato ed ha imparato ad abbattere “il quarto muro”. “Ho imparato ad esprimermi con il corpo – dice – Il testo era meno importante. A volte la parola e il corpo entrano in conflitto. Ho imparato ad usare la voce senza perderla e alla fine riuscivo a farla uscire dalla mano. Si chiamava scuola del risuonatore totale. Ad un certo punto del mio percorso mi sono accorto che mi stavo liberando dalle convenzioni”. Spiega le difficoltà dell’essere pugliese (“Italia era molto lunga”), quando la televisione era a Milano e il cinema a Roma. “La Puglia poteva essere autoreferenziale – spiega Solfrizzi – La nostra televisione locale, Tele Norba, era più seguita della Rai”. Racconta di quando era più incosciente, più “trickster”. “Mi divertivo a fotografare la realtà”, dice. Eppure per lui, essere un attore non è solo essere famosi (“quella è un’arma a doppio taglio; la fama è la schiavitù peggiore”). L’attore è un mestiere come il professore, “se lo fai è perché hai passione”. Un attore dalle mille facce, che attraversa tutti i generi. Basti pensare alle serie televisive che ha interpretato, da “Tutti pazzi per amore” a “Crimini” a “Sei forte maestro”. “E’ un tentativo di non farmi incastrare in quei luoghi della mente – dichiara – Il mio terrore più grande è fermarmi”.
Soddisfatta la prof.ssa Miglio: “quello che volevamo trasmettere con il seminario è l’importanza della dimensione estetica che esce fuori dall’arte – spiega – A questo proposito sarà interessante anche l’intervento pomeridiano del prof. Pepe che parlerà del fool shakespeariano rendendo l’artista un canale per raggiungere la verità. Il nostro fine era quello di restituire dignità alla parola. È importante soprattutto in un’università come L’Orientale dove gli studenti si confrontano anche con una parola estranea. Le persone che studiano la parola, la lingua, se lo fanno consapevolmente diventano più libere”. Diverse le reazioni degli studenti. C’era chi come Ilenia Macaluso, studentessa ventenne di Studi arabo-islamici e del Mediterraneo, si è sentita particolarmente toccata: “Facevo teatro – spiega – poi per colpa di brutte esperienze ho lasciato. Solfrizzi, oggi, ha detto molte verità. Ha parlato del cinema Italiano, di quello che era e di quello che è. Ha ancora fiducia nel cinema nostrano. Lo descrive come se fosse ancora genuino. L’ho voluto incontrare dopo la lezione. Gli ho raccontato la mia esperienza e lui mi ha motivata. Mi ha detto di puntare sulla formazione, perché se sei brava nessuno può dirti nulla”. O anche chi come Valentina Corona, 24 anni, anche lei iscritta a Studi Arabo-Islamici, è rimasta colpita dall’incontro con l’attore: “Motiva senza metterti paletti. Mi ha fatto sentire più determinata nel raggiungere i miei obiettivi”.
“Trickser non è solo l’imbroglione, il buffone, è tutt’altro – dice la prof.ssa Camilla Miglio, docente di Lingua e Letteratura tedesca e di Teoria e Storia della traduzione, che ha curato l’organizzazione del seminario insieme al prof. Michele Bernardini, docente di Lingua e Letteratura persiana – È un portatore di linguaggio. L’attore riesce ad esprimere con la parola un momento di libertà. In particolar modo Solfrizzi che ha attraversato quasi tutti i generi dal comico al drammatico”. Tra una battuta e l’altra, con la stessa comicità che lo caratterizza quando interpreta i suoi ruoli in televisione, Solfrizzi ha tenuto con il fiato sospeso per più di un’ora gli studenti che riempivano l’aula a Palazzo Du Mesnil in via Chiatamone. “Per prima cosa, vorrei dire che la televisione ingrassa”, inizia scherzando l’attore, poi continua raccontando le sue esperienze, le difficoltà che ha trovato lungo la sua carriera. Dai primi esercizi di recitazione alle fiction che l’hanno reso famoso, coinvolgendo ed emozionando il pubblico che lo ascoltava. “Quando fai l’attore ti chiedono di non essere te stesso – spiega – spesso entri in conflitto con l’idea che l’autore ha del personaggio. Così intraprendi un cammino verso il personaggio e trovi con lui un compromesso”. Parla della sua generazione, del Living Theatre, all’interno del quale si è formato ed ha imparato ad abbattere “il quarto muro”. “Ho imparato ad esprimermi con il corpo – dice – Il testo era meno importante. A volte la parola e il corpo entrano in conflitto. Ho imparato ad usare la voce senza perderla e alla fine riuscivo a farla uscire dalla mano. Si chiamava scuola del risuonatore totale. Ad un certo punto del mio percorso mi sono accorto che mi stavo liberando dalle convenzioni”. Spiega le difficoltà dell’essere pugliese (“Italia era molto lunga”), quando la televisione era a Milano e il cinema a Roma. “La Puglia poteva essere autoreferenziale – spiega Solfrizzi – La nostra televisione locale, Tele Norba, era più seguita della Rai”. Racconta di quando era più incosciente, più “trickster”. “Mi divertivo a fotografare la realtà”, dice. Eppure per lui, essere un attore non è solo essere famosi (“quella è un’arma a doppio taglio; la fama è la schiavitù peggiore”). L’attore è un mestiere come il professore, “se lo fai è perché hai passione”. Un attore dalle mille facce, che attraversa tutti i generi. Basti pensare alle serie televisive che ha interpretato, da “Tutti pazzi per amore” a “Crimini” a “Sei forte maestro”. “E’ un tentativo di non farmi incastrare in quei luoghi della mente – dichiara – Il mio terrore più grande è fermarmi”.
Soddisfatta la prof.ssa Miglio: “quello che volevamo trasmettere con il seminario è l’importanza della dimensione estetica che esce fuori dall’arte – spiega – A questo proposito sarà interessante anche l’intervento pomeridiano del prof. Pepe che parlerà del fool shakespeariano rendendo l’artista un canale per raggiungere la verità. Il nostro fine era quello di restituire dignità alla parola. È importante soprattutto in un’università come L’Orientale dove gli studenti si confrontano anche con una parola estranea. Le persone che studiano la parola, la lingua, se lo fanno consapevolmente diventano più libere”. Diverse le reazioni degli studenti. C’era chi come Ilenia Macaluso, studentessa ventenne di Studi arabo-islamici e del Mediterraneo, si è sentita particolarmente toccata: “Facevo teatro – spiega – poi per colpa di brutte esperienze ho lasciato. Solfrizzi, oggi, ha detto molte verità. Ha parlato del cinema Italiano, di quello che era e di quello che è. Ha ancora fiducia nel cinema nostrano. Lo descrive come se fosse ancora genuino. L’ho voluto incontrare dopo la lezione. Gli ho raccontato la mia esperienza e lui mi ha motivata. Mi ha detto di puntare sulla formazione, perché se sei brava nessuno può dirti nulla”. O anche chi come Valentina Corona, 24 anni, anche lei iscritta a Studi Arabo-Islamici, è rimasta colpita dall’incontro con l’attore: “Motiva senza metterti paletti. Mi ha fatto sentire più determinata nel raggiungere i miei obiettivi”.
Marilena Passaretti