Da Rotterdam a Bordeaux passando per Monaco di Baviera e finendo a Singapore. Sono alcune delle mete scelte per il progetto Erasmus da alcuni coraggiosi studenti, oggi dottorandi o dottori di ricerca. Presenti al seminario “Erasmus e Internazionalizzazione: le nostre esperienze”, condotto dal prof. Pieter De Lange, delegato Erasmus del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Biologiche e Farmaceutiche (Distabif), che si è tenuto lunedì 8 maggio e che ha visto un’aula gremita di studenti desiderosi di partire e andare a studiare all’estero. Quattro ex studenti si sono raccontati attraverso ricordi ed istantanee della loro esperienza estera di studio e alcune pubblicazioni che hanno concluso i progetti di ricerca che li avevano portati in centri ed istituti universitari oltre i confini nazionali. Ma perché fare un’esperienza all’estero in ambito universitario? “L’Erasmus è una scuola – afferma il prof. De Lange – è un banco di prova per il futuro e per capire se si hanno delle capacità”. Sono pienamente d’accordo i ragazzi che hanno accettato di condividere la loro storia, come Giuseppe Delli Paoli che per sei mesi (dopo i primi tre ha voluto raddoppiare la sua permanenza) è stato in Olanda per il progetto di ricerca sul ruolo della SNPs nel metabolismo energetico degli atleti. “È un’esperienza di vita che ti forma dal punto di vista sociale e culturale e che ti permette di conoscere da vicino usi e costumi di altri Paesi e non necessariamente di quello ospitante, come è accaduto a me che ho vissuto in un ambiente multietnico e internazionale, ma anche di quelli da cui provengono i tuoi colleghi e compagni – spiega Giuseppe – Inoltre fa curriculum,
lo arricchisce, ed influenza molto l’esito di un colloquio di lavoro, anche se hai fatto un’esperienza all’estero di pochi mesi, molto più di un voto di laurea alto. Alle aziende interessano molto l’apertura mentale e la capacità di adattarsi di un candidato. Ed infine è un’esperienza che diverte, il che non guasta”.
‘Changing Lives, Opening Minds’ è appunto lo slogan adottato dal progetto Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, un programma di mobilità studentesca dell’Unione Europea nato ben 30 anni fa e che oggi ancora resiste ai colpi sempre più frequenti del terrorismo internazionale che scoraggiano molte partenze. Ma, nonostante uno scenario non proprio felice, la voglia di partire dilaga ed oggi gode
dei vantaggi serviti dalla comunicazione ai tempi dei social network. Ad esempio, per la ricerca dell’alloggio, che deve svolgersi sempre prima di partire, oltre ai siti web dedicati c’è Facebook con i suoi gruppi e le sue pagine Housing. Ma occhi aperti, attenzione alle truffe. Non sono pochi gli studenti che sono stati raggirati ritrovandosi senza casa pur avendo pagato mensilità di affitto in anticipo. Per questo motivo è consigliabile farsi guidare da chi ha già avuto un’esperienza del genere per non incorrere in imprevisti spiacevoli e, in particolare, dagli uffici Erasmus. “C’è sempre una Foresteria o una Guest House a poco prezzo che vi può ospitare – aggiunge il dottore di ricerca Antonio Mirto ricordando i suoi 7 mesi nella città delle cattedrali gotiche, Bordeaux, in Francia, dove all’Inra gli hanno affidato una serra di 3000 piante di pomodoro per lo studio dell’identificazione di alcunimutanti – Ho alloggiato villaggio universitario in una stanza di 9 metri quadrati comprensivi di letto, scrivania, armadio, cucina, frigorifero e bagno”. Non è una novità ma avere una buona base di inglese è fondamentale, “solo in questo modo puoi crearti un gruppo di amici che di solito è composto da asiatici, europei, americani – ribadisce Antonio – mentre ti può aiutare sapere qualche parola della lingua locale perché avrai a che fare con l’edicolante, il commesso, il farmacista e altre persone del posto”. “L’inglese ti aiuta a superare lo smarrimento iniziale”, è di questo avviso Emilia Dell’Aversana che in Germania, a Monaco, ha svolto il suo lavoro di tesi in fisiologia vegetale presso il Max Planck Institut fur Molekulare Pleanzenphysiologie, un’eccellenza nel campo della fisiologia molecolare delle piante in cui lavorano ad oggi più di 350 persone. “Appena ho consultato su internet il sito ufficiale dell’istituto mi ha subito colpito – spiega Emilia – Ho capito che lì volevo scrivere la mia tesi di laurea, nel luogo dove si studiano i processi metabolici e molecolari delle piante per capire come riescono a rispondere a stress ambientali. Lo stesso identico argomento della mia tesi”. “Il Centro percepisce ogni anno fondi e finanziamenti ed è per questo che si presenta molto all’avanguardia – continua – si estende per circa 6000 metri quadrati di cui solo la metà accoglie la coltivazione sperimentale delle piante organizzate sia in serre che in camere di crescita. Ho visto strumentazioni ed apparecchiature automatizzate di ultima generazione. C’era un serbatoio di azoto liquido che ne metteva a disposizione tutti i giorni. Una cosa impensabile per la nostra realtà universitaria”. Ma quanto costa partecipare al progetto Erasmus? Come vengono gestiti i fondi dati all’Università? È questo il quesito, e spesso anche il limite, degli studenti che vorrebbero partire immediatamente ma sono piuttosto frenati. “Il programma Erasmus Plus prevede di base la copertura economica parziale di 3 mesi, con 500 euro mensili, e l’assicurazione – spiega il delegato all’Erasmus per il Distabif – ovviamente, se si vuole prolungare la permanenza o ritornare, le spese sono tutte a carico dello studente. Io dico di non comprare l’ultimo iPhone ma di risparmiare e mettere soldi da parte per l’Erasmus, un’esperienza che cambia la vita”.
Claudia Monaco
lo arricchisce, ed influenza molto l’esito di un colloquio di lavoro, anche se hai fatto un’esperienza all’estero di pochi mesi, molto più di un voto di laurea alto. Alle aziende interessano molto l’apertura mentale e la capacità di adattarsi di un candidato. Ed infine è un’esperienza che diverte, il che non guasta”.
‘Changing Lives, Opening Minds’ è appunto lo slogan adottato dal progetto Erasmus, acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, un programma di mobilità studentesca dell’Unione Europea nato ben 30 anni fa e che oggi ancora resiste ai colpi sempre più frequenti del terrorismo internazionale che scoraggiano molte partenze. Ma, nonostante uno scenario non proprio felice, la voglia di partire dilaga ed oggi gode
dei vantaggi serviti dalla comunicazione ai tempi dei social network. Ad esempio, per la ricerca dell’alloggio, che deve svolgersi sempre prima di partire, oltre ai siti web dedicati c’è Facebook con i suoi gruppi e le sue pagine Housing. Ma occhi aperti, attenzione alle truffe. Non sono pochi gli studenti che sono stati raggirati ritrovandosi senza casa pur avendo pagato mensilità di affitto in anticipo. Per questo motivo è consigliabile farsi guidare da chi ha già avuto un’esperienza del genere per non incorrere in imprevisti spiacevoli e, in particolare, dagli uffici Erasmus. “C’è sempre una Foresteria o una Guest House a poco prezzo che vi può ospitare – aggiunge il dottore di ricerca Antonio Mirto ricordando i suoi 7 mesi nella città delle cattedrali gotiche, Bordeaux, in Francia, dove all’Inra gli hanno affidato una serra di 3000 piante di pomodoro per lo studio dell’identificazione di alcunimutanti – Ho alloggiato villaggio universitario in una stanza di 9 metri quadrati comprensivi di letto, scrivania, armadio, cucina, frigorifero e bagno”. Non è una novità ma avere una buona base di inglese è fondamentale, “solo in questo modo puoi crearti un gruppo di amici che di solito è composto da asiatici, europei, americani – ribadisce Antonio – mentre ti può aiutare sapere qualche parola della lingua locale perché avrai a che fare con l’edicolante, il commesso, il farmacista e altre persone del posto”. “L’inglese ti aiuta a superare lo smarrimento iniziale”, è di questo avviso Emilia Dell’Aversana che in Germania, a Monaco, ha svolto il suo lavoro di tesi in fisiologia vegetale presso il Max Planck Institut fur Molekulare Pleanzenphysiologie, un’eccellenza nel campo della fisiologia molecolare delle piante in cui lavorano ad oggi più di 350 persone. “Appena ho consultato su internet il sito ufficiale dell’istituto mi ha subito colpito – spiega Emilia – Ho capito che lì volevo scrivere la mia tesi di laurea, nel luogo dove si studiano i processi metabolici e molecolari delle piante per capire come riescono a rispondere a stress ambientali. Lo stesso identico argomento della mia tesi”. “Il Centro percepisce ogni anno fondi e finanziamenti ed è per questo che si presenta molto all’avanguardia – continua – si estende per circa 6000 metri quadrati di cui solo la metà accoglie la coltivazione sperimentale delle piante organizzate sia in serre che in camere di crescita. Ho visto strumentazioni ed apparecchiature automatizzate di ultima generazione. C’era un serbatoio di azoto liquido che ne metteva a disposizione tutti i giorni. Una cosa impensabile per la nostra realtà universitaria”. Ma quanto costa partecipare al progetto Erasmus? Come vengono gestiti i fondi dati all’Università? È questo il quesito, e spesso anche il limite, degli studenti che vorrebbero partire immediatamente ma sono piuttosto frenati. “Il programma Erasmus Plus prevede di base la copertura economica parziale di 3 mesi, con 500 euro mensili, e l’assicurazione – spiega il delegato all’Erasmus per il Distabif – ovviamente, se si vuole prolungare la permanenza o ritornare, le spese sono tutte a carico dello studente. Io dico di non comprare l’ultimo iPhone ma di risparmiare e mettere soldi da parte per l’Erasmus, un’esperienza che cambia la vita”.
Claudia Monaco