Erasmus: nell’ultimo triennio le partenze sono cresciute di circa il 65 per cento

Scade il 22 marzo il termine per concorrere alle borse Erasmus+ messe a disposizione degli studenti dall’Università Parthenope. Un progetto in cui l’Ateneo crede tantissimo e a cui ha rivolto numerose attività di orientamento, giornate di informazione e colloqui al fine di chiarire ogni dubbio dei ragazzi. Negli ultimi anni è stato registrato un interessante incremento nel numero di chi sceglie di intraprendere questa esperienza, nonostante persistano remore e timori, spesso legate alla prospettiva di uscire fuori dal proprio contesto per entrare in un altro nuovo e totalmente diverso. L’interesse primario dell’università resta sempre quello di assicurare una crescita dal punto di vista accademico e delle conoscenze dello studente, stipulando accordi con atenei che possano proporre piani di studi complementari e in linea con quelli dei ragazzi. “Il livello di autonomia decisionale, di maturità individuale, di indipendenza ed autosufficienza cresce rendendo l’esperienza Erasmus non solo un soggiorno di studio, ma una formidabile esperienza di formazione della persona in grado di agire anche nella preparazione al mondo del lavoro”, spiega il prof. Gabriele Sampagnaro, Prorettore all’Internazionalizzazione, il quale crede fermamente nel progetto Erasmus e cerca di spingere i ragazzi a non farsi intimorire dalle preoccupazioni del vivere in una città straniera. Il prof. Sampagnaro invoglia i ragazzi ad intraprendere questa occasione di crescita, nonostante la preoccupazione per l’onere economico: “l’esperienza Erasmus assume certamente la forma di un investimento, nel medio-lungo termine” anche in prospettiva di futuri impieghi lavorativi. Molte aziende, infatti, tendono a preferire persone con esperienze di internazionalizzazione, come quella dell’Erasmus, rispetto a chi non ne ha mai avute. “È ben chiaro il fatto che un’esperienza all’estero fa curriculum e non lascia certo indifferenti i potenziali datori di lavoro, considerato che le aziende si muovono in un contesto sempre più internazionale in cui è necessario confrontarsi con clienti, fornitori e partner stranieri. Così un candidato che ha vissuto all’estero potrebbe senz’altro essere preferito ad un altro che non ha vissuto un’esperienza analoga”, fa presente il prof. Paolo Mazzocchi, docente referente all’Erasmus per il Dipartimento di Studi Aziendali e Quantitativi. Come spiega il prof. Sampagnaro, gli sforzi dell’Ateneo verso la pubblicizzazione dell’opportunità Erasmus e le varie giornate di informazione iniziano a dare i propri frutti: “considerando che gli studenti outgoing sono cresciuti nell’ultimo triennio di circa il 65 per cento e ci si augura che anche quest’anno, con il nuovo bando 2020/21, si possa proseguire nel trend”.
Sorpresa, nelle scorse settimane, tra i docenti referenti che si sono visti contattati da molti studenti in cerca di informazioni specifiche su come, dove e quando partire nonostante il dilagare della preoccupazione generale anche, e forse soprattutto, in ambito internazionale, per via del nuovo coronavirus. “I ragazzi sono furbi e molto svegli. Hanno capito che non c’era da confondere quello che speriamo sia solo un periodo di passaggio con quelli che sono invece progetti a lungo termine. Presentare oggi domanda per le borse di studio Erasmus non corrisponde a partire il prossimo mese, questo è chiaro. Per quando saranno previste le partenze speriamo che tutta la situazione sia abbondantemente rientrata”, spiega la prof.ssa Maria Giovanna Petrillo, referente per il Dipartimento di Studi Economici e Giuridici.
Tra le potenzialità dell’esperienza Erasmus, il prof. Mazzocchi ritiene ci sia “sicuramente l’attitudine al problem solving, al cavarsela da soli in ogni genere di situazione, oltre ad essere un’importante opportunità accademica e personale. Non ci sono tante altre esperienze che possono formarti allo stesso modo per migliorare le propria capacità di studio e lavoro”. Le prof.sse Francesca Salerno e Eufrasia Sena, referenti per il Dipartimento di Giurisprudenza, sottolineano anche come, nel campo degli studi giuridici, un’esperienza internazionale diventi particolarmente interessante per la possibilità di confrontare l’istituto giuridico italiano con quello di altri Stati, poterne cogliere le differenze, riconoscerne limiti e potenzialità. A questo proposito va ricordato che la scelta di una o dell’altra meta spetta solo al singolo studente. Si può chiedere consiglio al proprio docente referente tra due o più università che propongono percorsi di studi un po’ diversi, o su quali esami concentrarsi durante il periodo all’estero, ma, come sottolinea la prof.ssa Petrillo: “nel momento in cui si stipula un accordo con un’università ospitante, è già stato controllato il piano di studi e le potenzialità di ciò che l’università propone, affinché ogni proposta sia in regola con quanto offre l’Università Parthenope agli studenti nei propri corsi”.
Non solo Spagna
Da quando il progetto Erasmus ha avuto avvio, la meta più gettonata è stata la Spagna, a prescindere dalle università ospitanti o dall’area di studio di riferimento: “ultimamente qualcosa sta cambiando anche in questo senso. Ho notato un aumento di interesse verso il Belgio e la Francia, forse perché si inizia a tenere più in conto il prestigio di un’università rispetto ad un’altra, o dove sia più conveniente sostenere alcuni esami, senza più focalizzarsi esclusivamente sullo stile di vita o la movida di una città”, continua la prof.ssa Petrillo, docente di lingua francese presso l’Ateneo. Ad influenzare la scelta è spesso anche il fattore economico, che diventa più gravoso se si prendono a riferimento città più grandi come Parigi, Madrid o Londra: “in questo caso, il mio consiglio può essere quello di individuare in primis uno Stato che per lingua, vita e sistema culturale sembri a noi più affine, e poi scegliere una città più piccola, non necessariamente una capitale”, suggerisce la docente. Questo permetterà di gestire meglio le spese, di rientrare nel bilancio di entrate ed uscite calcolato per l’erogazione delle borse di studio, nella prospettiva di non dover contribuire in modo dispendioso di tasca propria. Questo genere di esperienze all’estero ha assunto negli ultimi anni un valore sempre più di spicco, per il proprio bagaglio culturale, accademico, personale, o anche solo per poterlo citare sul proprio curriculum “ed è qualcosa che chi, come me, si è laureato negli anni ’90 iniziava solo a intravedere, ma non sono stati molti a sfruttarne le potenzialità. Personalmente mi sono rifatta negli anni da docente: questo sarà il terzo anno di Erasmus+ in cui parto per un’esperienza lavorativa all’estero, ed è qualcosa di molto formativo e stimolante anche per noi, che andiamo a confrontarci con un metodo didattico diverso, altri sistemi, altre abitudini docente-studente. Progetti di questo tipo diventano motivo di arricchimento non soltanto per il singolo, ma anche per tutta l’università”, conclude la prof.ssa Petrillo.
Agnese Salemi
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