Erasmus, occasione per crescere e talvolta anche per trovare lavoro

“E’ un modo per crescere, per mettersi alla prova”, “ora mi sento molto più maturo a livello umano e professionale”, “un’esperienza che dovrebbero fare tutti”, “ti cambia”, “fino all’ultimo giorno, prima della partenza, credevo di non farcela ma poi…”. Queste le affermazioni degli studenti della Sun – tutti entusiasti, chi più chi meno – al ritorno dai loro viaggi-studio, nell’ambito del progetto Socrates-Erasmus. Una permanenza presso università europee della durata di sei mesi, che, spesso, gli studenti chiedono di prolungare. Dopo le difficoltà dei primi venti giorni, “è tutta una strada in discesa”, come ci dice Marcello Mellucci, ventitreenne napoletano, laureando in Disegno industriale, che ha trascorso un semestre a Liegi, in Belgio, presso l’Ecole d’art “S. Luc”. “Nei primi giorni, avevo molta difficoltà a comunicare vista la mia scarsa conoscenza del francese. Ma, poi, ho cominciato da subito a parlare la lingua: sei costretto ad imparare perché hai il bisogno di farti capire”. All’Ecole d’art, Marcello ha preso coscienza della sua formazione multidisciplinare rispetto agli studenti belgi. “Io ho una cultura, acquisita grazie agli studi universitari a Marcianise, molto più generale. Gli studenti belgi sembrano macchine, specializzati nel settore specifico del disegno industriale, senza alcuna conoscenza, per esempio, della grafica 3D che noi studiamo addirittura al primo anno. All’opposto, hanno modo di rendersi conto delle problematiche della produzione tramite un contatto diretto con la pratica. La Facoltà è molto fornita a livello di attrezzature e di laboratori di lavoro. Ricordo che ce n’erano per lavorare legno, plastica e ferro battuto”. L’esperienza sul campo è ciò di cui sempre più hanno bisogno gli studenti italiani, ce lo testimonia anche Eliana Catone, studentessa al terzo anno di Architettura che ha trascorso sei mesi a l’Ecole d’Architecture di Parigi “La Villette”. “Ho sostenuto quattro esami: Estimo, Rilievo dell’architettura, Restauro e Scienze delle costruzioni. In Italia, per quest’ultimo esame, è prevista una prova scritta costituita da esercizi di matematica. A Parigi, siamo andati persino a visitare cantieri aperti. E’ da lì che si capisce l’applicazione di ciò che si impara dai libri”. Per Eliana nessuna difficoltà con la lingua: “il francese lo conoscevo già, piuttosto le difficoltà le ho avute con i parigini che non sono molto cortesi, non aiutano affatto. Ogni volta che, soprattutto negli uffici amministrativi, chiedevo informazioni e non capivo subito le modalità dell’assicurazione medica, per fare un esempio, me lo ripetevano nell’identica precedente maniera”. C’è anche qualcuno che si candida al progetto Erasmus, travolto dall’entusiasmo di chi è appena tornato. E’ il caso di Eleonora Auriemma, dottoressa in Psicologia da meno di un mese. “Mia cugina, iscritta a Medicina, – dice Eleonora – mi ha parlato della sua permanenza in Germania come qualcosa di ‘particolare’. E in effetti è stato così anche per me”. La destinazione di Eleonora è stata Malaga, in Spagna. “Il primo mese è stato tragico: avevo urgente bisogno di trovare un alloggio, mentre ero in un ostello. Mi sono un po’ isolata, anche perchè non riuscivo ad integrarmi in una società dove di giorno è tutto ordinato, tutti lavorano, la frequenza degli autobus è di ogni cinque minuti ma di notte diventa tutto troppo trasgressivo a cominciare dalla tanta droga che circola”. Anche a Malaga, le lezioni hanno un taglio pratico: “durante i corsi, guardavamo spezzoni registrati di casi reali, come soggetti affetti dal morbo di Alzheimer…ricordo quel periodo come un pezzo di vita estrapolata che mi ha dato una grande carica. Una forza che mi ha fatto arrivare dritta alla laurea senza alcuna interruzione”.
All’estero molta
attività pratica
Maddalena De Bernardo ha presentato domanda Erasmus durante il secondo anno della Scuola di specializzazione in Oculistica. Ventotto anni, di Sorrento, dopo aver conseguito la laurea in Medicina con una tesi sulla chirurgia refrattiva, è passata nel reparto di oculistica e nella sala operatoria del Policlinico universitario di Colonia, in Germania. “Un’esperienza che mi ha permesso di vedere come si lavora fuori dall’Italia, partecipavo anche alle visite ai pazienti…mi aspettavo una maggiore chiusura o freddezza da parte del popolo tedesco, invece non è vero, Colonia è una città davvero aperta. Per essere parte integrante della società, evitavo di prendere mezzi pubblici e, per spostarmi, utilizzavo la bicicletta. Un mezzo di trasporto comodo e molto diffuso”. E’ sorprendente ma c’è anche chi ha trovato lavoro all’estero, tramite aziende in convenzione con le università partner nel progetto. Ci è riuscito Carlo Postiglione, venticinquenne di Portici, attualmente laureato in Scienze ambientali e consulente presso un consorzio multiregionale a Caserta. Carlo è partito da un presupposto: “quando sei in un Paese straniero, è necessario che ti inserisca nel contesto per una questione di rispetto della Nazione di cui sei ospite, non puoi assolutamente isolarti”. E’ così che, nei nove mesi presso l’Universidad de Cordoba, in Spagna, ha preso al volo tutte le occasioni: “ho cercato di conoscere i docenti, ho seguito tutte le iniziative per noi studenti inclusi corsi di ballo, corsi di yoga. Ho preso tutto quello che mi veniva offerto. Nel frattempo, ho studiato e sostenuto quattro esami più la prova in lingua”. Al ritorno in Italia, ha conseguito la laurea e poi via di nuovo in Spagna, chiamato dalla Facoltà di Agraria per un lavoro di quattro mesi presso Sierra de slumbers in Almeria. “Si trattava di fare campionamenti di colture sperimentali, esaminare lo stato di salute delle colture arboree. Un’esperienza brillante”.
Alle giornate di studio e attività didattiche ed extradidattiche, si associano, per tutti, serate di divertimento, conoscenze varie e un po’, ma solo un po’, di nostalgia per le proprie famiglie in Italia che, spesso, per curiosità, decidono di fare una visitina ai figli. Non solo note positive però, cogliamo anche qualche commento e un consiglio per tutti coloro i quali stanno pensando di vivere questa esperienza. “I docenti delegati all’Erasmus del Polo casertano, dovrebbero seguirci di più”, e “meglio non partire all’ultimo anno, quando mancano pochi esami alla laurea, si viene distratti e si rischia di rimandare la seduta di laurea”. 
“Al loro ritorno, i ragazzi sono cambiati – ci dice il prof. Sergio Minucci, delegato del Rettore per le attività Erasmus e docente a Medicina e Chirurgia – sono molto più maturi, europeisti, spesso si trovano a convivere con ragazzi extra-comunitari ai quali, prima, riservavano qualche generico pregiudizio. Questo è un modo davvero efficace per maturare la mentalità dell’europeizzazione”. 
E per tanti che partono, ce ne sono altrettanti che scelgono l’Italia e giungono a Napoli per un periodo di studio. Klara Sarbru, rumena dell’Università “Grigore T. Popa” di Iasi, è a Napoli per ben la terza volta, studia Medicina al laboratorio di Biologia molecolare e cellulare. “Mi trovo molto bene a Napoli – ci dice – a parte il caos cittadino al quale sto cercando di abituarmi, sotto il profilo accademico. Nel laboratorio di Biologia, insieme al prof. Minucci, studio cose che in Romania non sarebbe stato mai possibile studiare”. Unica pecca: ”mi manca il contatto con i pazienti, gli studenti italiani sono molto preparati, studiano tanta teoria ma manca la pratica…”
Maddalena Esposito
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