Fenomeni eruttivi, alluvioni: i geologi rispondono ai quesiti di studenti e cittadini

A Geologia il compleanno della Federico II è stato celebrato con una iniziativa di divulgazione molto interessante in una delle aule di Largo San Marcellino. La mattinata si è svolta in due fasi. Nella prima – intitolata Chiedilo al geologo – i docenti hanno risposto alle domande che erano pervenute nei giorni precedenti, sia da parte degli studenti, sia da parte di persone estranee al Corso di studi. Questa prima fase è stata impreziosita dalla presenza di Riccardo Marassi, che ha fatto scorrere, come contrappunto alle spiegazioni dei professori, una serie di vignette dedicate appunto alle tematiche della geologia. La seconda parte della mattinata si è incentrata su una conferenza relativa alla gouaches che sir William Hamilton, rappresentante di sua maestà britannica presso il Regno, commissionò all’artista Fabris e che descrivono in maniera analitica e scientifica, per quell’epoca, i fenomeni eruttivi verificatisi sul Vesuvio nel diciottesimo secolo. 
Molti tra i quesiti proposti erano relativi alle caratteristiche ed alla pericolosità comparata del Vesuvio rispetto ai Campi Flegrei. “La più potente eruzione dei Campi Flegrei ricostruita dagli studiosi – ha detto il prof. Claudio Scarpati che insegna Fisica del Vulcanismo – risale a 32.000 anni fa. Fu un evento, per quel che ci consta, di portata veramente distruttiva. Le ceneri, si è ipotizzato, si spinsero fino in Siberia. Sempre nei Campi Flegrei, si è poi verificata un’altra grande eruzione, che risale a 15.000 anni fa. L’ultimo evento, quello che originò il Monte Nuovo, data al sedicesimo secolo. Per il Vesuvio, l’eruzione di riferimento è quella del 79 dopo Cristo. Finora, a livello di opinione pubblica, la pericolosità dei Campi Flegrei è stata avvertita in misura meno forte rispetto al Vesuvio. Dipende dal fatto che, mentre il Vesuvio è lì, imponente, con una mole difficile da ignorare, i Campi Flegrei sono costituiti da una settantina di vulcani più piccoli dei quali è perfino difficile individuare traccia, in un’area densamente urbanizzata ed antropizzata. Ciò non toglie che vanno tenuti d’occhio e monitorati molto seriamente”. Molti quesiti erano relativi al tempo che trascorrerà tra il manifestarsi di alterazioni fisiche e chimiche tali da evidenziare l’imminenza di una eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei ed il verificarsi della stessa. Questione fondamentale, perché è in quel lasso di tempo che dovranno attuarsi i piani di evacuazione indispensabili ad evitare che si verifichi una catastrofe in termini di perdita di vite umane. “L’ipotesi – ha risposto il prof .Vincenzo Morra, Direttore dimissionario del Dipartimento – è che tra il manifestarsi di fenomeni premonitori che univocamente indichino l’imminenza di una eruzione ed il verificarsi della stessa trascorrano 48 ore. Ecco perché è cruciale che i piani di evacuazione siano efficienti e che la popolazione che vive nelle aree a rischio sia correttamente informata e preparata. Peraltro, non è detto che, una volta diramato l’allarme, l’eruzione poi avvenga davvero. La natura può essere imprevedibile e quella catena di eventi che si credeva si sarebbe conclusa con una eruzione potrebbe bloccarsi all’improvviso”. Ha citato un precedente relativo ai terremoti: “Nel 1985 Guido Zamberletti, all’epoca capo della Protezione Civile, diramò un invito alla popolazione della Garfagnana ad abbandonare le case perché, sulla base di uno sciame sismico, si era ritenuto che si sarebbe verificato un forte sisma. Furono evacuate 100.000 persone. Per fortuna, non ci fu alcun terremoto distruttivo”. Un’altra domanda: perché, se l’Italia ha un rischio sismico così elevato, gli ingegneri stanno sempre di più soppiantando i geologi? Ha risposto il prof. Domenico Calcaterra, Vicedirettore del Dipartimento: “Non è proprio così, perché tuttora in Italia la legge impone la presenza del geologo in qualunque intervento di costruzione. C’è però, questo è vero, una consolidata tradizione per la quale, nell’ambito delle costruzioni, il progettista è perno e protagonista assoluto. Sia egli un ingegnere, un architetto od un geometra. La diversa consistenza numerica degli ingegneri rispetto ai geologi – noi siamo 15.000, loro 150.000 – e la differente capacità di esercitare un’azione lobbistica hanno determinato questa situazione. Abbiamo, però, buoni argomenti da fare valere. Bisogna dare più enfasi alla geologia, in un’ottica non di tutela dei nostri interessi, ma dell’interesse collettivo della sicurezza del territorio”. Un quesito sulla faglia di Sant’Andrea, la frattura sotterranea che impensierisce non poco gli abitanti degli Stati Uniti. “Può accadere – questa la domanda – che la California si stacchi dagli Stati Uniti e diventi una isola?”. Ha risposto il prof. Stefano Vitale: “Sì, in linea teorica è possibile ed esistono previsioni in merito. State sereni, però, perché noi non lo vedremo. Insomma, se pensate di andare a trascorrere una vacanza in California, fatelo senza pensieri”. Ancora una domanda: “Cosa fare in caso di alluvioni?”. Risponde il prof. Calcaterra: “A Genova, qualche anno fa, alcune delle vittime furono colte dalla ondata di acqua e fango in condizioni impensabili per un paese evoluto. Una mamma, non ricordo se con bimbo, fu sommersa dal flusso perché si era rifugiata in un sottoscala, nel posto peggiore dove stare in questi casi. Un’altra vittima fu travolta mentre transitava su una strada in fregio ad uno dei canali che attraversano la città. Ricordo questo per far capire quanto ancora manchi una corretta informazione su cosa fare e non fare in caso di alluvioni. Se per i terremoti, ormai, più o meno si sa che non bisogna precipitarsi per le scale, che vanno evitati gli ascensori, che se la costruzione è moderna il posto più sicuro dove rifugiarsi è nei pressi di un muro portante, per le alluvioni, dal punto di vista informativo, il lavoro è ancora tutto da svolgere”. 
L’iniziativa Chiedilo ad un geologo, ha ricordato il prof. Mariano Parente, sarà riproposta in autunno, ad ottobre, durante Futuro Remoto. “Sarà una rassegna itinerante – ha anticipato – che non si svolgerà solo a Città della Scienza, ma coinvolgerà diverse zone della città, compresa Piazza del Plebiscito. Noi ci saremo e proveremo a rispondere alle domande che ci saranno pervenute da parte dei cittadini”. 
Fabrizio Geremicca
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