Consiglio sulla didattica a Scienze venerdì 19 febbraio in una complessiva situazione di disagio, vista la decisione dei ricercatori ribadita anche attraverso delle lettere ufficiali consegnate in presidenza, di astenersi dalle attività didattiche non integrative, le uniche previste per legge, in segno di protesta contro le decisioni in materia di progressione di carriera del Ministero che, dal canto suo, non smette di prendere decisioni a sorpresa. A settembre aveva annunciato di volere riprendere in considerazione alcuni criteri sui requisiti minimi, ma i decreti attuativi, che implicherebbero anche delle modifiche agli ordinamenti, sono stati resi noti il 27 gennaio, tre giorni prima della loro scadenza. “Una nota dice che verranno conteggiati a partire dal prossimo anno, ma le università che vi si adegueranno entro quest’anno avranno delle premialità sul Fondo di Finanziamento Ordinario”, spiega il Preside Roberto Pettorino in apertura della seduta presentando alcuni dati. In totale, la Facoltà è suddivisa in 23 Corsi di Laurea fra triennali e Magistrali e fornisce circa 860 insegnamenti, 260 dei quali (molti di base) affidati a ricercatori. “Allo stato attuale il 30% della didattica è insostenibile – prosegue il Preside – Questo implicherà una riduzione di corsi ed una riduzione del numero di nostri docenti che prestano servizio presso altre Facoltà”. La riforma affida il finanziamento al Ministero dell’Economia ed impone una visione estremamente centralistica, in base alla quale gli organi di governo accademici perderanno molte delle loro rappresentanze. “Da anni tutti i Governi ci indicano come persone che lavorano poco e fanno i propri interessi”, aggiunge ancora Pettorino rivolgendo l’ennesimo richiamo ai ricercatori che hanno deciso di iniziare la propria protesta a partire dal secondo semestre, facendo temere la possibilità di un rinvio dell’inizio delle lezioni, per riorganizzare orari e calendari. Anche il Rettore, invitato in un primo momento a partecipare al Consiglio ma bloccato da impegni precedenti, fa sapere di condividere molte delle preoccupazioni della presidenza, alla quale, però, arrivano le richieste ufficiali dei Corsi di Laurea di una posizione ufficiale, attraverso documenti votati nei Consigli.
Nel dibattito che segue, lungo e animato e che in parte ricalca incontri già svolti in Facoltà, spicca la necessità di uscire all’esterno con delle manifestazioni pubbliche coinvolgendo stampa ed opinione pubblica su tematiche che riguardano tutti, perché i disagi dell’università, inevitabilmente, ricadranno sugli studenti. Nonostante le pressioni del Ministero, a molti ‘ridurre l’offerta’ sembra sinonimo di ‘impoverire l’offerta’ e l’idea di ridefinire nuovamente percorsi di studio cui si è lavorato per mesi appare un modo di cedere a pretese insostenibili. Al termine del Consiglio viene votato un documento con il quale la Facoltà ribadisce la centralità dell’università e l’importanza del ruolo dei ricercatori. Resta ancora aperta la questione sull’inizio dei corsi, se spostarne o no l’inizio. Lo slittamento è approvato in Giunta il giorno successivo.
Simona Pasquale
Nel dibattito che segue, lungo e animato e che in parte ricalca incontri già svolti in Facoltà, spicca la necessità di uscire all’esterno con delle manifestazioni pubbliche coinvolgendo stampa ed opinione pubblica su tematiche che riguardano tutti, perché i disagi dell’università, inevitabilmente, ricadranno sugli studenti. Nonostante le pressioni del Ministero, a molti ‘ridurre l’offerta’ sembra sinonimo di ‘impoverire l’offerta’ e l’idea di ridefinire nuovamente percorsi di studio cui si è lavorato per mesi appare un modo di cedere a pretese insostenibili. Al termine del Consiglio viene votato un documento con il quale la Facoltà ribadisce la centralità dell’università e l’importanza del ruolo dei ricercatori. Resta ancora aperta la questione sull’inizio dei corsi, se spostarne o no l’inizio. Lo slittamento è approvato in Giunta il giorno successivo.
Simona Pasquale