Filologia: passione e disperazione

Filologia, parola sconosciuta alla maggior parte delle persone ma non certo agli studenti di Lettere che ne hanno fatto una ragione di vita. “Philos”, dal greco amico, e “logos”, discorso, la compongono. Il filologo è perciò un amante del discorso, del linguaggio e si occupa della ricostruzione fedele di un testo, a partire dai significati più autentici e originari. Appassionare alla filologia dantesca è il compito che il prof. Andrea Mazzucchi svolge magistralmente. In una delle sue prime lezioni del secondo semestre spiega il metodo di Lachmann, criterio che permette di ricostruire un testo pervenutoci senza autografo, avvicinandolo quanto più è possibile alla volontà d’autore. “I manoscritti si classificano in base agli errori. L’errore assume un’importanza fondamentale nella filologia, perché esistono errori del copista, ma anche dell’autore, che un filologo deve imparare a distinguere”. Due tipologie di errore, dunque, che si suddividono ulteriormente. “L’autore può commettere errori di fatto o preterintenzionali. Quelli di fatto sono le lacune che il filologo non può correggere e dovrà limitarsi a segnalare nell’apparato critico. I preterintenzionali sono, invece, quelli che l’autore commette inavvertitamente”. In questo caso, il filologo può intervenire, perché non si tratta di un errore voluto ma di una banale svista dell’autore. Ad ogni modo, qualsiasi correzione deve essere registrata nell’apparato critico, perché un altro filologo che esaminerà il testo deve poter intervenire nuovamente sul manoscritto autografo, se lo ritiene necessario. Anche un mostro sacro della letteratura italiana come il Boccaccio ha commesso errori. L’originale del Decameron, il manoscritto autografo Hamilton 90, presenta sia errori polari, come antinomie, che errori di fatto. Ad esempio, Boccaccio dimentica di aver fatto morire un personaggio che poco dopo ricompare vivo. Errore che il filologo Vittore Branca non può e non deve correggere. “E se l’autografo contiene errori, figuriamoci la copia! Qui entra in gioco il metodo di Lachmann che permette di ricostruire l’autografo in base alla stampa posseduta”. Un bravo filologo deve sottoporre il testo ad un’examinatio e successivamente ad un’emendatio (correzione) degli errori. “Se abbiamo più testimoni o copie di uno stesso testo, possiamo metterli a confronto e avvicinarci quanto più è possibile all’originale. Ma se ne possediamo uno solo, come faremo a dire con certezza che quella versione è esatta ed appartiene all’autore in esame? Come faremo a correggerla? Questa è la crux desperationis del filologo. Dovrete imparare a conviverci”. 
Gli studenti sono rapiti e nessuno abbandona l’aula prima della fine delle due ore di lezione, neanche per un breve intervallo. “Il professore è bravo, chiaro, coinvolgente e trasmette passione per la materia. E’ evidente che gli piace insegnare”, commenta Luciana Tranchese, iscritta al primo anno di Lettere Moderne. “E’ un corso utile da seguire, rispetto ad altri, perché aggiunge qualcosa in più rispetto al libro di testo”, aggiunge la collega Maria Rosaria Visconti.
Allegra Taglialatela
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