Determinati, con le idee chiare, pieni di voglia di mettersi in gioco e di ‘sgobbare’, perché chi viene selezionato per questo percorso, durante il primo anno di Laurea Magistrale, deve sostenere, tassativamente entro l’estate, più esami dei colleghi – sette invece dei cinque canonici. E deve trovare autonomamente uno stage da svolgere a Parigi. Ecco l’identikit degli studenti che hanno partecipato negli ultimi due anni al programma ‘double degree’ Italia-Francia: Laurea Magistrale in Economia Aziendale e Master in Administration et Échanges Internationaux del Corso di Laurea in Entrepreneuriat International et Petites et Moyennes Entreprises (PME) grazie alla convenzione tra l’Università Federico II e l’Universitè Paris est Crèteil Val de Marne, progetto coordinato dal prof. Paolo Stampacchia. I loro racconti saranno illuminanti per gli studenti (massimo cinque) che in questi giorni sono stati selezionati – in base al curriculum ed alla conoscenza del francese – per quest’anno.
“Più che la lingua, conta molto la motivazione. Io non avevo mai studiato il francese, mi sono preparata durante l’anno precedente alla partenza. Desideravo fortemente vivere un’esperienza all’estero. Alla selezione cui ho partecipato ci siamo presentati in sette, ma siamo stati ammessi solo in quattro su cinque posti, questo perché le ragioni per le quali si decide di partecipare al programma sono molto importanti”, afferma Anna Di Finizio, 23 anni, napoletana, attualmente in Olanda per uno stage alla Unilever. Sul confronto fra i due sistemi accademici sostiene: “in Francia l’impostazione della formazione è molto più pratica e orientata al mondo del lavoro, i ragazzi sono abituati a svolgere stage fin dall’ultimo anno di scuola. Però il nostro bagaglio di conoscenze è così vasto e multidisciplinare che ci abitua a ragionare in ogni circostanza, diversamente dai francesi, i quali, se qualcosa gli cambia sotto gli occhi, vanno in panico”. Nel complesso valuta l’esperienza in maniera molto positiva. Dal punto di vista personale “ho imparato a contare solo su me stessa, a tirare fuori la grinta, a farmi forza. Ho compreso che avere tanti trenta e nessuna esperienza non serve a niente”.
“All’inizio degli studi il mio obiettivo era laurearmi in tempo. Poi il prof. Stampacchia ci parlò di questo programma. Mi interessava ma il mio livello di francese non era molto elevato: prima del colloquio ho trascorso due mesi di full immersion ed ho continuato a studiare anche durante tutto il primo anno della Magistrale perché prima della partenza si sostiene un ulteriore colloquio”, racconta Vania Paone, 23 anni, originaria di Casamarciano, in provincia di Napoli. Descrive i mesi precedenti al soggiorno nella capitale francese come massacranti, fra esami, studio della lingua e il campionato di Seconda Divisione di Pallavolo nel quale giocava come capitano della squadra di Cicciano. La sosteneva però una gran voglia “di andare all’estero”. Il ricordo più bello del suo commiato dalla Federico II, gli ultimi due esami in Diritto degli Intermediari Finanziari e Analisi e Controllo dei Flussi Finanziari, sostenuti nello stesso giorno e superati entrambi con trenta e lode. Una volta a destinazione, qualche problema con la ricerca dello stage. Poi “per fortuna ho trovato la mia occasione in una start-up, nella quale si usava correntemente l’inglese. Un’esperienza bellissima, nel corso della quale ho imparato a combinare diverse strategie di Marketing e l’uso di nuovi strumenti informatici. Ho trovato un ambiente giovane, che non mi ha mai fatto sentire straniera. Con il tempo ho anche imparato a comunicare con i francesi, che all’inizio possono apparire un po’ freddi ma poi si rivelano belle persone”. Anche lei ha notato la diversa impostazione culturale: “in Francia fanno tanta pratica, ma noi sapevamo citare teorie di Marketing che loro non avevano mai sentito”. Dopo la laurea, ha sostenuto colloqui con diverse grandi aziende e multinazionali, fino ad approdare allo stage alla sede Philips in provincia di Bologna: “ho scelto la job destination più interessante e il direttore del Marketing dal quale, per sua indole e umiltà, mi sembrava di poter imparare di più. È dura, ma ora sono diventata responsabile di un progetto”.
Adriano Apice, 25 anni, napoletano, ha una storia un po’ diversa. “Mi sono laureato alla Triennale nel 2012, in tre anni giusti, e subito sono partito per degli stage promossi dall’associazione AIESEC”. In due anni viaggia molto: Beirut in Libano, Nantes in Francia per un programma europeo, poi Ungheria e Inghilterra dove immagina di completare la propria formazione. Poi scopre il programma a doppio titolo della Federico II: “sono venuto la prima volta in Francia a 5 anni e da allora ci sono tornato più volte. Il francese è per me una seconda lingua e mi ha aiutato anche nella ricerca dello stage preliminare”. Inizia la sua esperienza nel ramo vendite, con contatti con i mercati francese, italiano e dell’Europa dell’Est, di una sorta di agenzia promozionale di luoghi d’arte e cultura. “In pochi mesi abbiamo aumentato il volume di vendita, poi ho seguito le attività didattiche. A metà giugno ero libero di godermi la vita parigina”. Ma non dura molto, perché si mette presto in cerca di lavoro, prima alla sede polacca dell’IBM in Polonia, poi a quella romana della società di revisione e consulenza Deloitte, che lascia dopo appena un mese: “avevo un buon contratto, ma non volevo fare un lavoro d’ufficio e poi mi trovo bene in Francia”. Adesso gestisce progetti alla Akzo Nobel, una società chimica che produce pitture professionali. È arrivato a Parigi il giorno successivo agli attentati terroristici: “è stato emotivamente molto forte vedere delle strade abitualmente frequentatissime il sabato sera completamente deserte”. Ai colleghi più giovani dà dei consigli molto strategici e mirati: “non trascurate la lingua, questo non è un Erasmus, ma un Doppio Diploma, per affrontare il quale serve tanto spirito di adattamento perché bisogna trovarsi tutto da soli: stage, casa, banca, assistenza sanitaria. Bisogna superare il primo mese di rodaggio, poi tutto prosegue liscio”.
“Ho preferito questa possibilità di esperienza all’estero rispetto all’Erasmus perché mi sembrava più completa e ambiziosa”, afferma Gabriella Auriemma, 23 anni, di Somma Vesuviana. “Appena arrivata, per trovare lo stage mi sono rivolta all’università, ma ho anche sostenuto dei colloqui autonomamente finché ho trovato un posto da assistente commerciale al gruppo Morgan Philips”. Positivo l’impatto con l’ambiente universitario: “seguivamo in aule piccole, da una trentina di persone con le quali si lavorava in gruppo. Il taglio della formazione è più pratico ma le basi che avevo mi sono state molto utili per le attività basate sulla Microeconomia e la Statistica. I professori sono molto disponibili, l’ambiente è solidale e il contesto aiuta a capire come affrontare un colloquio, scrivere un curriculum o una lettera motivazionale”. Rientrata a Napoli per un ulteriore tirocinio di sei mesi, adesso Gabriella sta svolgendo un Master in Marketing presso l’Università di Parma. L’esperienza francese “umana e professionale è molto arricchente. È una grande opportunità, da cogliere al volo”.
Pietro De Luca, 24 anni, aveva già svolto l’Erasmus e apprezzato l’esperienza parigina. L’avventura doppio diploma è cominciata con un semestre di stage presso un’associazione di investitori nel campo dello sviluppo sostenibile e delle tecnologie ecologiche: “un’esperienza entusiasmante perché ho rivestito un ruolo molto tecnico, svolgendo l’analisi finanziaria sia per gli investitori che per gli imprenditori coinvolti, e ho toccato con mano la politica francese verso i giovani e gli stagisti, diametralmente opposta a quella italiana. Non sei ‘l’ultima ruota del carro’, ma una persona che lavora e per questo da rispettare. Anche da seguire, ma a cui affidare comunque delle responsabilità. Se lavori bene, ti viene riconosciuto e te ne affidano di ulteriori. Inoltre, per legge, lo stipendio minimo di uno stagista è 450 euro, quindi non è difficile immaginare tirocini con una remunerazione maggiore”. Sulla formazione universitaria francese ha un punto di vista un po’ diverso dai suoi colleghi: “è professionalizzante, considera le esperienze in azienda come parte del processo formativo”. Pietro è ancora a Parigi, sta lavorando presso una società di investimenti che sviluppa analisi finanziarie per gli immobiliari che si trovano in uno stato di amministrazione giudiziaria. “Non so cosa mi riserverà il futuro. Molto dipende da quello che si cerca. A me non piacciono le grandi aziende in cui sei solo un numero, ma quelle in cui ti assumi delle responsabilità”. Ai potenziali partecipanti al progetto di scambio consiglia di valutare bene le proprie attitudini: “se siete votati all’internazionalizzazione, allora questo è il programma più completo della Federico II”.
Simona Pasquale
“Più che la lingua, conta molto la motivazione. Io non avevo mai studiato il francese, mi sono preparata durante l’anno precedente alla partenza. Desideravo fortemente vivere un’esperienza all’estero. Alla selezione cui ho partecipato ci siamo presentati in sette, ma siamo stati ammessi solo in quattro su cinque posti, questo perché le ragioni per le quali si decide di partecipare al programma sono molto importanti”, afferma Anna Di Finizio, 23 anni, napoletana, attualmente in Olanda per uno stage alla Unilever. Sul confronto fra i due sistemi accademici sostiene: “in Francia l’impostazione della formazione è molto più pratica e orientata al mondo del lavoro, i ragazzi sono abituati a svolgere stage fin dall’ultimo anno di scuola. Però il nostro bagaglio di conoscenze è così vasto e multidisciplinare che ci abitua a ragionare in ogni circostanza, diversamente dai francesi, i quali, se qualcosa gli cambia sotto gli occhi, vanno in panico”. Nel complesso valuta l’esperienza in maniera molto positiva. Dal punto di vista personale “ho imparato a contare solo su me stessa, a tirare fuori la grinta, a farmi forza. Ho compreso che avere tanti trenta e nessuna esperienza non serve a niente”.
“All’inizio degli studi il mio obiettivo era laurearmi in tempo. Poi il prof. Stampacchia ci parlò di questo programma. Mi interessava ma il mio livello di francese non era molto elevato: prima del colloquio ho trascorso due mesi di full immersion ed ho continuato a studiare anche durante tutto il primo anno della Magistrale perché prima della partenza si sostiene un ulteriore colloquio”, racconta Vania Paone, 23 anni, originaria di Casamarciano, in provincia di Napoli. Descrive i mesi precedenti al soggiorno nella capitale francese come massacranti, fra esami, studio della lingua e il campionato di Seconda Divisione di Pallavolo nel quale giocava come capitano della squadra di Cicciano. La sosteneva però una gran voglia “di andare all’estero”. Il ricordo più bello del suo commiato dalla Federico II, gli ultimi due esami in Diritto degli Intermediari Finanziari e Analisi e Controllo dei Flussi Finanziari, sostenuti nello stesso giorno e superati entrambi con trenta e lode. Una volta a destinazione, qualche problema con la ricerca dello stage. Poi “per fortuna ho trovato la mia occasione in una start-up, nella quale si usava correntemente l’inglese. Un’esperienza bellissima, nel corso della quale ho imparato a combinare diverse strategie di Marketing e l’uso di nuovi strumenti informatici. Ho trovato un ambiente giovane, che non mi ha mai fatto sentire straniera. Con il tempo ho anche imparato a comunicare con i francesi, che all’inizio possono apparire un po’ freddi ma poi si rivelano belle persone”. Anche lei ha notato la diversa impostazione culturale: “in Francia fanno tanta pratica, ma noi sapevamo citare teorie di Marketing che loro non avevano mai sentito”. Dopo la laurea, ha sostenuto colloqui con diverse grandi aziende e multinazionali, fino ad approdare allo stage alla sede Philips in provincia di Bologna: “ho scelto la job destination più interessante e il direttore del Marketing dal quale, per sua indole e umiltà, mi sembrava di poter imparare di più. È dura, ma ora sono diventata responsabile di un progetto”.
Adriano Apice, 25 anni, napoletano, ha una storia un po’ diversa. “Mi sono laureato alla Triennale nel 2012, in tre anni giusti, e subito sono partito per degli stage promossi dall’associazione AIESEC”. In due anni viaggia molto: Beirut in Libano, Nantes in Francia per un programma europeo, poi Ungheria e Inghilterra dove immagina di completare la propria formazione. Poi scopre il programma a doppio titolo della Federico II: “sono venuto la prima volta in Francia a 5 anni e da allora ci sono tornato più volte. Il francese è per me una seconda lingua e mi ha aiutato anche nella ricerca dello stage preliminare”. Inizia la sua esperienza nel ramo vendite, con contatti con i mercati francese, italiano e dell’Europa dell’Est, di una sorta di agenzia promozionale di luoghi d’arte e cultura. “In pochi mesi abbiamo aumentato il volume di vendita, poi ho seguito le attività didattiche. A metà giugno ero libero di godermi la vita parigina”. Ma non dura molto, perché si mette presto in cerca di lavoro, prima alla sede polacca dell’IBM in Polonia, poi a quella romana della società di revisione e consulenza Deloitte, che lascia dopo appena un mese: “avevo un buon contratto, ma non volevo fare un lavoro d’ufficio e poi mi trovo bene in Francia”. Adesso gestisce progetti alla Akzo Nobel, una società chimica che produce pitture professionali. È arrivato a Parigi il giorno successivo agli attentati terroristici: “è stato emotivamente molto forte vedere delle strade abitualmente frequentatissime il sabato sera completamente deserte”. Ai colleghi più giovani dà dei consigli molto strategici e mirati: “non trascurate la lingua, questo non è un Erasmus, ma un Doppio Diploma, per affrontare il quale serve tanto spirito di adattamento perché bisogna trovarsi tutto da soli: stage, casa, banca, assistenza sanitaria. Bisogna superare il primo mese di rodaggio, poi tutto prosegue liscio”.
“Ho preferito questa possibilità di esperienza all’estero rispetto all’Erasmus perché mi sembrava più completa e ambiziosa”, afferma Gabriella Auriemma, 23 anni, di Somma Vesuviana. “Appena arrivata, per trovare lo stage mi sono rivolta all’università, ma ho anche sostenuto dei colloqui autonomamente finché ho trovato un posto da assistente commerciale al gruppo Morgan Philips”. Positivo l’impatto con l’ambiente universitario: “seguivamo in aule piccole, da una trentina di persone con le quali si lavorava in gruppo. Il taglio della formazione è più pratico ma le basi che avevo mi sono state molto utili per le attività basate sulla Microeconomia e la Statistica. I professori sono molto disponibili, l’ambiente è solidale e il contesto aiuta a capire come affrontare un colloquio, scrivere un curriculum o una lettera motivazionale”. Rientrata a Napoli per un ulteriore tirocinio di sei mesi, adesso Gabriella sta svolgendo un Master in Marketing presso l’Università di Parma. L’esperienza francese “umana e professionale è molto arricchente. È una grande opportunità, da cogliere al volo”.
Pietro De Luca, 24 anni, aveva già svolto l’Erasmus e apprezzato l’esperienza parigina. L’avventura doppio diploma è cominciata con un semestre di stage presso un’associazione di investitori nel campo dello sviluppo sostenibile e delle tecnologie ecologiche: “un’esperienza entusiasmante perché ho rivestito un ruolo molto tecnico, svolgendo l’analisi finanziaria sia per gli investitori che per gli imprenditori coinvolti, e ho toccato con mano la politica francese verso i giovani e gli stagisti, diametralmente opposta a quella italiana. Non sei ‘l’ultima ruota del carro’, ma una persona che lavora e per questo da rispettare. Anche da seguire, ma a cui affidare comunque delle responsabilità. Se lavori bene, ti viene riconosciuto e te ne affidano di ulteriori. Inoltre, per legge, lo stipendio minimo di uno stagista è 450 euro, quindi non è difficile immaginare tirocini con una remunerazione maggiore”. Sulla formazione universitaria francese ha un punto di vista un po’ diverso dai suoi colleghi: “è professionalizzante, considera le esperienze in azienda come parte del processo formativo”. Pietro è ancora a Parigi, sta lavorando presso una società di investimenti che sviluppa analisi finanziarie per gli immobiliari che si trovano in uno stato di amministrazione giudiziaria. “Non so cosa mi riserverà il futuro. Molto dipende da quello che si cerca. A me non piacciono le grandi aziende in cui sei solo un numero, ma quelle in cui ti assumi delle responsabilità”. Ai potenziali partecipanti al progetto di scambio consiglia di valutare bene le proprie attitudini: “se siete votati all’internazionalizzazione, allora questo è il programma più completo della Federico II”.
Simona Pasquale