Francesco Piccolo, vincitore del Premio Strega, al Museo Mineralogico

“Nel libro di Francesco Piccolo si parla di forze che plasmano e di forze che l’uomo riesce a plasmare. Allo stesso modo in questo Museo le forze della natura hanno plasmato i minerali. La forza che emanano i minerali è la stessa che traspare nelle pagine di Francesco Piccolo”. È con queste parole che la prof.ssa Maria Rosaria Ghiara, Direttore del Centro Museale della Federico II, sottolinea come la scelta del Real Museo Mineralogico quale sede per la presentazione del libro ‘Il desiderio di essere come tutti’, vincitore del Premio Strega, non sia per nulla casuale. L’affollato ‘Incontro d’autore’ si è svolto il 12 novembre. Dopo i saluti del prof. Gaetano Manfredi, fiero di presenziare alla prima iniziativa di questo tipo nella veste di Rettore, prende la parola il prof. Matteo Palumbo, professore di Letteratura Italiana, che analizza gli aspetti fondamentali del romanzo: “È un’autobiografia che si incrocia con la storia, il racconto di un ‘io’ che attraversa la storia d’Italia. Il libro, infatti, si apre con l’immagine del muro della Reggia di Caserta che viene scavalcato. Oltrepassare quel muro significa interagire con il mondo, scoprire gli altri. Un mondo che l’autore taglia in due: c’è la ‘storia pura’, quella di Berlinguer e del rapimento Moro, e c’è la ‘storia impura’, quella di Berlusconi”. Il professore, poi, si sofferma sulle possibili interpretazioni del titolo e sull’importanza della parola ‘tutti’: “La parola ‘tutti’ va presa alla lettera. ‘Tutti’ come comunità umana senza fazioni”.
“Io non so se questa sia un’autobiografia o un romanzo – afferma il prof. Guido Trombetti, Assessore Regionale all’Università – ma la cosa più importante è che si fa leggere. Il libro è bellissimo. Il passaggio dal micro al macro, dall’ambito privato a quello pubblico, è straordinario. Anche l’uso della ripetitività, di solito tanto odiata dal lettore, finisce per arricchire la storia. La differenza tra uno scrittore bravo ed uno che non lo è sta nel saper raccontare. Questa è la culla del lettore. Piccolo ci è riuscito”.
Infine, la parola passa all’autore: “Quel ‘tutti’ comprende mio padre. La questione è se il protagonista, catapultato nell’era berlusconiana, possa sentirsi realmente in un mondo ‘altro’, quando quel mondo è rappresentato proprio da suo padre. Lui è la persona che ama di più e alla quale somiglia di più. La convinzione, quindi, di trovarsi in una posizione diversa da tutto il resto del paese diventa fasulla. Tutte le somiglianze che ci sono tra me (comunista) e mio padre (fascista) sono le stesse che ci sono tra quelli di sinistra e quelli di destra. L’idea del Paese nel Paese è fasulla. L’omologazione non deve far paura. Non bisogna sottrarsi dalla responsabilità della costruzione di questo Paese. La verità è che non c’è un luogo che ti salva e che ti permetta di dire ‘io non c’entro’. Ognuno di noi ha diritto a far parte di questo Paese con tutte le sue fragilità. Quel ‘tutti’ è la vera soluzione e non è altro che il senso della democrazia, che vale molto di più della parte”. 
Fabiana Carcatella
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