Lavorare presso una nota casa automobilistica come la McLaren è forse il sogno di tutti i laureati in Ingegneria Meccanica amanti del settore automotive. Per Giampaolo Nota d’Elogio è realtà.
Dopo essersi laureato con 110 e lode in Ingegneria Meccanica presso la Facoltà di Ingegneria, Giampaolo si è iscritto al Master Uninauto, anche se prima ha vissuto una breve esperienza in un’azienda di impiantistica che sembra aver fatto luce sui suoi progetti per il futuro. “Si trattava di un’impresa di installazioni che lavorava con gli appalti pubblici, – racconta – ma il mio ruolo non rispecchiava per niente i miei studi, si trattava soprattutto di organizzazione e controllo del lavoro. Non mi sentivo a mio agio, anche perché, purtroppo, a Napoli quando si lavora in questo settore si finisce per avere contatti con ambienti al limite della legalità: c’era l’impronta della camorra, dei suoi legami con la politica e con la prepotenza di operai che non volevano svolgere il lavoro per cui erano pagati”.
Per Giampaolo, allora, il Master ha rappresentato la svolta. Diplomato con 110 e lode, proprio durante la consegna degli attestati ha avuto modo di incontrare Anthony Sheriff, Managing director McLaren Automotive. Sheriff relazionò su “trasporto delle tecnologie della F1 sulle auto da strada. Io ero molto interessato a questo aspetto e loro erano, invece, attratti dal lavoro che avevo svolto durante lo stage al termine del Master, presso la società belga LMS INTERNATIONAL, leader al mondo nel campo NVH Noise & Vibration Harshness (studio del rumore e delle vibrazioni). Volevano qualcuno che avesse esperienza con questo macchinario che avevano appena comprato e così ho inviato un curriculum e, dopo aver superato quattro colloqui, ho ottenuto un contratto di otto mesi e qualifica di NVH engineer”. Oggi è in Inghilterra, “mi trovo a Woking già da cinque mesi e mi occupo in particolare dello sviluppo delle prestazioni NVH della nuova supercar che la McLaren comincerà a produrre nel 2011. La mia mansione principale è quella di effettuare acquisizioni numeriche in pista su prototipi”.
L’esperienza di Giampaolo è sicuramente un esempio di come un brillante ingegnere può trovare il modo di realizzare i suoi sogni. “Io sono stato premiato perché avevo svolto lo stage all’estero, conoscevo l’inglese e mi ero diplomato con il massimo dei voti ma dei circa 20 ragazzi che hanno svolto il Master, solo 4-5 adesso lavorano. Per gli altri dopo lo stage non c’è stata nessun’altra proposta. Purtroppo ci siamo trovati in un momento di forte crisi”. Così un consiglio che Giampaolo si sente di dare ai futuri ingegneri è quello di non sottovalutare la conoscenza dell’inglese, perché è un pre-requisito necessario per trovare lavoro: “Se non avessi parlato inglese adesso non starei in McLaren. L’inglese è una lingua difficile e anche se pensavo di conoscerla bene, quando sono arrivato qui mi sono sentito perso perché ognuno parla un accento diverso. Dopo cinque mesi ne so abbastanza per lavorare, ma se incontro uno scozzese non capisco niente!”.
Un bilancio della sua esperienza inglese: “molto positiva dal punto di vista professionale ed umano, ma devo dire che non è facile adattarsi. C’è un forte pregiudizio verso gli italiani, ci considerano inferiori e quindi alla fine non si va al di là del rapporto di lavoro. Io esco solo con altri italiani, come i francesi escono con i francesi e i tedeschi con i tedeschi. Inoltre, ho notato che qui sono molto classisti: ad esempio abbiamo una mensa enorme dove, però, i manager mangiano con i loro pari, così gli ingegneri ed i meccanici. Avevo stretto amicizia con un meccanico ma mi hanno invitato ad allontanarmi”.
Quasi allo scadere del suo contratto, Giampaolo sottolinea che vorrebbe rimanere per almeno un altro anno, “in modo da completare lo studio della lingua e approfondire la mia esperienza nel settore”, ma il suo desiderio resta quello di tornare a Napoli, “anche se si trattasse di realtà come la Fiat o l’Elasis, che non riguardano nello specifico la mia area di interesse”.
Valentina Orellana
Dopo essersi laureato con 110 e lode in Ingegneria Meccanica presso la Facoltà di Ingegneria, Giampaolo si è iscritto al Master Uninauto, anche se prima ha vissuto una breve esperienza in un’azienda di impiantistica che sembra aver fatto luce sui suoi progetti per il futuro. “Si trattava di un’impresa di installazioni che lavorava con gli appalti pubblici, – racconta – ma il mio ruolo non rispecchiava per niente i miei studi, si trattava soprattutto di organizzazione e controllo del lavoro. Non mi sentivo a mio agio, anche perché, purtroppo, a Napoli quando si lavora in questo settore si finisce per avere contatti con ambienti al limite della legalità: c’era l’impronta della camorra, dei suoi legami con la politica e con la prepotenza di operai che non volevano svolgere il lavoro per cui erano pagati”.
Per Giampaolo, allora, il Master ha rappresentato la svolta. Diplomato con 110 e lode, proprio durante la consegna degli attestati ha avuto modo di incontrare Anthony Sheriff, Managing director McLaren Automotive. Sheriff relazionò su “trasporto delle tecnologie della F1 sulle auto da strada. Io ero molto interessato a questo aspetto e loro erano, invece, attratti dal lavoro che avevo svolto durante lo stage al termine del Master, presso la società belga LMS INTERNATIONAL, leader al mondo nel campo NVH Noise & Vibration Harshness (studio del rumore e delle vibrazioni). Volevano qualcuno che avesse esperienza con questo macchinario che avevano appena comprato e così ho inviato un curriculum e, dopo aver superato quattro colloqui, ho ottenuto un contratto di otto mesi e qualifica di NVH engineer”. Oggi è in Inghilterra, “mi trovo a Woking già da cinque mesi e mi occupo in particolare dello sviluppo delle prestazioni NVH della nuova supercar che la McLaren comincerà a produrre nel 2011. La mia mansione principale è quella di effettuare acquisizioni numeriche in pista su prototipi”.
L’esperienza di Giampaolo è sicuramente un esempio di come un brillante ingegnere può trovare il modo di realizzare i suoi sogni. “Io sono stato premiato perché avevo svolto lo stage all’estero, conoscevo l’inglese e mi ero diplomato con il massimo dei voti ma dei circa 20 ragazzi che hanno svolto il Master, solo 4-5 adesso lavorano. Per gli altri dopo lo stage non c’è stata nessun’altra proposta. Purtroppo ci siamo trovati in un momento di forte crisi”. Così un consiglio che Giampaolo si sente di dare ai futuri ingegneri è quello di non sottovalutare la conoscenza dell’inglese, perché è un pre-requisito necessario per trovare lavoro: “Se non avessi parlato inglese adesso non starei in McLaren. L’inglese è una lingua difficile e anche se pensavo di conoscerla bene, quando sono arrivato qui mi sono sentito perso perché ognuno parla un accento diverso. Dopo cinque mesi ne so abbastanza per lavorare, ma se incontro uno scozzese non capisco niente!”.
Un bilancio della sua esperienza inglese: “molto positiva dal punto di vista professionale ed umano, ma devo dire che non è facile adattarsi. C’è un forte pregiudizio verso gli italiani, ci considerano inferiori e quindi alla fine non si va al di là del rapporto di lavoro. Io esco solo con altri italiani, come i francesi escono con i francesi e i tedeschi con i tedeschi. Inoltre, ho notato che qui sono molto classisti: ad esempio abbiamo una mensa enorme dove, però, i manager mangiano con i loro pari, così gli ingegneri ed i meccanici. Avevo stretto amicizia con un meccanico ma mi hanno invitato ad allontanarmi”.
Quasi allo scadere del suo contratto, Giampaolo sottolinea che vorrebbe rimanere per almeno un altro anno, “in modo da completare lo studio della lingua e approfondire la mia esperienza nel settore”, ma il suo desiderio resta quello di tornare a Napoli, “anche se si trattasse di realtà come la Fiat o l’Elasis, che non riguardano nello specifico la mia area di interesse”.
Valentina Orellana