Attività amministrativa e trasparenza. Connubio necessario all’interno di un Ateneo del quale si è discusso, prima della pausa natalizia, durante un incontro al Polo Scientifico dell’Università della Campania in presenza del Rettore Giuseppe Paolisso. Intitolata giustappunto Giornata della Trasparenza, l’iniziativa è stata più che altro un’occasione per confrontarsi sullo stato attuale dell’informatizzazione dei servizi amministrativi, sulla normativa evolutiva, sulla prevenzione amministrativa, sull’accesso ai dati e sul rapporto con i suoi utenti. “Questo è un utile momento di confronto e partecipazione – ha detto il Rettore – per procedere più celermente verso una maggiore trasparenza del sistema amministrativo dell’università che già è stata ed è tuttora esempio di trasparenza riguardo
al caso dei verbali emanati dal Senato Accademico”. Alla tavola rotonda hanno partecipato il Direttore Generale, dott.ssa Annamaria Gravina, il Prorettore, prof. Mario Rosario Spasiano, l’avvocato dello Stato Paolo Del Vecchio e, in rappresentanza degli studenti, il senatore accademico, confermato per la seconda volta, Nicola Martino. Sul piano normativo, come indica la legge anticorruzione e il decreto della trasparenza, la trasparenza è intesa come accessibilità totale alle informazioni sulle attività della pubblica amministrazione allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul merito delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e, come tale, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di un’amministrazione aperta al servizio del cittadino.
Secondo l’OIV, l’Organismo Indipendente di Valutazione, che in ogni amministrazione pubblica viene nominato dall’organo di indirizzo politico-amministrativo, le verifiche sulla trasparenza, imparzialità, performance, pianificazione e anticorruzione, requisiti fondamentali previsti dal piano triennale integrato dell’università, sono state fino ad ora tutte positive. “Questo perché le modalità con le quali forniamo ulteriori informazioni sull’attività amministrativa, oltre a quelle ordinarie, sono davvero tante e concrete – ha spiegato il Direttore Generale – pensiamo alle periodiche sedute in streaming, al restyling del portale che oggi consente una più ampia fruibilità, al notevole incremento delle informazioni nel settore della ricerca di cui è attiva una sezione nel sito web, e ancora, alle App per accedere ai vari servizi di Ateneo e alla rilevazione telematica delle opinioni degli studenti”. Ma ci sono ancora margini di miglioramento per quanto riguarda la performance amministrativa (potenziamento del monitoraggio delle pubblicazioni, maggiore automazione delle informazioni, mappatura dei processi, definizione della Carta dei servizi) e, come sostenuto dal prof. Spasiano, sull’esigenza della qualità della comunicazione dei dati. Trasparenza, dunque, non vuol dire divulgazione di una massa infinita di dati, che in termini cognitivi produce
solamente rumore, ma soprattutto qualità dell’informazione: solo così si può raggiungere la tanto sperata chiarezza. Paradossalmente l’eccessiva densità informativa produrrebbe poca trasparenza. E trasparenza vuol dire semplicità. “Quello che manca è un regolamento di Ateneo – ha affermato il Prorettore – che funga anche da schermo protettivo per il funzionario, la cui tutela è garantita soltanto da una disciplina interna”. Trasparenza dell’Ateneo vista soprattutto dalla parte degli studenti come necessaria per avere un percorso universitario
migliore. A tal proposito è intervenuto Niko Martino, per la seconda volta senatore accademico e, in questo caso, stakeholder per eccellenza. Nel suo intervento, che ha chiuso i lavori, ha posto l’accento sulle misure di trasparenza giuste o sbagliate e su quelle non ancora presenti in tutti i Corsi di Laurea, come la prenotazione e
la verbalizzazione degli esami on line, agevolazioni che ancora oggi non hanno raggiunto la quotidianità di tutti gli studenti. “Il modello a cui oggi voglio ispirarmi è quello ideato dall’economista tedesco Albert Hirschman, ‘Exit Voice and Loyalty’, per individuare i difetti di funzionamento di una qualsiasi organizzazione pubblica, per cui i suoi componenti possono reagire in soli due modi, o lasciando l’organizzazione (exit) o manifestando il proprio disaccordo con un reclamo o una proposta di miglioramento (voice) – ha affermato – potremmo quindi utilizzare i fondamenti della teoria di Hirschman nel contesto dell’analisi delle strategie di governance dialettica a disposizione dell’università tenendo conto che quest’ultima è un’organizzazione pubblica il cui interesse è sviluppare l’appartenenza (loyalty) dei propri componenti interni. La trasparenza si rivela difatti uno degli strumenti principali per sviluppare la loyalty dei componenti interni e dei clienti – utenti nei confronti dell’università limitando il rischio dell’opzione exit”.
Cl. Mo.
al caso dei verbali emanati dal Senato Accademico”. Alla tavola rotonda hanno partecipato il Direttore Generale, dott.ssa Annamaria Gravina, il Prorettore, prof. Mario Rosario Spasiano, l’avvocato dello Stato Paolo Del Vecchio e, in rappresentanza degli studenti, il senatore accademico, confermato per la seconda volta, Nicola Martino. Sul piano normativo, come indica la legge anticorruzione e il decreto della trasparenza, la trasparenza è intesa come accessibilità totale alle informazioni sulle attività della pubblica amministrazione allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul merito delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e, come tale, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di un’amministrazione aperta al servizio del cittadino.
Secondo l’OIV, l’Organismo Indipendente di Valutazione, che in ogni amministrazione pubblica viene nominato dall’organo di indirizzo politico-amministrativo, le verifiche sulla trasparenza, imparzialità, performance, pianificazione e anticorruzione, requisiti fondamentali previsti dal piano triennale integrato dell’università, sono state fino ad ora tutte positive. “Questo perché le modalità con le quali forniamo ulteriori informazioni sull’attività amministrativa, oltre a quelle ordinarie, sono davvero tante e concrete – ha spiegato il Direttore Generale – pensiamo alle periodiche sedute in streaming, al restyling del portale che oggi consente una più ampia fruibilità, al notevole incremento delle informazioni nel settore della ricerca di cui è attiva una sezione nel sito web, e ancora, alle App per accedere ai vari servizi di Ateneo e alla rilevazione telematica delle opinioni degli studenti”. Ma ci sono ancora margini di miglioramento per quanto riguarda la performance amministrativa (potenziamento del monitoraggio delle pubblicazioni, maggiore automazione delle informazioni, mappatura dei processi, definizione della Carta dei servizi) e, come sostenuto dal prof. Spasiano, sull’esigenza della qualità della comunicazione dei dati. Trasparenza, dunque, non vuol dire divulgazione di una massa infinita di dati, che in termini cognitivi produce
solamente rumore, ma soprattutto qualità dell’informazione: solo così si può raggiungere la tanto sperata chiarezza. Paradossalmente l’eccessiva densità informativa produrrebbe poca trasparenza. E trasparenza vuol dire semplicità. “Quello che manca è un regolamento di Ateneo – ha affermato il Prorettore – che funga anche da schermo protettivo per il funzionario, la cui tutela è garantita soltanto da una disciplina interna”. Trasparenza dell’Ateneo vista soprattutto dalla parte degli studenti come necessaria per avere un percorso universitario
migliore. A tal proposito è intervenuto Niko Martino, per la seconda volta senatore accademico e, in questo caso, stakeholder per eccellenza. Nel suo intervento, che ha chiuso i lavori, ha posto l’accento sulle misure di trasparenza giuste o sbagliate e su quelle non ancora presenti in tutti i Corsi di Laurea, come la prenotazione e
la verbalizzazione degli esami on line, agevolazioni che ancora oggi non hanno raggiunto la quotidianità di tutti gli studenti. “Il modello a cui oggi voglio ispirarmi è quello ideato dall’economista tedesco Albert Hirschman, ‘Exit Voice and Loyalty’, per individuare i difetti di funzionamento di una qualsiasi organizzazione pubblica, per cui i suoi componenti possono reagire in soli due modi, o lasciando l’organizzazione (exit) o manifestando il proprio disaccordo con un reclamo o una proposta di miglioramento (voice) – ha affermato – potremmo quindi utilizzare i fondamenti della teoria di Hirschman nel contesto dell’analisi delle strategie di governance dialettica a disposizione dell’università tenendo conto che quest’ultima è un’organizzazione pubblica il cui interesse è sviluppare l’appartenenza (loyalty) dei propri componenti interni. La trasparenza si rivela difatti uno degli strumenti principali per sviluppare la loyalty dei componenti interni e dei clienti – utenti nei confronti dell’università limitando il rischio dell’opzione exit”.
Cl. Mo.