La scintilla è scoccata al terzo anno di Scienze Biotecnologiche, galeotto fu l’esame di Biochimica dell’alimentazione. Giuseppina Di Grazia, laureata con 110 e lode in Scienze della Nutrizione Umana il 14 novembre, dopo un fruttuoso periodo di stage in azienda, racconta: “è un Corso che consiglio a chi ha interesse per questo settore di studi. Io l’ho scoperto per caso, quando era attivo solo da due anni, ma la novità non mi ha spaventata, anzi mi ha entusiasmato il fatto di essere tra le prime a poter studiare approfonditamente il settore della nutrizione umana attraverso un percorso specifico”.
Quando si è iscritta Giuseppina, nel febbraio del 2008, il Corso contava solo 17 iscritti, “eravamo anche meno di una classe liceale e in me questo ha avuto un grande impatto, anche perché provenivo dalla Triennale di Biotecnologie dove eravamo oltre 700. Il numero ridotto di studenti ci ha permesso di avere un rapporto ottimale con i docenti”. La neo laureata spiega: “essendo un settore in continua evoluzione, non basta studiare dai manuali, come per altre discipline con una storia più lunga alle spalle, ma è essenziale seguire i corsi per poter apprendere le novità dai docenti: molto del nostro studio si basa sulle slide o su articoli di riviste scientifiche che i professori discutono con noi a lezione”.
Nell’esperienza di Giusy, pendolare di Aversa, seguire i corsi è costato molta fatica – “comprese le sveglie alle 5 del mattino!” – ma ha dato i suoi frutti. Soprattutto con gli esami più impegnativi: bestia nera degli studenti di Scienze della Nutrizione Umana sembra essere l’esame di Politiche Alimentari. “E’ un insegnamento diviso in due parti: Scienze Merceologiche ed Economia. Ed è quello su cui tutti finiscono per incagliarsi. Le discipline di ambito medico o quelle di carattere scientifico non sono un grande problema perché quasi tutti provengono da Facoltà scientifiche, ma l’economia per noi è una emerita sconosciuta. Inoltre, il docente non è molto docile e dà per scontato delle conoscenze di base che noi non abbiamo”. Comunque, il trucco sembra essere sempre lo stesso: seguire le lezioni e ripetere gli appunti a casa.
Al termine del suo percorso, nel maggio dello scorso anno, è, inoltre, arrivata un’opportunità da non perdere: una borsa di studio della Barilla per uno stage semestrale. “Ho subito pensato di presentare domanda per la selezione perché era un’ottima occasione per mettere alla prova le mie competenze, ma non potevo immaginare cosa mi aspettasse”. I sei mesi a Parma, con vitto, alloggio e una remunerazione mensile, hanno portato la giovane a diretto contatto con il mondo del lavoro: “Non mi hanno messo lì a guardare o fare fotocopie, ma ho lavorato alla pari degli altri dipendenti. Certo, mi hanno affiancato una sorta di tutor, ma ho lavorato in maniera indipendente sia ai progetti già in corso che ad uno tutto mio”. ‘Natural and artificial sweeteners in human diet: a review of metabolic implication, consumer perception and presence in food products on the market’: questo il titolo del lavoro di Giuseppina, che ha presentato anche come tesi di laurea. “L’azienda mi ha chiesto di scriverlo in inglese, per poter utilizzare il documento per i suoi studi interni. Devo dire che all’inizio ho avuto alcune difficoltà con la lingua, per via dei tanti termini tecnici. Leggendo il materiale di studio ho acquisito, però, dimestichezza con l’inglese, cosa che sicuramente mi tornerà utile in futuro. Purtroppo la mia esperienza in Barilla è finita, ma sicuramente questo primo impiego mi sarà molto utile e rappresenterà una voce importante nel mio curriculum”.
Quando si è iscritta Giuseppina, nel febbraio del 2008, il Corso contava solo 17 iscritti, “eravamo anche meno di una classe liceale e in me questo ha avuto un grande impatto, anche perché provenivo dalla Triennale di Biotecnologie dove eravamo oltre 700. Il numero ridotto di studenti ci ha permesso di avere un rapporto ottimale con i docenti”. La neo laureata spiega: “essendo un settore in continua evoluzione, non basta studiare dai manuali, come per altre discipline con una storia più lunga alle spalle, ma è essenziale seguire i corsi per poter apprendere le novità dai docenti: molto del nostro studio si basa sulle slide o su articoli di riviste scientifiche che i professori discutono con noi a lezione”.
Nell’esperienza di Giusy, pendolare di Aversa, seguire i corsi è costato molta fatica – “comprese le sveglie alle 5 del mattino!” – ma ha dato i suoi frutti. Soprattutto con gli esami più impegnativi: bestia nera degli studenti di Scienze della Nutrizione Umana sembra essere l’esame di Politiche Alimentari. “E’ un insegnamento diviso in due parti: Scienze Merceologiche ed Economia. Ed è quello su cui tutti finiscono per incagliarsi. Le discipline di ambito medico o quelle di carattere scientifico non sono un grande problema perché quasi tutti provengono da Facoltà scientifiche, ma l’economia per noi è una emerita sconosciuta. Inoltre, il docente non è molto docile e dà per scontato delle conoscenze di base che noi non abbiamo”. Comunque, il trucco sembra essere sempre lo stesso: seguire le lezioni e ripetere gli appunti a casa.
Al termine del suo percorso, nel maggio dello scorso anno, è, inoltre, arrivata un’opportunità da non perdere: una borsa di studio della Barilla per uno stage semestrale. “Ho subito pensato di presentare domanda per la selezione perché era un’ottima occasione per mettere alla prova le mie competenze, ma non potevo immaginare cosa mi aspettasse”. I sei mesi a Parma, con vitto, alloggio e una remunerazione mensile, hanno portato la giovane a diretto contatto con il mondo del lavoro: “Non mi hanno messo lì a guardare o fare fotocopie, ma ho lavorato alla pari degli altri dipendenti. Certo, mi hanno affiancato una sorta di tutor, ma ho lavorato in maniera indipendente sia ai progetti già in corso che ad uno tutto mio”. ‘Natural and artificial sweeteners in human diet: a review of metabolic implication, consumer perception and presence in food products on the market’: questo il titolo del lavoro di Giuseppina, che ha presentato anche come tesi di laurea. “L’azienda mi ha chiesto di scriverlo in inglese, per poter utilizzare il documento per i suoi studi interni. Devo dire che all’inizio ho avuto alcune difficoltà con la lingua, per via dei tanti termini tecnici. Leggendo il materiale di studio ho acquisito, però, dimestichezza con l’inglese, cosa che sicuramente mi tornerà utile in futuro. Purtroppo la mia esperienza in Barilla è finita, ma sicuramente questo primo impiego mi sarà molto utile e rappresenterà una voce importante nel mio curriculum”.