L’Orientale 33esima, seguono Sannio (43esima), Seconda Università (56esima), Federico II (57esima), ultima il Parthenope (61esima). Si salva solo Salerno. Non va meglio al Suor Orsola tra le non statali (decima su 14). Una
‘mazzata’ per le Università campane. Ovvia, e legittima, la levata di scudi contro le ‘pagelle’ elaborate e pubblicate da “Il Sole 24 ore” ad inizio anno. Gli atenei del Sud non ci stanno ad essere considerati fanalini di coda del sistema universitario italiano. Soprattutto se le classifiche sono state realizzate utilizzando parametri discutibili e datati. E se arrivano un attimo dopo una bella iniezione di fiducia: il decreto ministeriale di distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario (F.F.O.) tra tutti gli atenei del Paese mostra che il gap si è ridotto. Alle università meridionali è stato attribuito un considerevole aumento della quota premiale del F.F.O., quella parte di finanziamento distribuita in base alle performance degli atenei e ai risultati della Vqr, la valutazione della qualità della ricerca, dell’Anvur. Così, su iniziativa del Rettore dell’Università della Campania Giuseppe Paolisso, è stata inviata una dura missiva al quotidiano di informazione economica nella quale si chiede di ristabilire un minimo di verità. Hanno sottoscritto il documento i Rettori Gaetano Manfredi (Federico II), Pietro Navarra (Messina), Elda Morlicchio (L’Orientale), Fabrizio Micari (Palermo), Lucio d’Alessandro (Suor Orsola Benincasa), Antonio Uricchio (Bari), Filippo de Rossi (Sannio). I parametri utilizzati per la classifica parziale sulla ricerca, contestano i Rettori, fanno riferimento a dati Anvur risalenti alla Vqr 2004-2010, “mentre sarebbe stato sicuramente più opportuno
attendere la pubblicazione della Vqr 2011-2014, prevista peraltro per la fine dello stesso mese di gennaio”. Didattica: l’indicatore occupazione “penalizza le Università meridionali che operano in un territorio certamente in difficoltà da questo punto di vista a prescindere dalla qualità della formazione impartita”; la variabile borse di studio non è in grado di misurare la qualità del lavoro svolto dalle università perché sono altre le istituzioni deputate alle
politiche di sostegno al diritto allo studio; l’attrattività, che misura la percentuale di studenti provenienti da altre regioni, è “pesantemente condizionata dall’ubicazione geografica del relativo Ateneo”.
‘mazzata’ per le Università campane. Ovvia, e legittima, la levata di scudi contro le ‘pagelle’ elaborate e pubblicate da “Il Sole 24 ore” ad inizio anno. Gli atenei del Sud non ci stanno ad essere considerati fanalini di coda del sistema universitario italiano. Soprattutto se le classifiche sono state realizzate utilizzando parametri discutibili e datati. E se arrivano un attimo dopo una bella iniezione di fiducia: il decreto ministeriale di distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario (F.F.O.) tra tutti gli atenei del Paese mostra che il gap si è ridotto. Alle università meridionali è stato attribuito un considerevole aumento della quota premiale del F.F.O., quella parte di finanziamento distribuita in base alle performance degli atenei e ai risultati della Vqr, la valutazione della qualità della ricerca, dell’Anvur. Così, su iniziativa del Rettore dell’Università della Campania Giuseppe Paolisso, è stata inviata una dura missiva al quotidiano di informazione economica nella quale si chiede di ristabilire un minimo di verità. Hanno sottoscritto il documento i Rettori Gaetano Manfredi (Federico II), Pietro Navarra (Messina), Elda Morlicchio (L’Orientale), Fabrizio Micari (Palermo), Lucio d’Alessandro (Suor Orsola Benincasa), Antonio Uricchio (Bari), Filippo de Rossi (Sannio). I parametri utilizzati per la classifica parziale sulla ricerca, contestano i Rettori, fanno riferimento a dati Anvur risalenti alla Vqr 2004-2010, “mentre sarebbe stato sicuramente più opportuno
attendere la pubblicazione della Vqr 2011-2014, prevista peraltro per la fine dello stesso mese di gennaio”. Didattica: l’indicatore occupazione “penalizza le Università meridionali che operano in un territorio certamente in difficoltà da questo punto di vista a prescindere dalla qualità della formazione impartita”; la variabile borse di studio non è in grado di misurare la qualità del lavoro svolto dalle università perché sono altre le istituzioni deputate alle
politiche di sostegno al diritto allo studio; l’attrattività, che misura la percentuale di studenti provenienti da altre regioni, è “pesantemente condizionata dall’ubicazione geografica del relativo Ateneo”.