A novembre è stato inaugurato il bar al piano terra della nuova sede della Facoltà di Biotecnologie. All’ora di pranzo, sui tavolini nell’ampio spazio antistante, gli studenti mangiano un panino, si prendono una pausa, commentano le lezioni. E’ il luogo ideale per chiacchierare, confrontarsi, studiare. “Il bar è ben fornito. Tra dolce e salato puoi fare colazione e pranzo quando vuoi – afferma Ania, studentessa del I anno – Caffè e panini sono economici, invece gli snack fuori costano qualcosa in meno”. Il terrazzo esterno viene utilizzato per prendere una boccata d’aria o fumare. “Andrebbe arredato con i tavolini e magari in primavera anche con degli ombrelloni”, propone Adele. La nuova sede piace. “Stiamo molto meglio rispetto agli anni precedenti”, racconta Federico, studente del II anno. “Se non hai corsi arretrati, rimani nella stessa aula e i docenti si succedono uno dopo l’altro. Ma accadeva già nella Tensostruttura – afferma Irene, iscritta al III anno – Qui è più comodo per gli spazi. Le aule sono più ampie. Non si vede più gente seduta per terra”. “Non abbiamo il problema di fare le corse per prendere il posto. Anche dalle ultime file si vede e si sente bene”, conclude Irene. Andrea, iscritto al I anno, commenta: “La struttura è nuova, i professori finora non hanno mai saltato una lezione”. Non manca qualche lamentela. “Pensavo che i laboratori fossero già attrezzati, invece ho scoperto che non è così”, afferma, ad esempio, Francesco, studente del I anno. “Ci fermiamo a studiare nelle aule vuote. Non c’è ancora una vera e propria aula studio”, racconta Giuseppe. Anche l’aula multimediale non è ancora pronta ad accogliere le lezioni di Informatica: “Dovremmo portarci il pc da casa ma nessuno lo fa e diventa una noia seguire gli esercizi proiettati sullo schermo”, commenta Alessia.
Dalle strutture alla didattica. Gli studenti del primo anno, che nel primo semestre seguono Chimica Generale, Fisica Applicata e Principi di Informatica, Matematica e Elementi di Statistica (“sono materie pesanti, occorrono parecchi esercizi per capirle – sottolinea Davide – Il laboratorio di Informatica è stato accorpato a Fisica ma sono due materie a sè stanti. Non ha senso unirle in un unico esame”), sono alle prese con le prove intercorso. Ogni disciplina ne prevede tre. “Se le superi tutte e tre accedi direttamente all’orale, altrimenti ti tocca fare lo scritto sull’intero programma”, spiegano gli studenti. Davide, Andrea, Salvatore e Silvia sono preoccupati perché, quando li incontriamo, stanno per svolgere una prova intercorso di Chimica. “Farsi venire l’ansia non serve a niente – esclama Salvatore – Io mi sento abbastanza preparato. Alla prova precedente ho preso 24”. A Davide, invece, è andata male: “non avevo capito come dovevo studiare, avevo sottovalutato gli esercizi”. Il più bravo del gruppo è Andrea: “Mi sto trovando bene, sono avvantaggiato perché ho fatto lo scientifico”, dice. Ma la provenienza scolastica, fa notare Francesca, non sempre ha il suo peso. Ania, come molti, sta trovando difficoltà nello studio della Fisica e della Matematica, mentre Andrea e Fabio prendono lezioni private di fisica: “A scuola abbiamo fatto solo la teoria ma è sugli esercizi che ti giudicano”, afferma il primo. “Spiegano troppo velocemente, non riesco a stare al passo con gli esercizi. Il programma è vastissimo e in ogni lezione vengono trattati due argomenti”, aggiunge il secondo. Secondo Federica, sarebbe utile svolgere più esercizi di Matematica e Fisica alla lavagna: “I professori tendono a correre con i programmi ma le prove intercorso si concentrano sugli esercizi. La teoria la possiamo apprendere dal libro, per gli esercizi abbiamo bisogno di loro”. “Quando li fanno i docenti, li risolvono in pochi secondi, senza lasciarti il tempo di capire – prende la parola Stefano – Però ogni volta che chiedono se qualcuno vuole andare alla lavagna, nessuno si alza. La prof.ssa Galdiero fa bene a chiamarci lei”. “Il problema è che all’Università si danno un sacco di conoscenze per scontate”, interviene Alessia. “Presumo che voi queste cose già le conosciate”, Bianca fa il verso ad un docente e poi spiega: “E’ la frase che ci sentiamo dire più spesso. Ed il bello è che nessuno se la sente di dire che non ha idea di cosa si stia parlando”.
Manuela Pitterà
Dalle strutture alla didattica. Gli studenti del primo anno, che nel primo semestre seguono Chimica Generale, Fisica Applicata e Principi di Informatica, Matematica e Elementi di Statistica (“sono materie pesanti, occorrono parecchi esercizi per capirle – sottolinea Davide – Il laboratorio di Informatica è stato accorpato a Fisica ma sono due materie a sè stanti. Non ha senso unirle in un unico esame”), sono alle prese con le prove intercorso. Ogni disciplina ne prevede tre. “Se le superi tutte e tre accedi direttamente all’orale, altrimenti ti tocca fare lo scritto sull’intero programma”, spiegano gli studenti. Davide, Andrea, Salvatore e Silvia sono preoccupati perché, quando li incontriamo, stanno per svolgere una prova intercorso di Chimica. “Farsi venire l’ansia non serve a niente – esclama Salvatore – Io mi sento abbastanza preparato. Alla prova precedente ho preso 24”. A Davide, invece, è andata male: “non avevo capito come dovevo studiare, avevo sottovalutato gli esercizi”. Il più bravo del gruppo è Andrea: “Mi sto trovando bene, sono avvantaggiato perché ho fatto lo scientifico”, dice. Ma la provenienza scolastica, fa notare Francesca, non sempre ha il suo peso. Ania, come molti, sta trovando difficoltà nello studio della Fisica e della Matematica, mentre Andrea e Fabio prendono lezioni private di fisica: “A scuola abbiamo fatto solo la teoria ma è sugli esercizi che ti giudicano”, afferma il primo. “Spiegano troppo velocemente, non riesco a stare al passo con gli esercizi. Il programma è vastissimo e in ogni lezione vengono trattati due argomenti”, aggiunge il secondo. Secondo Federica, sarebbe utile svolgere più esercizi di Matematica e Fisica alla lavagna: “I professori tendono a correre con i programmi ma le prove intercorso si concentrano sugli esercizi. La teoria la possiamo apprendere dal libro, per gli esercizi abbiamo bisogno di loro”. “Quando li fanno i docenti, li risolvono in pochi secondi, senza lasciarti il tempo di capire – prende la parola Stefano – Però ogni volta che chiedono se qualcuno vuole andare alla lavagna, nessuno si alza. La prof.ssa Galdiero fa bene a chiamarci lei”. “Il problema è che all’Università si danno un sacco di conoscenze per scontate”, interviene Alessia. “Presumo che voi queste cose già le conosciate”, Bianca fa il verso ad un docente e poi spiega: “E’ la frase che ci sentiamo dire più spesso. Ed il bello è che nessuno se la sente di dire che non ha idea di cosa si stia parlando”.
Manuela Pitterà