Il Ddl Moratti, “una truffa”

“Un’intollerabile, enorme ope legis”. “Uno dei peggiori provvedimenti balneari che il Governo italiano potrebbe varare”. “Una piaggeria”. “Una presa per i fondelli”. Così i Rettori dei sette Atenei campani hanno definito il Ddl sullo stato giuridico dei docenti universitari in discussione in questi giorni al Senato. Riuniti in una conferenza stampa svoltasi lo scorso 30 giugno nella Sala del Consiglio di Amministrazione della Federico II, Guido Trombetti dell’Università federiciana, Antonio Grella della Seconda Università di Napoli, Gennaro Ferrara del Parthenope, Lucio D’Alessandro, preside della Facoltà di Scienze della Formazione del Suor Orsola Benincasa (a fare le veci del Rettore, Francesco De Sanctis), Pasquale Ciriello de L’Orientale, Aniello Cimitile dell’Università del Sannio e Raimondo Pasquino dell’Università di Salerno puntano i piedi e dicono no ad una legge che, così formulata, “avrà effetti devastanti sulla qualità del sistema universitario”, senza contare “il danno che ne deriverebbe per il Sud d’Italia”. 
Una presa di posizione netta, che va al di fuori dei confini campani e che coinvolge l’intero mondo accademico italiano. L’incontro del 30 giugno, infatti, s’inserisce nella mobilitazione generale dei settantasette Atenei italiani contro il disegno di legge della Moratti. Un giorno di protesta, con gli organi collegiali degli atenei in riunione per approvare il documento (una mozione negativa) sottoscritto dall’assemblea generale della Crui  il 23 giugno, in cui la Conferenza dei Rettori chiede “l’abbandono o una radicale revisione del provvedimento”. E formula proposte. 
Alla Crui, e ai rettori campani, non piacciono le modalità di reclutamento dei giovani così come delineate nel disegno di legge. “Secondo il provvedimento – spiega il rettore Ciriello, che è anche Presidente della Conferenza Regionale dei Rettori della Campania – i giovani ricercatori dovrebbero siglare un contratto di tre anni rinnovabile per altri tre. E poi? Terminati i sei anni, cosa faranno?”. Precarietà, è questo che spaventa. E che l’Università rifiuta. Un’incertezza che contraddice perfino la Carta Europea dei diritti e dei doveri dei ricercatori. “Come possiamo sperare di avere giovani motivati a far ricerca nelle nostre Università quando hanno prospettive di carriera incerte e poco remunerative (appena millecento euro al mese)?”, le parole di Gennaro Ferrara. “In Italia – prosegue il rettore Grella – abbiamo il 2.8% di ricercatori contro il 4-5% dell’Europa, l’8% degli Stati Uniti e il 9.3% del Giappone. Ciononostante, questo disegno di legge continua a maltrattare il capitale umano, formulando ipotesi di contratto come il 3+3 o il 4+4, nulla più che aree di parcheggio”. Il risultato? “Un paradosso. Il meccanismo porterà alla fuga dei cervelli all’estero”, secondo il rettore della Sun. Per Guido Trombetti, l’intera legge è paradossale: “Il disegno parla di concorsi nazionali e poi di concorsi locali; delinea una molteplicità di figure che ora s’intrecciano ora si avversano. Insomma, è disarmante l’approssimazione con cui il testo è stato redatto”. 
Il Ddl approvato dalla Camera dei Deputati affronta anche la questione degli attuali ricercatori. “Viene assegnato loro una sorta di cavalierato, insigniti, a domanda, del titolo di ‘professore aggregato’ – riferisce Trombetti – Come conseguenza, a parità di reddito, dovranno svolgere domani per obbligo i corsi che tengono oggi per scelta”. Il Rettore della Federico II torna sui paradossi: “Quel che è peggio, avranno più funzioni da svolgere, ma con una retribuzione inferiore”. “Una truffa – commenta Pasquino – perché mette sullo stesso piano il ricercatore confermato, colui che da anni compie attività di ricerca nella sua Facoltà, e il docente incaricato, vale a dire un professore a contratto che nulla ha a che vedere con la produzione scientifica dell’Ateneo cui viene assegnato”.  
Il Ddl Moratti aumenterà il divario tra Nord e Sud, l’opinione dei rettori campani. “Perché? Perché si tratta di riforme a costo zero – chiosa Cimitile del Sannio – Come Rettore di un piccolo Ateneo, ho timore di non poter cominciare con regolarità il prossimo anno accademico, se i ricercatori manterranno fede al loro impegno di non assumere incarichi”. 
Non è solo la Crui ad opporsi al Ddl sul riordino della docenza. “Il Cun, i sindacati, Confindustria, i partiti della minoranza parlamentare, addirittura esponenti qualificati della maggioranza parlamentare hanno delle perplessità. Insomma, se da tante ed autorevoli sedi diverse del Paese c’è questo grido d’allarme, vuol dire allora che esiste un problema reale”, la considerazione del rettore de L’Orientale Pasquale Ciriello.
Paola Mantovano
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