Il fascino del Tibet conquista gli studenti

La Cina e gli affascinanti paesaggi del Tibet sono state le mete del viaggio-studio organizzato quest’anno dalla cattedra di Geografia dell’Asia e dell’Africa del prof. Salvatore Diglio, docente presso la Facoltà di Lettere de L’Orientale. All’avventura, svoltasi dal 18 aprile al 5 maggio, hanno partecipato in quindici, tra cui dieci studenti. Pechino, Tianjin, Xi’an, Chengdu, Shanghai e le città tibetane di Lhasa, Gyantse e Shigatse, le tappe della spedizione italiana. “Siamo riusciti a visitare tutti i siti programmati. Sicuramente l’esperienza tibetana è quella che ha lasciato il segno maggiore sia per le sue vedute mozzafiato di alta montagna sia per la religiosità che trasuda”, dichiara il prof. Diglio, da un decennio impegnato in Ateneo nell’organizzazione di questi viaggi. 
Tema di quest’anno, “la crescita economica della Cina, il suo impatto sull’ambiente e sulle differenze etniche, in particolare quelle tibetane. Non dimentichiamo – ammonisce il docente – che la Cina è un mosaico di popolazioni diverse”. Tra i partecipanti figura anche Alex Poma, ex consigliere d’Amministrazione de L’Orientale e neolaureato in Relazioni internazionali. “Per un iscritto a questo Ateneo il viaggio in Cina rappresenta un must dal quale non ci si può sottrarre – racconta Poma – Ho provato emozioni intense tra gli hutong di Pechino e sono rimasto affascinato dalla maestosità della Grande Muraglia e dell’Esercito di Terracotta di Xi’an. Ma è stata Shanghai a darmi le sensazioni più forti: una città magnifica”. “Per me – dice Maria Parisi, fresca laureata in Lingue – è stata un’esperienza unica ed entusiasmante sia dal punto di vista culturale che umano. Mi ha molto colpita il contatto umano creatosi con la gente del posto, luoghi e volti che rimarranno per sempre impressi nella mia memoria”.
Unica pecca, il costo del viaggio, duemila euro per ciascun partecipante. “Gli studenti hanno avuto un contributo minimo dall’Adisu de L’Orientale, 1000 euro da dividersi in dieci. Davvero poco, mi rendo conto”, commenta amaro il prof. Diglio.
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