Il Ministro della Salute Balduzzi alla Seconda Università

Alla Seconda Università si dibatte di sanità universitaria con, ospite d’eccezione, il Ministro della Salute Renato Balduzzi. “E’ un onore avere qui il Ministro della Salute, nostro collega, ordinario di Diritto Costituzionale alla Cattolica di Milano – ha detto il Rettore prof. Francesco Rossi alla platea che ha affollato la Sala delle conferenze del Rettorato di Napoli il 13 marzo – Il nostro Ateneo è cresciuto molto negli anni, ad oggi contiamo oltre 30mila iscritti (6mila gli studenti di Medicina), e con l’applicazione della legge Gelmini avrà una grande occasione di riscatto e potenziamento”. Le Facoltà di Medicina “devono capire bene il ruolo che saranno chiamate a svolgere all’interno del sistema sanitario regionale e nazionale, dunque è tempo di rimboccarci le maniche e guardare alla valutazione come aspetto fondamentale”. Diverse le criticità e i progetti a cui Rossi fa riferimento. “Prima di tutto, dobbiamo definire la nostra sede: viviamo nel centro antico di Napoli, è bellissimo ma è diventato stretto, dovremmo ristrutturare tutto, senza dimenticarci del rilancio del Policlinico di Caserta per il quale è stato sottoscritto un nuovo contratto”. “E’ un momento molto particolare per le Facoltà di Medicina e per la loro trasformazione in Scuole – ha detto il Preside della Facoltà di Medicina Giuseppe Paolisso – Dovremo riflettere su un nuovo modello di didattica e formazione con, alla base, una reale complementarità col sistema sanitario”. Anche il prof. Alfonso Barbarisi, Direttore del Dipartimento di Scienze anestesiologiche, chirurgiche e dell’emergenza, ha fatto riferimento a quest’ultimo aspetto. “Bisogna rivisitare il rapporto tra Regione, Università e mondo ospedaliero affinché ci sia osmosi tra questi mondi e pari opportunità. Il Ministro mi sembra la persona giusta al posto giusto”. 
“Ciascuno
 deve fare la 
propria parte”
Il dibattito è stato strutturato intorno alla parola chiave ‘integrazione’. “Siete virtuosamente embricati, l’invito è quello di trarre il buono da questa condizione”, ha esortato il Ministro, il quale ha preso atto dell’incompiutezza nell’applicazione dei nuovi modelli gestionali, secondo quanto predisposto nel decreto legislativo 517 del ’99. “Il modello unico tra Aziende Ospedaliere e Università ha avuto successo solo in parte, visto che è rimasto incompiuto per la sua complessità e la pigrizia di applicazione in contesti territoriali – ha spiegato – ma anche perché mette a confronto due soggetti, Università e Regioni, entrambi dotati di autonomie costituzionali garantite”. Alla luce, dunque, delle prospettive generali del Governo Monti – “breve nei tempi, ma dagli obiettivi lunghi” – “mi farebbe piacere che fosse messa a punto qualcosa sulla sanità universitaria”. Diversi i punti su cui bisognerà trovare una base condivisa (Balduzzi ha accennato ad un’apertura di un tavolo di lavoro con il Ministro dell’Università Francesco Profumo già dalla settimana prossima). “Premesso – ha detto – che le Aziende Ospedaliere Universitarie sono le sedi privilegiate del rapporto tra ospedali e Università, devono, a mio avviso, avere una governance coerente con la propria natura. Di conseguenza, gli organi che le costituiscono vanno presi sul serio”. Un riferimento ai Dipartimenti ad attività integrata che, secondo Balduzzi, “non vanno sovrapposti ai Dipartimenti universitari, perché non mi sembra che sia il modo di prenderli sul serio”, ed alla sperimentazione come “un percorso comune che veda insieme Università e Regione, comprese le rappresentanze sindacali di entrambi i mondi. A tal proposito, devo dire che vanno superate delle resistenze”. Le criticità messe in evidenza riguardano, nello specifico, la formazione specialistica. “Personalmente, vorrei capire come viene indicato il fabbisogno e dove vanno, poi, a lavorare gli specializzandi”. Nonostante i numerosi punti di riflessione, “il bicchiere è mezzo pieno”. “Se con tutti i problemi che ci sono il Servizio Sanitario Nazionale è uno dei comparti che il nostro Paese può vantare nel mondo, lo si deve anche alla buona sanità universitaria che va sicuramente rinnovata. Dunque, facciamo un passo in più, non pensiamo che sia tutto da rifare. Ci possono pur essere delle lamentele giustificate, ma non moriamo dietro a queste, ciascuno deve fare la propria parte”. Il Rettore è della stessa opinione, anche se ha aggiunto: “Non è facile rinnovare la sanità universitaria in condizioni economiche e logistiche non ottimali”. 
Da rifondare le 
Scuole di 
Specializzazione
Interventi finali dei professori della Seconda Università, entrambi parlamentari, Raffaele Calabrò e Antonio Palagiano. “In Parlamento dal 2008, mi ero illuso di poter lavorare in maniera più concreta”, ha detto Calabrò, il quale si è soffermato, poi, sulle Scuole di Specializzazione. “Il sistema di accesso è pessimo, va modificato urgentemente, e va anche detto che le Scuole devono impostare l’intero percorso di formazione in un sistema di rete locale dove lavorano a stretto contatto con gli ambiti ospedalieri”. Secondo Palagiano, invece, “è necessario impostare una metodologia che eviti di importare medici dalla Romania e da altri Paesi”. L’intervento di una biologa, specializzanda in Microbiologia, ha ricordato alla platea le esigenze concrete e quotidiane dei giovani neo-laureati. “Soffriamo lo stato di lavoratori non pagati”, ha detto semplicemente. Quella degli specializzandi non medici è una questione che Balduzzi ha definito “molto seria”. “Dovremmo fare un discorso più ampio, – ha concluso il Ministro – si tratta di un problema di sistema che riesce a giustificare un domino piuttosto che un altro. Fatta eccezione per i medici, anche i praticanti avvocati o commercialisti lavorano a tempo pieno per più anni a zero euro”.
Maddalena Esposito
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