“O sole mio non è solo una canzone. Siamo nel paese del sole, abbiamo una grande risorsa che non stiamo usando al meglio. Sono convinto che chi riuscirà a sviluppare l’impianto ad energia solare più economico e competitivo lo venderà in tutto il mondo”: il Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia, intervenuto con una relazione dal titolo “Un’economia basata sulla conoscenza” all’inaugurazione dell’Anno Accademico della Residenza Universitaria Monterone il 6 novembre, ha ribadito l’importanza di investire nella ricerca scientifica e tecnologica per innovare le modalità di utilizzo delle fonti energetiche alternative.
Il professore, già docente alla Harvard University, Direttore generale del CERN e Presidente dell’ENEA, oggi dirige il Centro di ricerca sull’energia CIEMAT in Spagna ed è consulente della Commissione Europea per l’energia e i cambiamenti climatici. “Il progressivo esaurimento di fossili combustibili e la crescente domanda di energia hanno creato instabilità politica. Il surriscaldamento globale e l’inquinamento sono inevitabili conseguenze della crescita della popolazione e dell’economia”, argomenta Rubbia e sottolinea l’urgenza di investire soprattutto nel campo dell’energia solare e in una forma di nucleare basato non più sull’utilizzo dell’uranio 235, in via di esaurimento, bensì sul torio: “Con gli attuali sistemi solari e nucleari non si risolverà il problema. Occorrono soluzioni inedite. Solo con un serio programma di ricerca si possono cambiare le cose”.
Il Premio Nobel ripone grande fiducia nei risultati del lavoro dei ricercatori: “Spetterà alle nuove generazioni individuare la migliore sorgente di energia che dovrà rimpiazzare i fossili. Il cambiamento non avverrà ad opera dell’establishment, ma dei giovani. Abbiamo bisogno del loro coraggio di innovare. Dobbiamo utilizzare la materia grigia nel migliore dei modi, dando ai nostri cervelli la possibilità di competere a livello planetario. Questa è la prima responsabilità del mondo accademico”.
Il professore crede nell’importanza di fare ricerca su tutte le fonti di energia rinnovabili ma è convinto che il vero stravolgimento in questo campo verrà dal solare: “Ogni metro quadro di superficie nelle zone in cui il sole è particolarmente abbondante produce 20 cm di petrolio all’anno. Un quadrato di 210 x 210 chilometri quadrati nel Sahara potrebbe produrre l’energia sufficiente per l’intero pianeta. E’ un’energia largamente disponibile. Non è un problema tecnico ma politico. Manca la volontà di accettare un tale cambiamento”.
In Spagna, dove il professor Rubbia ha scelto di lavorare, sono sorte numerose centrali solari con fondi di ricerca privati. Ci sono campi interamente utilizzati per gli impianti realizzati a costi e in tempi ragionevoli. E l’idea si sta diffondendo anche negli USA. “L’Europa sta progettando di sviluppare impianti nel Sahara e trasportare l’energia nel nostro continente attraverso l’Italia o la Spagna. La cosa si farà con o senza la partecipazione del nostro Paese”. Tuttavia gli investimenti per far fronte al problema energetico sono assolutamente insufficienti. “Cosa faranno i giovani quando il petrolio e l’uranio si esauriranno? – si chiede il professore – Perché il mondo civile non è in grado di pensare come formiche invece che come cicale?”.
Paolo Scherna, studente di Fisica, domanda allora se il consumo di energia è destinato a continuare a crescere all’infinito o si può ipotizzare prima o poi un suo rallentamento. “Quando sono nato la popolazione era ¼ di quella attuale – risponde Rubbia – L’energia impiegata è aumentata 16 volte nell’arco di una vita. Non può continuare così. Chi nasce oggi, da adulto non consumerà 16 volte l’energia di oggi”.
Un collega di Paolo fa notare che, però, si potrebbero mettere in atto tante strategie per limitare al massimo i consumi. “Possiamo ridurre il consumo energetico con un utilizzo più oculato ma rimangono comunque 1,6 miliardi di persone prive di energia. Limitare gli sprechi di pochi non risolve il problema di tanti che non hanno l’essenziale. E’ evidente che dobbiamo sviluppare nuove forme di energia”. Il professore mostra l’enorme disparità di consumo pro capite di energia tra le diverse zone del globo. “I Paesi tecnologicamente avanzati hanno la responsabilità di mostrare la via. Invece l’Italia, ad esempio, compra l’80-90% di energia dall’estero. La nostra politica energetica attuale è parecchio deficitaria, credo che il mio amico Luigi Nicolais seduto in prima fila sarà d’accordo. Abbiamo bisogno di imprenditorialità anche nel campo energetico”.
Soddisfatto e contento della lezione del professor Rubbia è il professor Massimiliano Berti: “La vita del professor Rubbia è una straordinaria parabola scientifica, una grande avventura. E’ un modello ideale per chi si impegna negli studi universitari. Tutti noi possiamo imparare da lui l’entusiasmo per la ricerca e l’amore per il sapere messo al servizio della società”.
“Iniziative come quella di oggi servono a fornire agli studenti occasioni concrete di ampliare i propri orizzonti culturali e umani in vista di un pieno sviluppo professionale”, sostiene il Direttore della Residenza Emanuele Rizzardi, illustrando la mission della istituzione dai lui presieduta, che ospita 50 studenti fuori sede iscritti a una delle cinque Università partenopee e organizza, in collaborazione con gli Atenei napoletani, corsi interdisciplinari e eventi con personalità del mondo accademico o della società civile.
La visita del Premio Nobel rientra in un ciclo di incontri sulle energie rinnovabili organizzato dell’IPE (Istituto per ricerche ed attività educative) assieme alla Facoltà di Ingegneria della Federico II. Gli studenti residenti, i loro amici e colleghi sono invitati ai prossimi appuntamenti: il 18 novembre il professor Luigi Verolino ha fornito una “Panoramica sulla generazione elettrica”; il 2 dicembre il professor Federico Rossi presenterà una relazione su “Le politiche dell’energia”; il 16 dello stesso mese l’ingegnere C. Chieffo, Responsabile Vendite dell’Enel per il Sud Italia, interverrà su “I mercati dell’energia: cosa sono e come cambiano” ed uno dei martedì successivi vi sarà un seminario finale sull’energia rinnovabile tenuto dal professor Piero Salatino.
Manuela Pitterà
Il professore, già docente alla Harvard University, Direttore generale del CERN e Presidente dell’ENEA, oggi dirige il Centro di ricerca sull’energia CIEMAT in Spagna ed è consulente della Commissione Europea per l’energia e i cambiamenti climatici. “Il progressivo esaurimento di fossili combustibili e la crescente domanda di energia hanno creato instabilità politica. Il surriscaldamento globale e l’inquinamento sono inevitabili conseguenze della crescita della popolazione e dell’economia”, argomenta Rubbia e sottolinea l’urgenza di investire soprattutto nel campo dell’energia solare e in una forma di nucleare basato non più sull’utilizzo dell’uranio 235, in via di esaurimento, bensì sul torio: “Con gli attuali sistemi solari e nucleari non si risolverà il problema. Occorrono soluzioni inedite. Solo con un serio programma di ricerca si possono cambiare le cose”.
Il Premio Nobel ripone grande fiducia nei risultati del lavoro dei ricercatori: “Spetterà alle nuove generazioni individuare la migliore sorgente di energia che dovrà rimpiazzare i fossili. Il cambiamento non avverrà ad opera dell’establishment, ma dei giovani. Abbiamo bisogno del loro coraggio di innovare. Dobbiamo utilizzare la materia grigia nel migliore dei modi, dando ai nostri cervelli la possibilità di competere a livello planetario. Questa è la prima responsabilità del mondo accademico”.
Il professore crede nell’importanza di fare ricerca su tutte le fonti di energia rinnovabili ma è convinto che il vero stravolgimento in questo campo verrà dal solare: “Ogni metro quadro di superficie nelle zone in cui il sole è particolarmente abbondante produce 20 cm di petrolio all’anno. Un quadrato di 210 x 210 chilometri quadrati nel Sahara potrebbe produrre l’energia sufficiente per l’intero pianeta. E’ un’energia largamente disponibile. Non è un problema tecnico ma politico. Manca la volontà di accettare un tale cambiamento”.
In Spagna, dove il professor Rubbia ha scelto di lavorare, sono sorte numerose centrali solari con fondi di ricerca privati. Ci sono campi interamente utilizzati per gli impianti realizzati a costi e in tempi ragionevoli. E l’idea si sta diffondendo anche negli USA. “L’Europa sta progettando di sviluppare impianti nel Sahara e trasportare l’energia nel nostro continente attraverso l’Italia o la Spagna. La cosa si farà con o senza la partecipazione del nostro Paese”. Tuttavia gli investimenti per far fronte al problema energetico sono assolutamente insufficienti. “Cosa faranno i giovani quando il petrolio e l’uranio si esauriranno? – si chiede il professore – Perché il mondo civile non è in grado di pensare come formiche invece che come cicale?”.
Paolo Scherna, studente di Fisica, domanda allora se il consumo di energia è destinato a continuare a crescere all’infinito o si può ipotizzare prima o poi un suo rallentamento. “Quando sono nato la popolazione era ¼ di quella attuale – risponde Rubbia – L’energia impiegata è aumentata 16 volte nell’arco di una vita. Non può continuare così. Chi nasce oggi, da adulto non consumerà 16 volte l’energia di oggi”.
Un collega di Paolo fa notare che, però, si potrebbero mettere in atto tante strategie per limitare al massimo i consumi. “Possiamo ridurre il consumo energetico con un utilizzo più oculato ma rimangono comunque 1,6 miliardi di persone prive di energia. Limitare gli sprechi di pochi non risolve il problema di tanti che non hanno l’essenziale. E’ evidente che dobbiamo sviluppare nuove forme di energia”. Il professore mostra l’enorme disparità di consumo pro capite di energia tra le diverse zone del globo. “I Paesi tecnologicamente avanzati hanno la responsabilità di mostrare la via. Invece l’Italia, ad esempio, compra l’80-90% di energia dall’estero. La nostra politica energetica attuale è parecchio deficitaria, credo che il mio amico Luigi Nicolais seduto in prima fila sarà d’accordo. Abbiamo bisogno di imprenditorialità anche nel campo energetico”.
Soddisfatto e contento della lezione del professor Rubbia è il professor Massimiliano Berti: “La vita del professor Rubbia è una straordinaria parabola scientifica, una grande avventura. E’ un modello ideale per chi si impegna negli studi universitari. Tutti noi possiamo imparare da lui l’entusiasmo per la ricerca e l’amore per il sapere messo al servizio della società”.
“Iniziative come quella di oggi servono a fornire agli studenti occasioni concrete di ampliare i propri orizzonti culturali e umani in vista di un pieno sviluppo professionale”, sostiene il Direttore della Residenza Emanuele Rizzardi, illustrando la mission della istituzione dai lui presieduta, che ospita 50 studenti fuori sede iscritti a una delle cinque Università partenopee e organizza, in collaborazione con gli Atenei napoletani, corsi interdisciplinari e eventi con personalità del mondo accademico o della società civile.
La visita del Premio Nobel rientra in un ciclo di incontri sulle energie rinnovabili organizzato dell’IPE (Istituto per ricerche ed attività educative) assieme alla Facoltà di Ingegneria della Federico II. Gli studenti residenti, i loro amici e colleghi sono invitati ai prossimi appuntamenti: il 18 novembre il professor Luigi Verolino ha fornito una “Panoramica sulla generazione elettrica”; il 2 dicembre il professor Federico Rossi presenterà una relazione su “Le politiche dell’energia”; il 16 dello stesso mese l’ingegnere C. Chieffo, Responsabile Vendite dell’Enel per il Sud Italia, interverrà su “I mercati dell’energia: cosa sono e come cambiano” ed uno dei martedì successivi vi sarà un seminario finale sull’energia rinnovabile tenuto dal professor Piero Salatino.
Manuela Pitterà