È iniziato in una fase burrascosa della vita universitaria il mandato del neoPreside della Facoltà di Giurisprudenza Federico II, prof. Lucio De Giovanni, docente di Storia del diritto romano. Insediatosi lo scorso primo novembre, ha dovuto immediatamente confrontarsi con le vicende legate alla protesta contro la riforma Gelmini. “Abbiamo stabilito un principio”, dice, “secondo cui è possibile fare tutte le manifestazioni e le riflessioni di approfondimento del caso, ma senza toccare la didattica. Debbo dare atto ai ragazzi di averlo accolto pienamente, da noi la didattica funziona a pieno regime. Questo modo di gestire la protesta ha senz’altro rasserenato gli animi”. Era preoccupato? “Un pochino sì. Alla fisiologica preoccupazione che si accompagna all’inizio di un nuovo percorso, si è aggiunta quella per la particolare situazione che l’università si trova a vivere in questo periodo. Ma quello dei fondi che mancano è un problema che ha aspetti drammatici e con i quali dovremo fare necessariamente i conti nel prossimo futuro. A Giurisprudenza abbiamo un numero di studenti elevatissimo cui non corrisponde un numero sufficiente di docenti, e con le nuove regole sul turn over c’è il rischio di non riuscire a sostituire coloro che vanno in pensione”. Recentemente ci sono diversi pensionamenti e collocazioni fuori ruolo. Come avete provveduto? “Per il momento, ricorrendo a supplenze interne. Abbiamo dovuto chiedere ulteriori sacrifici ai nostri docenti, che si stanno facendo carico di più corsi”.
Protesta a parte, che clima ha trovato in Facoltà? “Ottimo. Sereno e disponibile, di grande collaborazione. Posso contare su un eccellente ufficio di presidenza, che lavora con grande abnegazione sotto la guida del dott. Luise. Anche con i docenti c’è dialogo e intesa. Subito dopo il mio insediamento ho avviato una serie di visite ai Dipartimenti, che si concluderanno il 3 dicembre. Non si tratta di visite di cortesia, ma di momenti per discutere con i colleghi di temi di cui ci dovremo occupare in modo approfondito nei Consigli di Facoltà. L’idea è quella di elaborare una sorta di agenda tematica da portare avanti”. Quali temi sono venuti fuori finora? C’è qualcosa che l’ha colpita in particolare durante questi incontri? “Ci stiamo soffermando su tre campi di riflessione. Anzitutto, ci interroghiamo su quale giurista formare, all’alba del ventunesimo secolo, nella Facoltà di Giurisprudenza della Federico II. In secondo luogo, stiamo prestando attenzione ai problemi del post lauream, cercando di individuare i modi per migliorare e potenziare strumenti come i dottorati, le Scuole di specializzazione, i Master. Infine, ci chiediamo in che modo una Facoltà di lunga tradizione e di eccellenza come la nostra possa dare un contributo ai problemi del territorio. Ciò che mi ha più colpito è stata la passione dei colleghi. Mi stanno dando un grande aiuto nell’individuazione di nuovi modi di promozione degli studi giuridici, nello spirito di una presidenza condivisa. Si sta facendo un grande sforzo di consapevolezza al fine di individuare il progetto migliore per rispondere alle esigenze di tempi così difficili”. Si tratta comunque di colloqui informali. Ha pensato anche ad istituzionalizzare, in un futuro, nuove forme di governance? “Penso a delle forme che facciano lavorare i docenti sempre di più insieme, al di là del Consiglio di Facoltà. Mi piacerebbe affidare ai colleghi delle deleghe per coordinare diversi settori della vita di Facoltà. In questo modo ciascuno si occuperebbe di qualcosa, per poi occuparci tutti di tutto. Sarebbe opportuno inserire innovazioni del genere all’interno di un regolamento di Facoltà, che non esiste ancora”. Il prof. Michele Scudiero, Preside uscente, le ha dato qualche consiglio su come affrontare il suo nuovo, delicato compito? “Ho un rapporto di particolare affetto con il prof. Scudiero, che per ben sei anni ha assicurato alla vita della Facoltà uno svolgimento sereno. Dobbiamo essergli tutti grati. Sì, gli ho parlato e mi ha promesso che se avrò bisogno non esiterà a correre in mio aiuto”.
Quale Facoltà immagina di costruire per i suoi studenti? A Giurisprudenza convivono ancora più ordinamenti diversi e il numero dei fuori corso è molto elevato. “Il problema degli studenti che non riescono a stare al passo con gli studi è comune a tutta l’università italiana. Da noi, anche per via dei grandi numeri, c’è sempre un notevole calo di iscrizioni nel passaggio tra il primo e il secondo anno. Cercheremo di assistere i ragazzi nel modo migliore raddoppiando gli sforzi di un tutorato personalizzato, nonostante la carenza di risorse. Soprattutto, vorrei che la Facoltà divenisse per loro sempre più accogliente sul piano umano, come una seconda casa. Mi piacerebbe che i nostri iscritti non si sentissero estranei all’istituzione universitaria”. Il recente scandalo degli esami irregolari non rischia di infondere sfiducia negli studenti onesti? “Al contrario, il fatto che sono stati i nostri stessi uffici amministrativi a far rilevare le irregolarità deve trasmette tranquillità a tutti. Attualmente ci sono indagini in corso, i cui sviluppi non sono ancora stati comunicati. Da parte nostra si avrà tutta la collaborazione possibile per far sì che si arrivi rapidamente ad accertare le responsabilità del caso. La trasparenza è la nostra linea guida”.
Sara Pepe
Protesta a parte, che clima ha trovato in Facoltà? “Ottimo. Sereno e disponibile, di grande collaborazione. Posso contare su un eccellente ufficio di presidenza, che lavora con grande abnegazione sotto la guida del dott. Luise. Anche con i docenti c’è dialogo e intesa. Subito dopo il mio insediamento ho avviato una serie di visite ai Dipartimenti, che si concluderanno il 3 dicembre. Non si tratta di visite di cortesia, ma di momenti per discutere con i colleghi di temi di cui ci dovremo occupare in modo approfondito nei Consigli di Facoltà. L’idea è quella di elaborare una sorta di agenda tematica da portare avanti”. Quali temi sono venuti fuori finora? C’è qualcosa che l’ha colpita in particolare durante questi incontri? “Ci stiamo soffermando su tre campi di riflessione. Anzitutto, ci interroghiamo su quale giurista formare, all’alba del ventunesimo secolo, nella Facoltà di Giurisprudenza della Federico II. In secondo luogo, stiamo prestando attenzione ai problemi del post lauream, cercando di individuare i modi per migliorare e potenziare strumenti come i dottorati, le Scuole di specializzazione, i Master. Infine, ci chiediamo in che modo una Facoltà di lunga tradizione e di eccellenza come la nostra possa dare un contributo ai problemi del territorio. Ciò che mi ha più colpito è stata la passione dei colleghi. Mi stanno dando un grande aiuto nell’individuazione di nuovi modi di promozione degli studi giuridici, nello spirito di una presidenza condivisa. Si sta facendo un grande sforzo di consapevolezza al fine di individuare il progetto migliore per rispondere alle esigenze di tempi così difficili”. Si tratta comunque di colloqui informali. Ha pensato anche ad istituzionalizzare, in un futuro, nuove forme di governance? “Penso a delle forme che facciano lavorare i docenti sempre di più insieme, al di là del Consiglio di Facoltà. Mi piacerebbe affidare ai colleghi delle deleghe per coordinare diversi settori della vita di Facoltà. In questo modo ciascuno si occuperebbe di qualcosa, per poi occuparci tutti di tutto. Sarebbe opportuno inserire innovazioni del genere all’interno di un regolamento di Facoltà, che non esiste ancora”. Il prof. Michele Scudiero, Preside uscente, le ha dato qualche consiglio su come affrontare il suo nuovo, delicato compito? “Ho un rapporto di particolare affetto con il prof. Scudiero, che per ben sei anni ha assicurato alla vita della Facoltà uno svolgimento sereno. Dobbiamo essergli tutti grati. Sì, gli ho parlato e mi ha promesso che se avrò bisogno non esiterà a correre in mio aiuto”.
Quale Facoltà immagina di costruire per i suoi studenti? A Giurisprudenza convivono ancora più ordinamenti diversi e il numero dei fuori corso è molto elevato. “Il problema degli studenti che non riescono a stare al passo con gli studi è comune a tutta l’università italiana. Da noi, anche per via dei grandi numeri, c’è sempre un notevole calo di iscrizioni nel passaggio tra il primo e il secondo anno. Cercheremo di assistere i ragazzi nel modo migliore raddoppiando gli sforzi di un tutorato personalizzato, nonostante la carenza di risorse. Soprattutto, vorrei che la Facoltà divenisse per loro sempre più accogliente sul piano umano, come una seconda casa. Mi piacerebbe che i nostri iscritti non si sentissero estranei all’istituzione universitaria”. Il recente scandalo degli esami irregolari non rischia di infondere sfiducia negli studenti onesti? “Al contrario, il fatto che sono stati i nostri stessi uffici amministrativi a far rilevare le irregolarità deve trasmette tranquillità a tutti. Attualmente ci sono indagini in corso, i cui sviluppi non sono ancora stati comunicati. Da parte nostra si avrà tutta la collaborazione possibile per far sì che si arrivi rapidamente ad accertare le responsabilità del caso. La trasparenza è la nostra linea guida”.
Sara Pepe