Il Policlinico ospita il regista Antonio Morabito

“Questa è la sua pellicola più matura. Vedrete che nel film ci sono degli attori importanti, come Claudio Santamaria, Isabella Ferrari e Marco Travaglio, il giornalista a cui è stata affidata una piccola parte. Si tratta di un cast abbastanza ricco per un film che ha suscitato molte polemiche e che da pochissimo è stato commercializzato in formato DVD”. Con l’esperienza del critico cinematografico, il professore e psichiatra Ignazio Senatore ha introdotto al folto pubblico “Il venditore di medicine”, lavoro del regista Antonio Morabito. Il 24 maggio, l’Aula Grande Nord del Policlinico collinare si è trasformata nuovamente in un cinema in occasione del secondo incontro di “#Nonsolomedicina-cinema”, “la rassegna di film incentrati su temi di natura medica”, come ricordato in apertura dal professore di Chirurgia generale Cesare Formisano. Sullo schermo è arrivata una storia di corruzione raccontata attraverso gli occhi di un informatore scientifico, interpretato da Claudio Santamaria, che, seguendo le logiche della casa farmaceutica per la quale lavora, convince medici a prescrivere farmaci in cambio di viaggi, soldi, computer e bottiglie di vino. A proiezione conclusa, i partecipanti hanno avuto modo di confrontarsi con il regista in persona, che ha esordito spiegando: “il film è stato realizzato grazie all’aiuto di molti medici e informatori scientifici. Vicende personali mi hanno avvicinato al tema trattato nel film, che ho poi approfondito con uno studio documentaristico”. Il prof. Senatore ha aperto il dibattito con una domanda: “rispetto alla sceneggiatura iniziale, hai dovuto cambiare qualcosa?”. No: “nelle varie vicende raccontate nulla è inventato”. Sui nomi celebri che hanno preso parte al film: “gli attori erano contenti del tema trattato, ciò ci ha permesso di lavorare con gente famosa”. Un chiarimento ai presenti. Il suo non è stato un accanimento contro il mondo della Medicina: “il film riguarda le realtà aziendali dell’Occidente. Se è ambientato nel mondo medico e farmaceutico è perché quest’ultimo mette in risalto più di altri l’assurdità della mercificazione di un prodotto”. Il suo racconto è valido ancora oggi o qualcosa è cambiato? A chiederlo è il prof. Formisano. Il regista: “rispetto al passato la situazione è diversa, ma più nei modi che nella sostanza. Con l’aumento di controlli e regole ci sono più vincoli, ma quello rappresentato da me resta un modo di fare molto diffuso”. Dal pubblico uno studente chiede: “che idea si è fatto del profilo umano dei professionisti da lei descritti?”. Una domanda che ha colpito nel segno: “è l’aspetto che mi interessava di più. Ho visto la fatica che tutti gli informatori fanno per sostenere il peso di tanta corruzione. Si ritrovano immersi in un gioco perverso di ingordigia. Ho ascoltato storie di medici che in cambio di prescrizioni chiedevano un paio di scarpe. Non credo che professionisti del genere non possano permettersi di comprarle”. Sulla crisi economica si è soffermata un’altra studentessa. Può essere il fattore che ha portato a mettere in risalto le attività di corruzione? Morabito: “L’Industria farmaceutica non risente della crisi, perché i malati ci saranno sempre. Piuttosto, può costituire un vantaggio, perché in suo nome è possibile licenziare in maniera elegante degli informatori per sostituirli con altri votati più al marketing che all’informazione scientifica”. Chiusura con una giovane studentessa: “qual è il messaggio che vuole dare a noi studenti con il suo film?”. Offrire uno stimolo: “vorrei che suscitasse in voi rabbia, un sentimento che può favorire una presa di coscienza, fungendo da stimolo per cambiare le cose”. Si è così concluso un incontro che ha sorpreso l’ospite: “mi aspettavo, forse in maniera prevenuta, che il pubblico universitario mi mostrasse la stessa ostilità che in passato ho ricevuto dalla classe medica, ma
così non è stato. Su invito del prof. Senatore sono venuto con molto piacere e curiosità nel vedere le reazioni dei futuri medici. Negli Stati Uniti gli studenti di Medicina già al terzo anno vengono avvicinati dalla case farmaceutiche. Quello universitario, quindi, è un terreno fertile che va visto con attenzione”. Che cosa aspetta i giovani laureati che entrano a far parte dell’ambiente sanitario? “Un mondo che cozza con le convinzioni di molti, se non di tutti. Sarà interessante vedere come reagiranno gli studenti quando si renderanno conto che la
professione è molto diversa dall’università”. Sulla sua visita alla Federico II: “è stata un’esperienza molto positiva e coinvolgente”.
Ciro Baldini
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