“Sono qui per sottolineare il compiacimento dell’Ateneo per la prossima inaugurazione del Corso di Laurea Magistrale in ‘Discipline della Musica e dello Spettacolo: storia e teoria’. Un Corso di ampio respiro culturale che intende aprirsi alla città con le testimonianze dei più importanti protagonisti nel campo della musica, dello spettacolo e del cinema, tra cui spicca il maestro Antonio Capuano”, afferma il Prorettore Arturo De Vivo in apertura dell’incontro tenutosi nel pomeriggio del 26 maggio presso l’Aula Magna Piovani del Dipartimento di Studi Umanistici in via Porta di Massa. “L’istituzione di questo nuovo Ciclo di studi è l’esito di un lungo lavoro di progettazione culturale pensato in scienza e coscienza: un percorso metodologico, in alternativa ai vari DAMS, che
lancia un segnale significativo per la città di Napoli”, prosegue il prof. Edoardo Massimilla, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici. Il regista napoletano, nonché sceneggiatore e autore per il teatro, Antonio
Capuano è l’ospite d’eccezione dell’evento, curato da Antonella Di Nocera, Presidente del Parallelo 41 produzioni, per la rassegna cinematografica AstraDoc 2016 e dal prof. Giancarlo Alfano, docente di Letteratura Italiana, per il progetto F2 Cultura. L’ultimo film del cineasta, ‘Bagnoli Jungle’, presentato in occasione della 30esima Settimana della Critica del Festival di Venezia e di numerosi festival internazionali, racconta la giungla che circonda l’area industriale di Bagnoli, steppa avvelenata e arida, attraverso lo sguardo di tre generazioni puntato sull’Italsider. “Le rappresentazioni cinematografiche di Capuano indagano la cultura della legalità offrendo un ritratto disincantato su
un territorio che ha perso la speranza nel futuro e sui luoghi della storia operaia. Bisogna individuare le idee
sparse nel mosaico del film e diffonderle nell’inferno del presente”, dice il prof. Pasquale Sabbatino, Coordinatore
del Master in Drammaturgia e Cinematografia. “Una parabola sul paesaggio mitico napoletano che attraversa il tempo – continua Antonella Di Nocera – restituendo una riflessione amara sulle trasformazioni rimaste incompiute in certi tessuti abitativi, come la gloriosa ex acciaieria di Bagnoli, e sul modo in cui il cinema può rappresentare le contraddizioni della realtà”. Una tra tutte è l’assenza di sale cinematografiche in molti contesti della periferia napoletana. “Questo muro di gomma necessita di decisioni elaborate a livello centrale dalle politiche istituzionali, le quali dovrebbero osservare e sostenere le esperienze che si sedimentano e vanno avanti. Ma la Regione Campania non finanzia il cinema dal 2008”, continua la Di Nocera, ex assessore comunale alla cultura e al turismo. Un grande esempio di ‘cinema del reale’ è la filmografia di Capuano, che riflette come in uno specchio “le forze, le debolezze e le energie” della città in cui ha scelto di ambientare tutti i suoi lungometraggi, dal primo ‘Vito e gli altri’ nel 1991 al nascente progetto cinematografico in cantiere, le cui riprese cominceranno a breve. “Girare sempre a Napoli è una specie di gioco: è come fare tanti sogni nello stesso letto. Ogni film è per me una nuova vita che comincia. Io credo in un cinema audace, provocatorio, scabroso, che è manifesto della verità e, nello stesso tempo, sfondamento dell’immaginazione. A volte, non serve muoversi tanto se si è reattivi a percepire le idee del sottosuolo, quelle dell’istinto”, sostiene il maestro. Anche la prof.ssa Anna Masecchia, docente di Storia del cinema, sottolinea l’elemento fondante della lezione poetica di Capuano, “il filtro di una forte soggettività incastonato nella dimensione oggettiva, cinica e prorompente di un presente post-apocalittico”. I tre personaggi principali dell’opera in questione incarnano i destini perduti nel quartiere a ovest di Napoli. “Sono frammenti di vite, trascorsi autentici, storie di persone, scandagliate con la profondità e la lucidità di una cinepresa selvaggia”, evidenzia il regista. Sulla scia del modello pasoliniano, a detta della prof. ssa Masecchia, anche per Capuano
“vivere è già cinema, nell’ottica semplicistica secondo la quale la cultura non intacca la natura”. Ne è la assoluta conferma la scelta di attori non professionisti. “Scelgo dei non attori, o meglio degli attori ‘popolari’, perché ritengo che a dispetto dell’interpretazione solo le emozioni pure siano capaci di trascinare lo spettatore. L’attore deve far dimenticare se stesso e cucire su di sé la pelle del personaggio. E in pochi sono davvero capaci di questa magia”. Nella serata di giovedì, il film, che non ha ancora trovato un canale ufficiale di distribuzione in Italia, è stato proiettato al Cinema Academy Astra in presenza del regista, della troupe e del cast nell’ambito dell’iniziativa AstraDoc 2016 a cura di Arci Movie. “Ho fiducia nel talento delle nuove generazioni e dei giovani un po’ fuori dalle regole, quelli più irrequieti e indisciplinati come me, che sono disposti a rischiare la vita per i propri sogni. Noi vogliamo fare un cinema in cui siamo liberi”, conclude il regista.
Sabrina Sabatino
lancia un segnale significativo per la città di Napoli”, prosegue il prof. Edoardo Massimilla, Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici. Il regista napoletano, nonché sceneggiatore e autore per il teatro, Antonio
Capuano è l’ospite d’eccezione dell’evento, curato da Antonella Di Nocera, Presidente del Parallelo 41 produzioni, per la rassegna cinematografica AstraDoc 2016 e dal prof. Giancarlo Alfano, docente di Letteratura Italiana, per il progetto F2 Cultura. L’ultimo film del cineasta, ‘Bagnoli Jungle’, presentato in occasione della 30esima Settimana della Critica del Festival di Venezia e di numerosi festival internazionali, racconta la giungla che circonda l’area industriale di Bagnoli, steppa avvelenata e arida, attraverso lo sguardo di tre generazioni puntato sull’Italsider. “Le rappresentazioni cinematografiche di Capuano indagano la cultura della legalità offrendo un ritratto disincantato su
un territorio che ha perso la speranza nel futuro e sui luoghi della storia operaia. Bisogna individuare le idee
sparse nel mosaico del film e diffonderle nell’inferno del presente”, dice il prof. Pasquale Sabbatino, Coordinatore
del Master in Drammaturgia e Cinematografia. “Una parabola sul paesaggio mitico napoletano che attraversa il tempo – continua Antonella Di Nocera – restituendo una riflessione amara sulle trasformazioni rimaste incompiute in certi tessuti abitativi, come la gloriosa ex acciaieria di Bagnoli, e sul modo in cui il cinema può rappresentare le contraddizioni della realtà”. Una tra tutte è l’assenza di sale cinematografiche in molti contesti della periferia napoletana. “Questo muro di gomma necessita di decisioni elaborate a livello centrale dalle politiche istituzionali, le quali dovrebbero osservare e sostenere le esperienze che si sedimentano e vanno avanti. Ma la Regione Campania non finanzia il cinema dal 2008”, continua la Di Nocera, ex assessore comunale alla cultura e al turismo. Un grande esempio di ‘cinema del reale’ è la filmografia di Capuano, che riflette come in uno specchio “le forze, le debolezze e le energie” della città in cui ha scelto di ambientare tutti i suoi lungometraggi, dal primo ‘Vito e gli altri’ nel 1991 al nascente progetto cinematografico in cantiere, le cui riprese cominceranno a breve. “Girare sempre a Napoli è una specie di gioco: è come fare tanti sogni nello stesso letto. Ogni film è per me una nuova vita che comincia. Io credo in un cinema audace, provocatorio, scabroso, che è manifesto della verità e, nello stesso tempo, sfondamento dell’immaginazione. A volte, non serve muoversi tanto se si è reattivi a percepire le idee del sottosuolo, quelle dell’istinto”, sostiene il maestro. Anche la prof.ssa Anna Masecchia, docente di Storia del cinema, sottolinea l’elemento fondante della lezione poetica di Capuano, “il filtro di una forte soggettività incastonato nella dimensione oggettiva, cinica e prorompente di un presente post-apocalittico”. I tre personaggi principali dell’opera in questione incarnano i destini perduti nel quartiere a ovest di Napoli. “Sono frammenti di vite, trascorsi autentici, storie di persone, scandagliate con la profondità e la lucidità di una cinepresa selvaggia”, evidenzia il regista. Sulla scia del modello pasoliniano, a detta della prof. ssa Masecchia, anche per Capuano
“vivere è già cinema, nell’ottica semplicistica secondo la quale la cultura non intacca la natura”. Ne è la assoluta conferma la scelta di attori non professionisti. “Scelgo dei non attori, o meglio degli attori ‘popolari’, perché ritengo che a dispetto dell’interpretazione solo le emozioni pure siano capaci di trascinare lo spettatore. L’attore deve far dimenticare se stesso e cucire su di sé la pelle del personaggio. E in pochi sono davvero capaci di questa magia”. Nella serata di giovedì, il film, che non ha ancora trovato un canale ufficiale di distribuzione in Italia, è stato proiettato al Cinema Academy Astra in presenza del regista, della troupe e del cast nell’ambito dell’iniziativa AstraDoc 2016 a cura di Arci Movie. “Ho fiducia nel talento delle nuove generazioni e dei giovani un po’ fuori dalle regole, quelli più irrequieti e indisciplinati come me, che sono disposti a rischiare la vita per i propri sogni. Noi vogliamo fare un cinema in cui siamo liberi”, conclude il regista.
Sabrina Sabatino