Il ruolo della comunicazione nell’era globale

La Comunicazione oggi genera paura. Sembra paradossale che in un’epoca in cui si comunica di più le persone si sentano effettivamente molto più insicure e sole. Su questo scenario sconcertante ha riflettuto a lungo la prof.ssa Annamaria Rufino, professore ordinario di Sociologia del Diritto al Dipartimento di Ingegneria Civile, Design, Edilizia ed Ambiente, la quale ha scritto un libro che già è stato presentato all’ultima edizione del Festival della Sociologia di Narni e che diventa itinerante con una serie di iniziative nelle librerie e nelle scuole inserite nei Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale del Miur e dell’Università della Campania. Il testo s’intitola ‘In – Security – La comunicazione della paura nell’età medio-globale’, “in cui con il termine medio-globale si intende un mondo che ha un duplice significato – spiega la prof.ssa Rufino – da un lato medio sta per medium e dunque si riferisce al moderno contesto mediatico, dall’altro invece questa parola ha risvolti diversi e sta per medioevale”. Da quest’ultima sorprendente accezione si avvia la riflessione su quanto operato dalla comunicazione odierna: “ha condotto inevitabilmente ad una frammentazione radicale del sistema sociale con il quale usiamo da sempre riferirci ai tradizionali rapporti che si instaurano tra Istituzioni e cittadini, tra cittadini e cittadini”, precisa la docente. Frammentando il sistema sociale, “la comunicazione ha preso così il posto che una volta era occupato dalle Istituzioni, lo Stato, la Famiglia, la Religione, le quali sappiamo che rispondevano a criteri culturali, etici, sociali e politici ben precisi. Oggi non è più così perché la comunicazione ha cominciato a dettare valori e punti di riferimento in una modalità che inevitabilmente ci fagocita e che per questo genera insicurezza, solitudine e dunque paura”. Una ‘violenza di sistema’ perpetuata attraverso parole, immagini e testi dal carattere immediato e labile di cui tutti noi siamo co-autori, spesso inconsapevolmente e in modo transitorio. “Apparentemente sembrerebbe un sistema comunicativo giusto e democratico ma non lo è affatto – conclude la prof.ssa Rufino – perché sappiamo che un sistema fondato sul concetto di democrazia dovrebbe in qualche modo generare un dibattito, un confronto, il diritto alla parola. La nostra parola, seppure presente, è completamente svuotata di senso, annullata”. Il saggio, edito da Mimesis nella collana Eterotopie, vanta la prefazione a firma del Professore Emerito della Sorbona Michel Maffesoli, tradotta dal francese da Ciro Pizzo. Si tratta dunque di un testo breve che ha lo scopo di precisare e ribadire alcuni degli aspetti più importanti della globalizzazione, definita ‘produttore di periferie’ a causa della crisi subita dal sistema delle relazioni e della fine della tradizionale dimensione spazio-tempo. Questo produttore di periferie non produce  conoscenza ma solo narrazioni molto labili che a lungo andare creano dei vuoti, mancanze difficilmente colmabili. La prof.ssa Rufino propone una soluzione, o comunque un modo per uscire da questa ideologia destrutturante: “un’azione coordinata e consapevole da parte delle istituzioni, così da correggere un sistema arido di comunicazione e di interpretazione”. 
Claudia Monaco
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