Il terrore si chiama Biochimica, Pubmed la risorsa numero uno degli studenti

“Ho analizzato sequenze di DNA e di RNA di un batterio al fine di averne informazioni sul metabolismo e di completarne la sequenza genomica”. A parlare è Maria Stella de Biase, 23 anni, laurea con lode in Biotecnologie
per la Salute e, dallo scorso luglio, in Biotecnologie Mediche alla Federico II. Adesso: “sto valutando un dottorato all’estero. La Federico II ha professori bravissimi, ma, per fare carriera nella ricerca, serve lasciare l’Italia”. Continuerà, quindi, un cammino che le ha messo di fronte qualche ostacolo: “premesso che mi sono piaciuti tutti i corsi, ho trovato maggiori difficoltà con l’esame di Biochimica alla Triennale e con Farmacologia speciale
alla Magistrale. Presentavano entrambi formule, reazioni e sequenze, e io ho sempre avuto qualche problemino con la memoria”. Qualsiasi sia la disciplina, per assimilare i concetti ci vuole del tempo. Ce n’è a disposizione? “Dipende. lo stare a casa durante il pomeriggio è possibile solo durante i primi due anni, dopodiché iniziano le attività di laboratorio che terranno impegnati per tutta la giornata”. A cambiare, è pure il numero dei colleghi: “al primo anno in aula ci sono tanti ragazzi, per questo l’interazione con il professore è ridotta. Man mano, però, i frequentanti sono sempre di meno perché c’è chi resta indietro con gli esami e chi decide di andare via”. L'importante, a suo avviso, è “non lasciarsi spaventare dalle storie che circolano. A ogni esame c’è chi mette ansia, ma spesso le paure sono infondate”. Un’ulteriore indicazione per superare indenni l’impatto con la vita accademica
arriva da Rossella Scotto di Perrottolo, anche lei laureata a luglio con una tesi in Bioinformatica incentrata “sul ruolo delle molecolenella motività di cellule di melanoma”. La sua indicazione è “seguire i corsi, soprattutto all’inizio. il primo anno ha molte prove intercorso, un tipo di verifica che man mano va sempre più a diminuire. sono molto utili perché consentono di autovalutarsi e di anticipare il lavoro per gli esami”. Col tempo, poi, si imparerà a studiare e a capire quali strumenti adottare: “nel primo semestre sono previste discipline di base, quindi è importante acquistare tutti i libri grossi, i cosiddetti ‘mattoni’. Negli anni successivi al primo, invece, diventa fondamentale soprattutto prendere appunti e sfruttare i materiali messi a disposizione dal docente”. A tutto questo si aggiunge una risorsa informatica che diventa presto il migliore amico dei biotecnologi. Si chiama Pubmed: “è un motore di ricerca per articoli scientifici che permette di approfondire, servendosi di varie fonti. Vi può accedere chiunque. Alcuni articoli, però, non si possono scaricare da casa, ma solo dall’università che ha una convenzione”. Università che lei ha salutato. Le aspettative personali parlano di un dottorato all’estero, coronamento di una formazione che consiglia “solo se c’è passione per la ricerca. Non si può pensare a Biotecnologie come un ripiego, perché si tratta di una realtà complessa sia dal punto di vista dello studio – Biochimica e
Terapia Genica e Farmacologia gli esami che ricorda come scogli – sia da quello lavorativo”.
- Advertisement -




Articoli Correlati