Il tirocinio all’estero: “un’esperienza unica dal punto di vista pratico per l’apprendimento delle lingue”

“Se l’Erasmus tradizionale prevede di andare all’estero per seguire corsi e sostenere esami, l’Erasmus Placement, invece, è la versione applicata del programma studio: un vero e proprio tirocinio in cui è necessario svolgere un certo numero di ore lavorative, che si tramutano in crediti nel momento in cui al rientro si compila un modulo di convalida”, spiega Antonella Di Mauro, iscritta al primo anno del Corso di Laurea Magistrale in Letterature e Culture comparate. Utili indicazioni per quanti si vogliano candidare – c’è tempo fino al 14 maggio per presentare la domanda – all’assegnazione di borse di mobilità ai fini di tirocinio a tempo pieno presso aziende o istituzioni estere convenzionate nell’ambito del programma Erasmus+ 2015-16. Un’opportunità per gli studenti di lavorare presso imprese, centri di formazione e ricerca o istituti di istruzione superiore nei paesi europei aderenti, quest’anno Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Irlanda, Olanda, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Turchia, Ungheria. 
Il periodo di mobilità per svolgere attività di stage e formazione deve essere compreso tra i 2 fino a un massimo di 12 mesi per ogni ciclo di studi (laurea, laurea magistrale e dottorato di ricerca) indipendentemente dal numero o dalla tipologia di mobilità già effettuata in precedenza. “Sono appena tornata dall’Erasmus studio ma presenterò ugualmente domanda per il Placement: bisogna sottrarre i mesi già trascorsi all’estero ai 12 mesi di durata massima e se ne ricava il tempo disponibile per il periodo di mobilità che nel caso di tirocinio deve essere almeno di due mesi. Io, ad esempio, ho trascorso in Erasmus un intero semestre, quindi il mio Placement potrà essere al massimo di altri 6 mesi”, afferma Flora Mondola, studentessa di Mediazione linguistica e culturale.
A differenza dell’Erasmus+ studio, anche i neo laureati possono inoltrare la domanda entro 12 mesi dal conseguimento del titolo, purché alla data di scadenza del bando lo studente sia iscritto all’ultimo anno di Corso Triennale o Magistrale, e il soggiorno all’estero sia incluso nel periodo contrattuale che va dal 1° giugno 2015 al 30 settembre 2016. “Il vantaggio del Placement è che si può partecipare anche a completamento del proprio percorso universitario. Ci si laurea, si tira un sospiro di sollievo e si parte per lavorare! Certo, lo studente non è retribuito, ma si tratta di un’esperienza unica dal punto di vista pratico per l’apprendimento delle lingue, perché si concretizza l’approccio teorico verso ciò che abbiamo studiato, ma in cui siamo ancora un po’ incerti. Io, ad esempio, ho lavorato a Londra come guida turistica e posso assicurare che già vivere e insieme lavorare nel posto in cui si parla la lingua straniera per la quale abbiamo propensione e interesse è tutta un’altra storia. Si accelerano a dismisura le capacità di comprensione e dialogo, oltre che di pragmatismo in termini di strategie lavorative”, aggiunge Antonella.
Nella domanda di candidatura è possibile specificare, oltre al periodo di preferenza, l’attività desiderata. “Il tirocinante all’estero lavora mirato per una singola cosa e la impara per bene. Scegliendo l’ambito pertinente (sociale, economico, commerciale, politico, amministrativo, turistico…) si tendono a delimitare le competenze particolari che vogliamo sviluppare e migliorare in maniera significativa: la traduzione, l’interpretariato, attività di laboratorio, biblioteca o ufficio, ad esempio. È un dato incontestabile che il tirocinio all’estero debba fornire qualcosa in più a quello svolto all’interno dell’Università o presso istituzioni locali. In altre parole, l’Università offre un contributo economico ragionevole per far sì che l’oggetto tirocinio non sia una voce qualunque del proprio piano di studi, ma un esperimento concreto per proiettare immediatamente lo studente nella sua carriera futura. Il primo requisito è la voglia di imparare: è sconveniente pensare allo stage solo come a dei moduli da far firmare velocemente per laurearsi al più presto”, sostiene Giovanni Pappacena al secondo anno del Corso di Laurea Magistrale in Lingue e Letterature europee e americane. 
Nello specifico, come per l’Erasmus+, l’erogazione del contributo finanziario è rapportata in base al Paese di destinazione dello studente a seconda del costo della vita e ai mesi di effettiva permanenza all’estero. 
 
I requisiti di partecipazione
 
Possono partecipare gli studenti dei Corsi di Laurea Triennali a partire dal secondo anno che hanno sostenuto almeno due esami alla data di scadenza del bando, di cui una annualità di Lingua veicolare alla comunicazione per il lavoro nel Paese ospitante. Anche gli studenti che sono iscritti a un Corso di Laurea Magistrale al momento della partenza devono essere in possesso alla data di scadenza del bando di due esami di Lingua (anche se sostenuti nel precedente ciclo di studi) la cui conoscenza è indispensabile nel paese di accoglienza straniero. Sia per gli studenti della Triennale che per la Magistrale, la media ponderata dei voti non deve essere inferiore a 26/30 (senza arrotondamenti).
“Bisogna esaminare bene la propria scelta che non deve essere né scontata né superficiale. Si può anche andare in un paese francofono se nel posto in cui si va a fare il tirocinio la lingua di lavoro richiesta è l’inglese e, ovviamente, si hanno i titoli e gli esami necessari”, sottolinea Flora.
La regola delle due annualità vale anche per coloro iscritti ad un dottorato di ricerca che, però, devono avere un voto di Laurea Magistrale non inferiore a 106/110. In alternativa alle annualità di lingua, è anche possibile presentare eventualmente una certificazione linguistica rilasciata da un ente ufficialmente riconosciuto (il livello richiesto è – secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue – A2 per la Triennale e B1 per la Magistrale o il Dottorato di ricerca). 
È possibile indicare un massimo di tre preferenze per enti dello stesso Paese o eventualmente di due Paesi diversi nella misura in cui si abbiano annualità o certificazioni linguistiche valide per due lingue.
Pena l’esclusione, bisogna presentare la compilazione del piano di studi completo con esami sostenuti e da sostenere insieme ad una lettera di motivazione (sia in italiano che nella lingua del paese prescelto) che giustifichi l’interessamento a un’organizzazione, istituto o impresa in particolare e da cui dipenderà in parte la valutazione del candidato. Nel caso in cui lo studente fosse interessato a un ente che non rientra nella lista delle aziende convenzionate dall’Università, egli può proporre in autonomia un’azienda che sia disposto ad accettarlo durante tutto l’arco del programma fino a settembre 2016.
“La scelta dell’accordo con una certa azienda partner deve essere coerente con il proprio piano di studi e con il proprio profilo accademico, perché il tirocinio all’estero non deve risultare una perdita di tempo, ma offrire un know how soddisfacente. La lettera motivazionale è il vostro punto di forza: deve essere concisa in una pagina ed efficace motivando in più punti la validità del proprio progetto”, consiglia Laura Iodice, al terzo anno di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali.
Inoltre, occorre consegnare insieme alla domanda il curriculum vitae nel formato europeo (anch’esso in italiano e in lingua straniera).
 
Gli studenti raccontano
 
“Io sono stata in Irlanda in un istituto chiamato Atlantic Language School, una scuola che offre corsi di lingua inglese a Dublino. Mi occupavo dell’accoglienza di studenti stranieri in reception con un team work che mi ha accolto a braccia aperte sin dal primo momento. Sebbene il lavoro d’ufficio non sia strettamente collegato ai miei studi, il tirocinio mi ha dato la possibilità di migliorare notevolmente il mio livello di inglese e di entrare nell’ottica di come si lavora altrove”, continua Laura.
“Io ho svolto il tirocinio presso una agenzia di traduzione e lo consiglio moltissimo soprattutto a chi studia Mediazione linguistica e culturale. Noi non abbiamo idea di come funzioni il ruolo del traduttore qualificato e questa può essere un’ottima opportunità per specializzarsi in un settore determinato (traduttore giurato, tecnico-scientifico o letterario, ad esempio)”, riferisce  Cinzia Rasulo, al secondo anno del Corso di Laurea Magistrale in Lingue e Comunicazione interculturale in area euromediterranea. 
“Anch’io consiglio le agenzie di traduzione. Lavori per loro ma in realtà si apprende moltissimo: per prima cosa, mettono a disposizione degli operatori l’utilizzo di software per la traduzione, che non abbiamo mai approfondito all’Università se non in via teorica per l’esame di Traduttologia generale. Il traduttore di oggi non sfoglia libri e dizionari, ma deve possedere ottime conoscenze informatiche e rifarsi a un codice di deontologia professionale”, prosegue la collega Maria Irma Cacciapuoti.
“A Brighton ho svolto un lavoro d’ufficio: cercavo insegnanti per i corsi, aiutavo a trovare insegnanti sostituti e ad organizzare le lezioni. Sottolineo che la mia agenzia, la Cactus Language Training, ci metteva a disposizione anche corsi di lingua gratis. L’impegno era notevole, lavoravo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17:30. Ma il problema maggiore riguarda sempre le spese. La mia agenzia rimborsava solo i pasti con 10 sterline al giorno e con il contributo dell’Università riuscivo a stento a pagarmi una stanza singola, perché l’Inghilterra, si sa, è molto cara, quindi valutate bene la scelta della città. Tuttavia, lo rifarei assolutamente, mi ha cambiato la vita e mi ha consentito di crescere moltissimo. Avevo un impellente bisogno di recuperare alcune carenze linguistiche e all’inizio mi sentivo molto impacciata, ma man mano si prende coraggio e, nel momento in cui si acquista più sicurezza, purtroppo bisogna già ritornare a casa. Non optate per un progetto troppo breve, ma sfruttate al massimo l’utilità di questa esperienza. Rinunciare all’Erasmus Placement è da folli!”, conclude Vittoria Memoli. 
Sabrina Sabatino
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